Parliamentary elections in Azerbaijan

Le elezioni parlamenti in Azerbaijan: tra astensionismo delle opposizioni e critiche dellOSCE

 

di Laura Alessandra Nocera

Azerbaijan’s parliamentary elections have been won by the ruling party and the loyalists to President Aliyev, while opposition parties decided to boycott the vote.

Le elezioni parlamentari svoltesi in Azerbaijan il primo novembre scorso, hanno visto una forte riaffermazione del partito governativo del presidente Ilhan Aliyev (in carica dal 2003), tra boicottaggi silenziosi dell’opposizione e prese di posizioni contrarie da parte degli osservatori internazionali.

Il Partito del Nuovo Azerbaijan (Yeni Azǝrbaycan Partiyası) ha sfiorato quasi il 75% delle preferenze, ottenendo ben 70 seggi sui 125 del Parlamento unicamerale. Una conferma che prosegue, senza discussione, dal 1996, anno in cui Heyder Aliyev, padre dell’attuale Presidente azero, ha stabilmente insediato il suo partito al governo del paese. I partiti di opposizione, ridotti al minimo, hanno deciso di non presentarsi e, soprattutto, di non recarsi alle urne in quelle che sono state tra le votazioni più contestate nell’ex Repubblica sovietica.

L’affluenza complessiva è stata solo del 55%, poco più della metà degli aventi diritto, a causa del boicottaggio dei maggiori partiti di opposizione (NIDA, movimento civico fortemente anti-governativo; Müsavat, partito che ha caratterizzato la transizione democratica del paese; e Alternativa Repubblicana, i cui capi politici sono in gran parte detenuti). Un segno di protesta nei confronti di una politica presidenziale che rischia di diventare sempre meno democratica, e che si è caratterizzata, negli ultimi anni, anche per i numerosi arresti “politici”.

L’Azerbaijan è una Repubblica presidenziale. Il Capo dello Stato, eletto direttamente dal popolo, è titolare del potere esecutivo. L’unica camera, composta da 125 membri ed eletta ogni 5 anni, risulta un controaltare piuttosto debole all’esecutivo presidenziale, in particolare dopo il referendum del 2009, che ha trasformato il vecchio sistema elettorale (2/3 maggioritario e 1/3 proporzionale) in maggioritario a turno unico. Di fatto, ciò ha accresciuto il potere presidenziale, garantendo saldamente i seggi parlamentari al partito governativo (i rimanenti 55 seggi delle presenti elezioni sono distruibuiti tra esigue minoranze ed alleati politici del presidente).

Le elezioni del primo novembre si sono caratterizzate anche per la polemica con gli osservatori internazionali dell’OSCE. Come tutti i paesi membri dell’OSCE, infatti, l’Azerbaijan è tenuto ad invitare un numero stabilito di osservatori internazionali, affinché sia garantito il corretto svolgimento delle elezioni. La quota degli osservatori è scelta, a seconda dei casi specifici (e giudicando in base al rischio di involuzione democratica di un paese), dall’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani o ODIHR.

L’ODIHR aveva già valutato la situazione dell’Azerbaijan come particolarmente complessa, per cui, con un report pubblicato il 31 agosto, aveva creduto opportuno inviare una missione di quasi 400 osservatori internazionali: 30 a lungo termine e 350 a breve termine. Alla proposta OSCE/ODIHR, era seguito un netto rifiuto da parte delle autorità azere, che, al contrario, avevano suggerito lo svolgersi di una missione osservatrice più ristretta: 6 osservatori a lungo termine e 125 a breve termine. L’11 settembre, l’ODIHR, nella persona del suo Direttore Michael Link, interveniva al proposito con una nota che cancellava la missione di osservazione elettorale in Azerbaijan, a causa della mancata accettazione da parte della Repubblica caucasica del numero di osservatori inviati su incarico dell’OSCE.

Nella pratica, opposizioni politiche ed osservatori internazionali hanno abbandonato, per protesta o per mancato conseguimento di un accordo univoco, le urne azere, già in pericoloso bilico per una deriva autoritaria (i quotidiani resoconti di Human Rights Watch ne sono una riprova), senza dare, però, un sostegno per la normalizzazione democratica.

 

 

Fonti:

 

www.bbc.com

www.electionswatch.org

www.reuters.com

www.eastjournal.net

 

Per le istituzioni azere:

– azerbaijan.az

– en.president.az

 

Per l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE):

www.osce.org

 

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