Parliamentary elections in Slovakia: the risk of political instability

by Laura Alessandra Nocera

Slovakian parliamentary elections, held on March 5th of 2016, shows a fracture among the parties, raising a potential political crisis, before Slovakian rotating presidency of the Council of the European Union on July.

 

Le elezioni parlamentari slovacche, tenutesi sabato 5 marzo 2016, hanno mostrato un panorama alquanto confuso nelle preferenze degli elettori, prospettando lo spettro di una possibile crisi parlamentare.

Dalle urne, infatti, sono usciti vittoriosi i Social-Democratici del premier uscente Robert Fico (Smer-SD), ma senza raggiungere la maggioranza dei seggi che avrebbe consentito la formazione del governo: il 28,3% delle preferenze ha dato alla coalizione di centro-sinistra finora al governo solo 49 seggi parlamentari su un totale di 150 (ben lungi, quindi, dalla precedente vittoria elettorale nel 2012 che aveva dato a Fico il 44% dei voti e 88 seggi parlamentari).

La situazione è maggiormente complicata dai risultati che hanno ottenuto gli altri partiti. Infatti, ben otto partiti sono riusciti ad entrare in Parlamento, superando la soglia di sbarramento del 5%. Il partito liberale di centro-destra Libertà e Solidarietà (Sloboda a Solidarita – SaS), capeggiato dall’economista Richard Sulík, si è collocato in seconda posizione, raggiungendo il 12,1% dei consensi e 21 seggi parlamentari (di contro agli 11 delle passate consultazioni elettorali) e potrebbe candidarsi per la formazione di un governo di coalizione con altri partiti dell’area di destra, nel caso Fico fallisca nel tentativo di creare un governo.

Infatti, l’alta affluenza elettorale (il 60% degli slovacchi aventi diritto si è recato alle urne) ha portato in auge a sorpresa il movimento popolare ed indipendente, OL’aNO, capeggiato dal’imprenditore Igor Matovic, che ha raggiunto l’11% dei voti, collocandosi alle spalle dei liberali con 19 seggi (contro ai precedenti 16) e candidandosi, quindi, di diritto, a diventare l’ago della bilancia in una possibile coalizione governativa, sia con i social-democratici che con i liberali. Alle spalle del partito di Matovic, tornano i nazionalisti di Andrej Danko (SNS), rimasti esclusi alle passate elezioni per non aver superato la percentuale del 5%, con un 8,6% dei consensi che dà diritto a 15 seggi.

Sconcerta, invece, l’ingresso in Parlamento, per la prima volta, del partito di estrema destra Ludova strana Nase Slovensko (LsNS), guidato dal leader Marian Kotleba, già da tre anni governatore della regione di Banska Bystrica e che è salito presto agli onori delle cronache per le sue esternazioni contro immigrati e rom e le sue affermazioni così estreme da far riemergere lo spettro della Slovacchia filo-nazista di Jozef Tiso (del quale, peraltro, Kotleba si è detto ammiratore). Gli estremisti di destra hanno raggiunto una percentuale dell’8%, ben al di là delle aspettative (la percentuale storica del partito è sempre stata inferiore al 2%), facendo ottenere alla formazione di Kotleba 14 seggi e creando, così, un forte scompenso per la prossima formazione del governo.

Nuove formazioni populiste, come il neonato partito di centro-destra SME RODINA (11 seggi parlamentari) o il partito radicale e centrista Siet’ (10 seggi), hanno visto il loro primo ingresso in Parlamento e potrebbero diventare decisivi nel bilanciamento di una coalizione stabile. Il partito conservatore della minoranza ungherese Most-Hid di Bela Bugar (formatosi nel 2010, in seguito ad una scissione dal Partito della Coalizione ungherese) ha mantenuto più o meno stabili i suoi consensi elettorali, perdendo solo 2 seggi parlamentari (è passato da 13 a 11 seggi odierni), mentre il movimento cristiano-democratico di centro-destra (KDH) non è riuscito a passare la soglia del 5%, fallendo, così, per la prima volta dalla storia dell’indipendenza slovacca nel 1993, il suo ingresso in Parlamento.

Le elezioni hanno visto un chiaro spostamento dell’elettorato verso l’estrema destra e i movimenti più populisti, chiaramente anti-sistema e non europeisti, scoprendo una crisi politica già presente negli ultimi anni in Slovacchia e notevolmente acuita dai recenti flussi migratori. La confusione politica è ancora più grave se si pensa alla prossima presidenza slovacca del Consiglio europeo (da luglio 2016), per cui urge la formazione celere di un governo stabile e coeso con gli obiettivi dell’Europa. Non si esclude, ad oggi, la ripetizione delle elezioni.

 

 

 

Fonti:

 

www.rainews.it

www.bbc.com

www.politico.eu

www.osce.org

 

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