Political crisis in Moldova

di Laura Alessandra Nocera

Moldovan Prime Minister Strelet was censured by the Parliament following a $ 1bn bankruptancy scandal. Another political crisis in Moldova collapses the economy and compromises the relationship with the European Union.

Il 29 ottobre, dopo soli 90 giorni in carica, il primo ministro moldavo Valeriu Strelet è stato sfiduciato dal Parlamento unicamerale. Si tratta dell’ultima di una serie di vicende, che prosegue la continua crisi politica in cui vive oggi la Moldavia.

Nella sua recente storia indipendente, infatti, l’ex Repubblica sovietica ha visto un alternarsi di governi di breve durata, spesso troppo fragili per bilanciare la tumultuosa politica interna e deboli per trainare positivamente una delle economie più povere d’Europa. Undici primi ministri, espressione di una maggioranza parlamentare, e tre primi ministri “tecnici” ad interim hanno retto l’esecutivo moldavo sino ad oggi, senza riuscire a migliorare la situazione del Paese.

A settembre, un’indagine della Commissione Anti-Corruzione ha portato a scoprire una truffa bancaria ai danni dello Stato di quasi 1 miliardo di dollari, in cui sembra implicato l’ex primo ministro Vlad Filat [dimissionario in seguito a voto di sfiducia nel 2013], arrestato in modo teatrale tra i banchi del Parlamento. Strelet è rimasto coinvolto sull’onda di uno scandalo bancario che ha esacerbato il malcontento popolare, già ai massimi livelli a causa di una crisi economica, che ha notevolmente impoverito le famiglie moldave. La piattaforma civica “Dignità e Libertà” ha portato in piazza un elevato numero di persone, chiedendo a gran voce le dimissioni del governo in carica. I partiti d’opposizione [supportati da una considerevole frangia del Partito Democratico, nella maggioranza governativa] hanno raccolto il malcontento generale, votando la sfiducia al governo Strelet.

Si è creato, oggi, un vuoto politico al governo, che rende ancora più critica la situazione di un Paese perennemente in bilico tra forze filo-europee e forze filo-russe. La maggioranza governativa, infatti, è costituita da una coalizione di tre partiti a tendenza europeista: il Partito Liberale [PL, conservatore-liberale, derivato dal partito di riconciliazione post-sovietica], il Partito Liberale Democratico [PLDM, di centro-destra], i Riformatori Liberali [PLR, frangia riformista che si è separata dal PL nel 2013] ed il Partito Democratico [PDM, a tendenza social-democratica]. Le opposizioni, invece, sono rappresentate dal Partito Socialista [PSRM] e dal Partito Comunista [PCRM], che rinforzano le file degli anti-europeisti e dei filo-russi.

Nel novembre 2013, la Moldavia ha firmato un accordo di associazione con l’Unione Europea, il quale ha, di fatto, aperto la strada al futuro ingresso dell’ex Repubblica sovietica nell’area di influenza europea. Un accordo che, tuttavia, è adesso messo in seria crisi e che rischia di essere compromesso dalla mancanza di stabilità politica moldava. Il ritorno alla serenità politica risulta ancora più difficoltoso, se si considera la crisi economica, di cui nessuno dei governi europeisti è riuscito ad occuparsi in modo adeguato, e la dilagante corruzione nell’apparato burocratico del Paese. Persino le file della protesta civile di “Dignità e Libertà” sono riempite da personaggi che sono stati implicati nel vecchio regime o in scandali corruttivi. Un altro fattore, che non favorisce la stabilità politica moldava, è lo strapotere delle oligarchie imprenditoriali, che ostacola qualsiasi cambiamento riformista nel Paese.

La crisi ucraina alle porte del Paese rischia di essere un ulteriore punto di fragilità per ricostituire una maggioranza governativa stabile e, soprattutto, per diffondere nel Paese un sentimento europeo, ormai sempre più lontano.

 

 

Fonti:

 

www.bbc.com

www.ft.com

www.ibtimes.co.uk

www.osce.com

– moldovanpolitics.com

– russia-insider.com

 

Per informazioni sul governo moldavo:

www.moldova.md

 

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