Republic of Moldova. Presidential elections 2016

di Arianna Angeli

Direct presidential elections were held in Moldova, following the Decision of the Constitutional Court of March 4, 2016. The latter declared the 2000 constitutional amendments introducing the election of the President of the Republic by the Parliament to be ‘not in conformity’ to the Constitution. In the first round, held on October 30, 2016, none of the candidates reached the required 50% majority to be elected. Therefore, a ballot between the two leading candidates was held on November 13, 2016. The candidate of the Socialist Party of the Republic of Moldova Igor Dodon won the second round of presidential elections, with the 52,11% of the votes.

Il 30 ottobre 2016 si sono tenute le elezioni presidenziali nella Repubblica di Moldova. Nessun candidato ha raggiunto la maggioranza del 50% richiesta per l’elezione al primo turno (art. 78, c. 3 Cost.). Per questo, il 13 novembre 2016, si è tenuto il ballottaggio tra i due candidati che hanno ricevuto il maggior numero di voti, ovvero Igor Dodon, del Partito dei Socialisti della Repubblica di Moldova[1] e Maia Sandu del Partito Azione e Solidarietà[2]. Dodon ha vinto il secondo turno con il 52,11% dei voti.

Si tratta delle prime elezioni presidenziali dirette dal 1996, che fanno seguito alla sentenza della Corte costituzionale del 4 marzo 2016, nella quale si dichiarano non conformi alla Costituzione le disposizioni della Legge di emendamento alla Costituzione n. 1115-XIV del 5 luglio 2000, che avevano introdotto l’elezione del Presidente della Repubblica da parte del Parlamento[3].

Si ritiene per questo necessario procedere con una breve premessa che consenta di inquadrare meglio il clima politico-istituzionale nelle quali si sono svolte le elezioni presidenziali del 2016.

La Moldova ha dichiarato la propria indipendenza dall’URSS il 27 agosto 1991 e l’8 dicembre dello stesso anno si sono tenute le prime elezioni dirette del Presidente della Repubblica, in un contesto di gravi tensioni etniche[4]. Il 27 agosto 1994 è stata adottata la prima Costituzione della Moldova (che ha sostituito la Costituzione della RSS moldava del 15 aprile 1978), mentre nel 1996 si sono svolte le prime elezioni presidenziali libere[5], vinte al ballottaggio dal candidato indipendente Petru Lucinschi[6].

Il 23 maggio del 1999 si è tenuto un referendum nel quale veniva richiesto all’elettorato di pronunciarsi sulla possibilità di emendare il testo costituzionale al fine di introdurre una forma di governo presidenziale, che attribuisse al Presidente della Repubblica ampie competenze, tra le quali quella di formare e guidare il Governo, e di esserne responsabile davanti all’elettorato.

Il 55% degli elettori si è pronunciato in favore della riforma della Costituzione, con un’affluenza alle urne del 58%. Nel referendum non si è raggiunto tuttavia il quorum strutturale dei 3/5 (ovvero il 61% degli aventi diritto), necessario affinché l’esito dello stesso potesse considerarsi vincolante. Con la sentenza n. 32 del 15 giugno 1999, la Corte costituzionale ha stabilito per questo che il referendum avrebbe avuto valore puramente consultivo.

Contrariamente al voto espresso dalla maggioranza degli elettori e nonostante il dato significativo sull’affluenza alle urne, il Parlamento unicamerale moldavo ha approvato la Legge di emendamento alla Costituzione n. 1115-XIV del 5 luglio 2000, che ha introdotto l’elezione del Presidente della Repubblica da parte dell’organo legislativo (a maggioranza dei 3/5), rafforzando così il ‘carattere parlamentare’ della forma di governo moldava[7].

Già nel 2000, dopo tre votazioni nelle quali non è stato possibile raggiungere la maggioranza dei 3/5 richiesta per l’elezione del Presidente della Repubblica, il Capo di Stato ha sciolto il Parlamento e indetto elezioni anticipate, a seguito delle quali il Parlamento è stato in grado di eleggere un nuovo Presidente.

Uno scenario analogo si è ripresentato a seguito delle elezioni parlamentari tenutesi nell’aprile del 2009. Dopo due tentativi falliti per eleggere il Presidente della Repubblica, nel luglio 2009 si sono tenute elezioni parlamentari anticipate e, dal settembre 2009, l’incarico è stato assunto ad interim dal Presidente del Parlamento (e mantenuto per i tre anni successivi dalle personalità che si sono avvicendate alla carica).

La crisi costituzionale sull’elezione del Capo dello Stato è infatti proseguita, portando ancora ad elezioni anticipate nel 2010. Infine, il Parlamento ha eletto il nuovo Presidente della Repubblica della Moldova il 3 marzo 2012.

La Corte costituzionale moldava si è pronunciata sulla conformità alla Costituzione della Legge n. 1115-XIV del 5 luglio 2000 con la sentenza n. 7 del 4 marzo 2016, su ricorso di 18 parlamentari del Partito Liberale Democratico della Moldova (major partner della coalizione di governo), presentato il 12 novembre 2015[8].

Per quanto concerne il procedimento di approvazione della Legge n. 1115-XIV del 5 luglio 2000, la Corte costituzionale ha stabilito che il testo di un progetto di legge di revisione costituzionale non può essere approvato in una versione differente da quella sottoposta all’esame dell’organo di giustizia costituzionale. Qualora modifiche sostanziali intervengano in seconda lettura, la Corte costituzionale deve pronunciarsi nuovamente sul testo, a differenza di quanto avvenuto nel processo di approvazione della Legge n. 1115-XIV del 5 luglio 2000.

La Corte costituzionale ha dichiarato non conformi alla Costituzione le disposizioni della Legge n. 1115-XIV[9] che hanno introdotto l’elezione del Presidente della Repubblica da parte del Parlamento e ha disposto il ripristino dell’art. 78, c. 1, 3, 4 (elezione del Presidente della Repubblica), e dell’art. 89 (sospensione dalla carica del Presidente della Repubblica) nella versione precedente alla Legge di emendamento del 5 luglio 2000.

La sentenza n. 7/2016 ha così reintrodotto l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Secondo quanto stabilito dall’art. 78 – oggi così come nella sua versione originaria – alle elezioni presidenziali risulta eletto il candidato che ottiene almeno il 50% dei voti. Nel caso nessun candidato raggiunga tale soglia, si svolge un ballottaggio tra i due candidati più votati al primo turno e viene eletto il candidato che riceve il maggior numero di voti.

La reintroduzione dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica ha richiesto la modifica della disciplina legislativa in materia di elezioni. Il progetto di legge che modifica il Codice delle Elezioni (Legge n. 1381-XIII del 21 novembre 1997) è stato dunque approvato dal Parlamento moldavo in prima lettura nell’aprile 2016 e successivamente sottoposto all’esame della Commissione di Venezia e dell’Ufficio per le Istituzioni Democratiche ed i Diritti Umani dell’OSCE. Questi ultimi si sono pronunciati sul progetto di legge con un parere congiunto, nel quale hanno dichiarato il testo “generalmente conforme agli obblighi ed agli standard internazionali” [10]. Infine, il progetto di legge che modifica del Codice delle Elezioni è stato approvato in seconda lettura dal Parlamento il 23 giugno 2016 e promulgato dal Presidente della Repubblica il 27 luglio 2016[11].

Alle elezioni presidenziali tenutesi il 30 ottobre 2016 nessuno dei 9 candidati[12] ammessi dalla Commissione Centrale per le Elezioni ha raggiunto la soglia del 50% dei voti. Il ballottaggio tra i due candidati che avevano ricevuto il maggior numero di voti al primo turno si è svolto il 13 novembre 2016 ed ha decretato la vittoria di Igor Dodon, con il 52,11% dei voti, contro il 47,89% ottenuto da Maia Sandu.

Tra i principali problemi emersi nel contesto delle elezioni presidenziali del 2016 si ricorda l’inaccuratezza delle liste elettorali compilate dalla Commissione Centrale per le Elezioni (non adeguatamente aggiornate)[13], ed il numero insufficiente di schede elettorali nei seggi all’estero e in Transnistria.

La Missione Internazionale di Osservazione Elettorale dell’OSCE, nella Dichiarazione sulle Considerazioni Preliminari e Conclusioni, ha valutato le elezioni presidenziali moldave del 30 ottobre e del 13 novembre 2016 come “aperte e competitive”, e svoltesi “nel rispetto delle libertà fondamentali”. Nella Dichiarazione vengono tuttavia espresse preoccupazioni in relazione alla polarizzazione dei media che ha caratterizzato la campagna elettorale, al ricorso ad una retorica dura ed intollerante da parte dei candidati, così come alla mancanza di trasparenza sui finanziamenti ai partiti (nel secondo turno in particolare)[14].

Igor Dodon diventerà il quinto Capo di Stato della Repubblica di Moldova. Nel suo programma egli si propone di riequilibrare i rapporti con la Russia, quale premessa di un possibile riavvicinamento della Moldova al progetto dell’Unione Economica Eurasiatica[15]. Nonostante l’entrata in vigore dell’Accordo di Associazione con l’Unione Europea quest’anno[16], una parte consistente della popolazione vive e mantiene rapporti economici con la Russia. Il miglioramento delle relazioni tra i due paesi e la rinuncia alla riunificazione della Moldova con la Romania (stabilita per legge) potrebbero agevolare, inoltre, la soluzione della questione della Transnistria.

Dodon assumerà la carica di Presidente della Repubblica in un momento politicamente molto difficile per il paese, segnato da una grande sfiducia della popolazione nei confronti delle istituzioni, dopo l’arresto del Primo Ministro Vladimir Filat nel corso della seduta parlamentare del 15 ottobre 2015, e la successiva condanna di questi a nove anni di reclusione per il coinvolgimento nello scandalo della frode bancaria del 2014 (nella quale ‘sparì’ 1 milione di dollari da tre banche moldave, corrispondente a circa il 12% del PIL del paese)[17].

[1] Il PSRM è un partito socialista filo-russo, nato nel 1997. Non ha ottenuto nessun seggio alle elezioni del 1998, 2001 e 2005. Non ha partecipato alle elezioni dell’aprile 2009, luglio 2009 e del 2010. Nel 2011 Igor Dodon ha aderito al PSRM – insieme ad altri ex membri del Partito Comunista della Repubblica di Moldova (PCRM) – e ne è divenuto il Presidente. Alle elezioni del 2014, il PSRM ha ottenuto circa il 20% dei voti, divenendo il primo partito della Moldova, ma è rimasto all’opposizione. Tre partiti di centro-destra hanno dato vita all’Alleanza per l’Integrazione Europea e formato un governo di minoranza, con il sostegno esterno del PCRM.

[2] Il Partito Azione e Solidarietà è un partito liberale ed europeista, nato dalla piattaforma politica “Mantieni la pace con Maia Sandu”, lanciata nel dicembre 2015.

[3] Sentenza n. 7 del 4 marzo 2016 sul controllo di costituzionalità di certe disposizioni della Legge n. 1115-XIV del 5 luglio 2000 che modificano la Costituzione della Moldova (modalità di elezione del Presidente della Repubblica). <www.constcourt.md/ccdocview.php?tip=hotariri&docid=558&l=en>.

[4] Alle elezioni presidenziali del 1991 si presentò un solo candidato, Mircea Snegur (contro il quale era possibile esprimere un “voto di opposizione”), che ottenne il 98% dei voti, con un’affluenza alle urne dell’84%. D. Nohlen, P. Stöver, Elections in Europe: A data handbook, Nomos, Baden-Baden, 2010.

[5] <www.osce.org/odihr/elections/moldova/14839?download=true>.

[6] D. Nohlen, P. Stöver, Elections in Europe, cit.

[7] Il progetto di legge approvato dal Parlamento moldavo il 5 luglio 2000 divergeva profondamente dalla versione sottoposta al vaglio della Corte costituzionale e dichiarata conforme alla Costituzione con il Parere n. 6 dell’11 novembre 1999. Nel progetto di legge di emendamento alla Costituzione originario era prevista l’elezione del Presidente della Repubblica da parte del Parlamento a maggioranza assoluta, invece che a maggioranza di 3/5, e non veniva attribuito al Presidente della Repubblica il potere di sciogliere il Parlamento qualora quest’ultimo non fosse stato in grado di eleggere il nuovo Capo dello Stato.

[8] Ricorso n. 48b/2015.

[9] Punti 1, 3, 4, 5, Sezione 2; la frase “eccetto i casi elencati dall’art. 78, c. 5”, Sezione 5; e Sezione 6, Art. 1 della Legge n. 1115-XIV del 5 luglio 2000 che modifica la Costituzione della Repubblica di Moldova (modalità di elezione del Presidente della Repubblica), per aver oltrepassato i limiti alla revisione costituzionale stabiliti dall’art. 142, c.1, art. 135, c. 1, lett. c, art. 141, c.2 della Costituzione.

[10] Commissione di Venezia – OSCE/ODIHR, Repubblica di Moldova. Parere Congiunto sul Progetto di Legge che modifica il Codice delle Elezioni, Parere 848/2016 – Parere ELE-MOL/290/2016 <www.osce.org/odihr/elections/moldova/246576?download=true>.

[11] E. Krapivnitskaya, Moldova. Elezioni presidenziali, in www.federalismi.it, 16-11-2016.

[12] I candidati inizialmente ammessi alle elezioni presidenziali erano 12, ovvero Igor Dodon, Maia Sandu, Dumitru Ciubașenco, Iurie Leancă, Mihai Ghimpu, Valeriu Ghilețchi, Maia Laguta, Marian Lupu, Andrei Năstase, Inna Popenco, Silvia Radu, Ana Guțu. Andrei Năstase e Marian Lupu si sono ritirati prima dello svolgimento delle elezioni, mentre Inna Popenco è stata esclusa per avere violato le norme sul finanziamento estero ai partiti.

[13] Il dato sul corpo elettorale inizialmente fornito dalla Commissione Centrale per le Elezioni di 3,2 milioni di elettori è apparso fin da subito poco plausibile, considerato che i dati preliminari dell’ultimo censimento (2014), stimano la popolazione totale della Moldova attorno ai 3 milioni di persone. Una successiva indagine indipendente ha dimostrato l’inaccuratezza delle liste elettorali (nelle quali non vengono presi in considerazioni i dati dei registri dei decessi). <www.rise.md/wp-content/uploads/2016/09/Comunicat_CEC_autosesizare_RSA_10.09.16.pdf>.

[14] <www.osce.org/odihr/elections/moldova/278191?download=true>; <www.osce.org/odihr/elections/moldova/281246?download=true>.

[15] <www.bloomberg.com/news/articles/2016-10-27/moldovans-to-choose-their-president-for-first-time-in-20-years>.

[16] <http://europa.eu/rapid/press-release_IP-16-2368_en.htm>.

[17] <www.bbc.com/news/magazine-33166383>.

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