La Corte costituzionale ungherese pronuncia un’importante sentenza sui contro-limiti (tutela dell’identità costituzionale).

di Angela Di Gregorio

A seguito del fallito referendum sulle quote migranti dello scorso 2 ottobre il Governo ungherese ha elaborato in tutta fretta e sottoposto all’approvazione del Parlamento il progetto della VII revisione della Legge fondamentale del 2011. Tale revisione avrebbe esplicitamente introdotto, tra le altre cose, la tutela dell’”identità costituzionale” ungherese sottolineando ancor più il profilo nazionalista della Legge fondamentale ed erigendo contro-limiti piuttosto penetranti nei confronti delle fonti di diritto europee.

La votazione sul progetto, svoltasi l’8 novembre 2016, ha mancato per soli due voti la maggioranza dei due terzi dei componenti richiesta per la revisione costituzionale. Tale defaillance corrisponde perfettamente alle difficoltà numeriche della maggioranza di governo, che a seguito di due elezioni suppletive svoltesi nel febbraio e nell’aprile del 2015 non ha più in parlamento la maggioranza costituzionale, appunto. Nonostante le trattative con il partito di estrema destra Jobbik il Fidesz non ha alla fine accolto le richieste avanzate da quest’ultimo.

In attesa di tempi migliori per la revisione costituzionale è arrivata tuttavia in soccorso al Governo una pronuncia della Corte costituzionale. Nella decisione in questione, del 30 novembre 2016, la Corte costituzionale ha fornito un’interpretazione della Costituzione in cui afferma in maniera inequivocabile che la tutela dell’identità costituzionale, derivante dalla Costituzione storica ungherese, non può essere messa in discussione dalle esigenze dell’integrazione europea. Si tratta di una decisione epocale, paragonata da alcuni costituzionalisti alla somma delle decisioni Solange, Maastricht e Lisbona del Tribunale costituzionale tedesco.

Il testo della decisione, per il momento solo in ungherese, è reperibile sul sito della Corte costituzionale http://alkotmanybirosag.hu/download.php?h=1616

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