The new foreign policy doctrine of Russia

di Angela Di Gregorio

Con editto del 30 novembre 2016 il Presidente Putin ha introdotto una nuova dottrina della politica estera della Russia («Concezione della politica estera della Federazione di Russia»), a soli tre anni di distanza dalla versione precedente (editto del 12 febbraio 2013). Negli ultimi anni le relazioni internazionali del paese sono molto cambiate e di conseguenza sono state riformulate le priorità in materia.

Dalla lettura delle pagine del documento, lungo 36 pagine, emerge la conferma dell’interesse per il tradizionale “cortile di casa”, nel quale la Russia continua a porsi come indiscutibile potenza egemone, nonostante le vicende dolorose nei rapporti con Georgia ed Ucraina, nei confronti delle quali la Russia manifesta interesse alla normalizzazione dei rapporti. Non meravigliano viceversa i toni altamente polemici, e a tratti aggressivi, utilizzati nei confronti dei tradizionali “nemici” della Russia, ossia USA e NATO. Il richiamo a comuni interessi economici e di difesa viene invece ribadito nei confronti dell’Unione europea, e soprattutto di alcuni dei suoi paesi membri, Germania, Francia, Italia e Spagna. Viene riproposto il vecchio sogno putiniano di un’Europa unita da Lisbona a Vladivostok con un rapporto reciprocamente utile tra l’integrazione europea e quella eurasiatica (“fondata su principi di integrazione universali, l’Unione economica eurasiatica è capace di rivestire un ruolo importante nell’armonizzazione dei processi integrativi nelle regioni europea ed eurasiatica”). Tuttavia la vocazione verso est predomina nelle relazioni internazionali della Russia. Nella Concezione si riconosce che il mondo contemporaneo vive profondi cambiamenti con la formazione di un sistema internazionale policentrico, tuttavia il potenziale mondiale di forza e sviluppo si sta spostando verso la regione asiatico-pacifica (si citano infatti come particolarmente rilevanti le collaborazioni con organizzazioni quali l’Organizzazione per la cooperazione di Shangai e l’ASEAN o Associazione di Stati del Sud-Est asiatico). Inoltre la concorrenza tra le potenze egemoni non riguarda solo il potenziale umano, scientifico e tecnologico ma “sempre più acquista un carattere di civilizzazione, una forma di competizione tra orientamenti di valore”.

A più riprese nel documento si sottolinea la necessità di rispettare ed applicare il diritto internazionale nelle relazioni tra Stati nella cornice dell’ONU (considerando che la Russia è membro permanente del Consiglio di Sicurezza): “centro di regolazione dei rapporti internazionali  e di coordinamento della politica mondiale nel XXI secolo deve restare l’ONU, che ha dimostrato di non avere alternative e che è dotata di legittimazione internazionale”. Tra gli assiomi da rispettare, vi sono i risultati della seconda guerra mondiale e le relative responsabilità degli Stati coinvolti. Il contrasto ai tentativi di revisionare gli esiti della seconda guerra mondiale e di politicizzare le discussioni storiche in materia viene ribadito più volte.

Non mancano i toni polemici nei confronti della politica estera dei paesi “occidentali”: “il tentativo degli Stati occidentali di sostenere le proprie posizioni imponendo il proprio punto di vista sui processi mondiali e svolgendo una politica di restringimento/impedimento di centri di forza alternativi, porta alla crescita dell’instabilità nei rapporti internazionali, al rafforzamento della turbolenza a livello globale e regionale”. Sarebbe questa tendenza, pare di capire, ad elevare il ruolo del fattore della forza nei rapporti internazionali, il rischio di conflitti regionali e di escalation delle crisi. Inoltre, “l’esistenza di unioni politico-militari non assicura la lotta all’intero spettro delle minacce odierne”. Non meraviglia il riferimento polemico alla strumentalizzazione della protezione dei diritti umani “come strumento di influenza politica e di ingerenza nelle questioni interne degli Stati, anche al fine di destabilizzare e sovvertire i governi legittimi”.

Si condanna l’espansione degli ultimi 25 anni della NATO e della UE che avrebbe causato problemi sistematici nella regione euro-atlantica in quanto tali soggetti non hanno voluto costituire un sistema paneuropeo di sicurezza e collaborazione e ciò avrebbe causato una seria crisi nei rapporti tra la Russia e i paesi occidentali. L’approccio tenuto dagli USA e dai suoi alleati nei confronti della Russia, consistente in una pressione politica, economica, di informazione e di altro genere minaccia la stabilità regionale e globale, danneggia gli interessi di lungo periodo di entrambe le parti. La Russia è contraria all’ulteriore allargamento della NATO, all’avvicinamento delle infrastrutture militari dell’alleanza alle frontiere russe ed alla fissazione di nuove linee di demarcazione in Europa. Tuttavia per la Russia l’UE rimane un partner economico-commerciale e geopolitico importante, auspicandosi l’eliminazione della barriera dei visti.

Per quanto riguarda in particolare gli USA, la Russia “non riconosce l’esercizio extraterritoriale da parte degli USA della propria giurisdizione al di fuori dei confini del diritto internazionale, non tollera gli sforzi di esercitare influssi militari, politici, economici e di altro tipo e si riserva il diritto di reagire severamente ad azioni non amichevoli anche rafforzando la sicurezza nazionale ed adottando misure di reazione o asimmetriche…”la Russia considera la creazione di un sistema di difesa globale antimissile USA come minaccia alla propria sicurezza nazionale e si riserva il diritto di adottare adeguate misure di risposta”. La Russia si aspetta che gli USA nelle proprie azioni sulla scena mondiale rispettino rigorosamente le norme del diritto internazionale, soprattutto quelle previste nello Statuto dell’ONU.

Altro obiettivo rilevante e nuovo è quello della lotta alla disinformazione circa le direttive della politica estera della Russia. A tal fine, bisogna indirizzare alla società mondiale “un’informazione obiettiva circa la posizione della Russia sui problemi internazionali fondamentali, sulle sue iniziative ed attività di politica estera”.

Tra gli obiettivi fondamentali: assicurare la sicurezza del paese, la sua sovranità ed integrità territoriale, favorire la posizione della Russia come “uno dei centri più influenti del mondo contemporaneo”, instaurare rapporti di buon vicinato con i paesi confinanti favorendo l’eliminazione dei focolai di tensione e dei conflitti sui territori di questi e prevenire l’insorgere di tali focolai e conflitti, rafforzare il ruolo della Russia nello spazio umanitario mondiale e diffondere e rafforzare la lingua russa, obiettivo che va letto congiuntamente a quello della tutela dei connazionali all’estero.

Come detto sopra, particolare attenzione viene prestata ai rapporti con i paesi dell’ex URSS. In questo desta meraviglia l’insistenza con cui si intendono rafforzare i legami nell’ambito della CSI, in apparente controtendenza rispetto al più ristretto nucleo di integrazione eurasiatica. La CSI viene chiamata ad essere sempre più un’organizzazione regionale influente, un forum di dialogo politico multilaterale, oltre che un meccanismo di collaborazione multistrutturato nella sfera dell’economia, della cooperazione umanitaria, della lotta a tradizionali e nuove forme di minacce.

La Russia agisce attivamente per la regolazione politico-diplomatica dei conflitti sullo spazio post-sovietico, in particolare per quanto riguarda la questione della Transnistria sulla base del rispetto della sovranità, integrità territoriale e status di neutralità della Repubblica di Moldova e per la soluzione del conflitto nel Nagorno-Karabach insieme agli altri membri del gruppo di Minsk dell’OSCE.

IL TESTO DELL’EDITTO:

http://static.kremlin.ru/media/events/files/ru/ZIR5c3NHwMKfbxUqKvNdqKhkA4vf3aTb.pdf

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