Russia. The annual message of President Putin to the Houses of the Federal Parliament is more moderate than what would be expected …

di Angela Di Gregorio

L’annuale messaggio alle Camere del Presidente Putin è stato atteso con grande trepidazione quest’anno, all’interno ed all’esterno del paese. Ciò dipende sia dal peggioramento degli indicatori economici che dalla situazione di crisi internazionale sullo scenario ucraino. I due eventi hanno evidenti legami, considerando che le sanzioni internazionali (soprattutto quelle degli Stati Uniti) hanno peggiorato una situazione economica già critica in Russia a causa del basso costo del petrolio sui mercati internazionali e della conseguente svalutazione del rublo.

Le preoccupazioni per il futuro politico ed economico della Russia riguardano non solo i russi ma l’intero continente europeo, che ha subíto contraccolpi pesanti sia in relazione alle economie di singoli paesi (quelli più legati a quella russa, tra cui l’Italia), sia per i rischi alla sicurezza ai confini (soprattutto per i paesi dell’Europa centro-orientale). Pare di assistere alla riedizione di timori che si pensavano superati e che invece periodicamente risorgono. Ciò riflette l’irrisolta complessità etnico-linguistica e geopolitica dell’Europa centro-orientale ed anche una perdurante errata valutazione della stessa da parte degli attori europei.

Il messaggio di Putin del 4 dicembre 2014 (pronunciato con otto giorni di anticipo rispetto al rituale appuntamento del 12 dicembre, giorno della Costituzione) fornisce poche, ma utili, chiavi di lettura per dipanarsi in una situazione che diventa sempre più intricata e con poche prospettive di soluzione indolore per tutti gli attori coinvolti, Unione europea compresa.

Chi si aspettava un manifesto ideologico ed una dura reprimenda degli “Occidentali” è rimasto deluso. Tuttavia il messaggio è sicuramente pervaso di nazionalismo e spirito patriottico, seppure non così marcato come, ad esempio, quello dello scorso anno (per il quale si rinvia a A. Di Gregorio, Il messaggio annuale del Presidente della Russia all’Assemblea federale: tutto cambia perché nulla cambi, in Dipeo. Diritto pubblico dei paesi dell’Europa centro-orientale, www.dipeo.unimi.it, 14 dicembre 2013). Si nota un certo pragmatismo e il desiderio di continuare a compattare il popolo russo intorno a priorità più volte ribadite negli anni precedenti, seppure ancora in corso di più concreta definizione. La sfida principale è quella dell’economia. Non è un caso che i due terzi circa del messaggio siano dedicati a delineare un programma di sviluppo possibile per il prossimo futuro.

Il messaggio si apre tuttavia con una sintesi politica dei fatti di Ucraina e di Crimea. Il Presidente deve giustificare l’annessione della penisola agli occhi della comunità internazionale e lo fa ricorrendo ad una mitologia storica piuttosto forzata (la Crimea come luogo santo del battesimo del principe Vladimir, colui che convertì i russi al cristianesimo e dunque culla spirituale della nazione), considerando che sarebbe Kiev, piuttosto, la culla della civiltà russa, l’origine del primo nucleo statuale dei russi (al tempo in cui gli slavi orientali non erano così differenziati). L’enfasi sulla sacralità della terra di Crimea (che si somma alla sacralità della terra russa sempre ribadita nella retorica ufficiale, compresa quella costituzionale) è accompagnata dalla ripetizione di quanto più volte affermato negli ultimi mesi: a Kiev si era insediato un governo fascista, il Presdente legittimamente eletto era stato cacciato (la sua unica colpa sarebbe stata quella di rinviare, non cancellare, l’accordo di associazione con l’Unione europea), la Russia doveva intervenire per tutelare i propri connazionali, gli USA vogliono minacciare la Russia ogni qualvolta questa dimostra di rafforzarsi, etc. Alcune affermazioni sono comprensibili, come comprensibili sono gli interessi russi nella regione, anche se sono i modi e i toni quelli che generano più timore.

Per quanto riguarda l’economia, le difficoltà all’esterno vengono viste come uno stimolo al potenziamento delle eccellenze russe («le cosiddette sanzioni e i limiti esterni sono uno stimolo per il raggiungimento più efficace e rapido dei fini che ci siamo posti»). Ora più che mai è il tempo di differenziare l’economia puntando su settori quali la tecnologia, le piccole e medie imprese, le potenzialità inesplorate di alcune regioni “speciali”. Ovviamente bisogna proseguire con l’Unione economica euroasiatica (ai tre membri originari, Russia, Bielorussia e Kazachstan, si sono di recente aggiunti Armenia e Kirghistan).

Per la prima volta viene affrontato con serietà il problema dello sviluppo (quello che infatti si rimprovera a Putin è il fatto che nei suoi 15 anni di governo non ha prodotto alcun modello specifico di sviluppo economico).

Le ricette fornite per l’immediato sembrano ultra-liberiste ed ai limiti della legalità: riduzione drastica dei controlli pubblici sulle imprese, una moratoria dei controlli sulle piccole imprese (le piccole imprese di nuova istituzione godranno di una “vacanza tributaria” di due anni), congelamento delle regole, comprese quelle tributarie, a favore della “certezza del diritto”, “amnistia” nei confronti dei capitali portati all’estero e riportati in patria (mettere fine all’economia off-shore). Ancora: bisogna potenziare i cosiddetti parchi industriali, le infrastrutture locali, elaborare programmi di sviluppo per i territori più disagiati come l’estremo oriente russo; Vladivostok, Sebastopoli ed altri porti della Crimea avranno un regime doganale agevolato, come pure le zone dell’Artico e dell’Oceano pacifico. Altri due obiettivi strategici da armonizzare sono la frenata dell’inflazione e lo stimolo alla crescita. Bisogna produrre prodotti di qualità all’interno e sfruttare alcune congiunture favorevoli come l’eccezionale raccolta di grano dell’anno. Bisogna ridurre la dipendenza critica dalla tecnologia estera. Stimolare la domanda interna riducendo l’import alle cose insostituibili (enfasi sul protezionismo). Bisogna sostenere le industrie non estrattive. Entro il 2018 nonostante le limitazioni esterne bisogna portare la percentuale di investimenti annuali al 25% del PIL. Si prospetta un orizzonte temporale per l’intero sviluppo dell’industria nazionale di 10-15 anni. Ovviamente potenziando la formazione di tecnici qualificati (anche a costo di obbligare i migliori laureati a lavorare all’interno per un certo periodo di tempo….hanno copiato dagli ungheresi?). La crescita demografica (anche grazie all’annessione della Crimea che porta circa 2 milioni di persone) è netta, superior di 8 milioni rispetto alle previsioni dell’ONU. Anche l’aspettativa di vita è migliorata (la media è passata da 71 a 74 anni).

Le parole ricorrenti nel messaggio sono indicative del tono del discorso: valori tradizionali (tradicionnye cennosti), sicurezza (bezopastnost’), ma anche sovranità- suverenitet (Putin cita il filosofo Ivan Il’in: «Chi ama la Russia deve desiderare per lei la libertà; innanzitutto libertà per la Russia stessa, la sua indipendenza ed autonomia internazionale; la libertà per la Russia, come unità della cultura russa e di tutte le altre culture nazionali; ed infine, libertà per le persone della Russia, libertà per tutti noi; libertà di fede, di ricercare la verità, di creazione artistica, di lavoro e proprietà»). Anche «il lavoro coscienzioso, la proprietà privata e la libertà di impresa» sono citati come valori conservatori di base, insieme al «patriottismo, rispetto per la storia, le tradizioni, la cultura» del proprio paese. Insomma dopo aver compattato il popolo intorno all’idea della grandezza e della salvaguardia dei russi, ovunque essi vivano, è il momento di compattarlo nella sfida della crescita e dello sviluppo economico. Anche l’economia diventa, nelle parole di Putin, un valore nazionale da difendere potenziando le eccellenze patrie.

Non vi è cenno nel messaggio a particolari riforme legislative o costituzionali, ed è il primo anno in cui manca un seppur minimo progetto riformista delle istituzioni. Un unico accenno è contenuto nella parte finale del messaggio, dove si parla di migliorare il dialogo con il «settore non statale». Come Putin afferma, «dobbiamo considerevolmente ampliare la possibilità di luoghi atti al dialogo tra lo Stato e la società, in primo luogo la Camera pubblica nazionale e le camere pubbliche regionali. Queste strutture, sia a livello federale che regionale, devono essere coinvolte nella complessa valutazione dei progetti di legge e delle decisioni statali, compreso ovviamente il livello della cosiddetta “lettura zero”, che deve servire come meccanismo effettivo di relazione reciproca».

Continua dunque il percorso teso a potenziare il ruolo della società civile (in maniera controllata e regolamentata) tramite il cosiddetto “controllo sociale” (si veda la legge del 21 luglio 2014 «Sulle basi del controllo sociale nella Federazione di Russia») che rischia però di sovrapporsi, indebolendolo ancor di più, al livello rappresentato dai partiti politici. I partiti non sono considerati dunque cerniera necessaria di trasmissione di istanze della società civile all’interno delle istituzioni. Si preferiscono altri canali, creati e gestiti dall’alto (nell’esaminare la legge sul controllo sociale si nota come l’autonomia delle formazioni sociali sia estremamente ridotta ed a sua volta controllabile). Tutto questo riporta in mente uno Stato corporativo, uno Stato che ingloba ed appiattisce la società a suo piacimento, che in quale misura la “irregimenta” (sul coinvolgimento dei cittadini e della società civile nella procedura di adozione delle leggi si rinvia a A. Di Gregorio, Democrazia via web? Nuove (ma vecchie) forme di democrazia diretta in Russia: la rete come mezzo di consultazione e il suo riconoscimento normativo, in Dipeo. Diritto pubblico dei paesi dell’Europa centro-orientale, www.dipeo.unimi.it, I maggio 2013).

Le previsioni mediatiche di un “manifesto del destino” che illuminasse la via in particolare all’élite russa sono dunque andate deluse (così D. Polikanov, These are the major highlights from Vladimir Putin’s year-end speech, in www.russia-direct.org, 5 dicembre 2014) ma anche i timori di un isolazionismo ad oltranza appaiono mitigati. La parola “pragmatismo” è quella che sembra descrivere meglio la natura di questo messaggio presidenziale.

Fonti:

Dipeo. Diritto pubblico dei paesi dell’Europa centro-orientale, www.dipeo.unimi.it

Sito ufficiale del Presidente della FdR, www.kremlin.ru

www.russia-direct.org

Putin’s Address Proves Russia Seeks No Confrontation With West, in http://sputniknews.com (http://sputniknews.com/analysis/20141204/1015518158.html)

D.  Trenin, Putin’s Urbi et Orbi, in Carnegie Moscow Center, http://carnegie.ru/eurasiaoutlook, 5 dicembre 2014

 

Questa voce è stata pubblicata in Cronache costituzionali, RUSSIA e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.