L’ultimo discorso presidenziale di Medvedev tra innovazione e conservazione

di Angela Di Gregorio

Il giorno dopo l’inaugurazione della nuova Duma, il 22 dicembre 2011, il Presidente Medvedev ha pronunciato il messaggio presidenziale annuale alle camere, l’ultimo del suo mandato. L’intervento è stato alquanto tardivo rispetto alla prassi (Medvedev ha in genere presentato i suoi messaggi in novembre). Probabilmente è stato necessario più tempo per introdurre misure che in qualche modo ponessero rimedio alla débâcle elettorale di Russia unitaria e di riflesso del premier Putin. 

In apertura del discorso Medvedev ha minimizzato le proteste popolari seguite alla proclamazione degli esiti del voto del 4 dicembre ritenendo che la loro stessa presenza dimostrerebbe la vivacità democratica del paese. Successivamente ha ricordato i risultati del suo lavoro al Cremlino nei circa 4 anni della sua presidenza: in economia si è riusciti a superare la crisi tornando a crescere al 4% annuo, la Russia è divenuta la sesta economia mondiale, l’inflazione è al minimo della storia della nuova Russia, le riserve valutarie sono ampie, la disoccupazione è la più bassa al mondo, è aumentata l’aspettativa di vita, sono migliorati i servizi sociali per maternità e infanzia. Relativamente al sistema politico Medvedev ritiene vi sia stata una sua modernizzazione e ricorda i provvedimenti adottati per stimolare lo sviluppo della “concorrenza politica” con una serie di provvedimenti a favore dei “piccoli” partiti (ossia quelli al di sotto della soglia di sbarramento portata nel 2005 da Putin a ben il 7%) e con l’aumento della responsabilità degli eletti nei confronti degli organi assembleari (a livello regionale e locale). E’ mutata anche la formazione della camera alta, laddove i senatori vengono scelti tra persone che già detengono un mandato elettivo a livello regionale o locale. Si ricorda anche, come sintomo della crescita della società, l’aumento del numero delle associazioni. Si è riformato il sistema giudiziario e si sono prese serie misure anti-corruzione. Diversi sono i traguardi da vantare nell’ambito della politica estera: si sono rafforzati i legami coi paesi della CSI, dal I giugno 2011 è entrata in funzione l’Unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazachstan e si è firmato nell’ambito della CSI il Trattato sulla zona di libero commercio che entrerà in vigore nel 2012. Ancor più ambizioso è il traguardo di creare entro il 2015 un’Unione economica euro-asiatica. Il riconoscimento più evidente della crescita a livello mondiale del paese è il recente ingresso nell’Organizzazione mondiale del commercio, di cui la Russia entra a far parte dopo ben 18 anni di negoziati (negli ultimi tempi ostacolati dall’opposizione della Georgia).

Per quanto riguarda i programmi futuri, da attuare nei prossimi mesi (ma pare di capire in una prospettiva più ampia, estendendosi all’attività di premier che Medvedev dovrebbe svolgere a partire dal marzo-aprile 2012 dopo le elezioni presidenziali), vengono proposte una serie di misure dirette alla riforma del sistema politico, che si pongono nella scia delle iniziative già avanzate da Putin all’indomani del voto politico del 4 dicembre. Si tratta, com’è comprensibile, di provvedimenti diretti a rafforzare la posizione politica del tandem in vista delle elezioni presidenziali, onde cercare di arginare l’ondata di proteste che investe il paese (già denominata primavera russa o “rivoluzione bianca”, dal colore delle strade di Mosca di questo periodo). Le riforme vanno nella direzione di parte delle richieste delle “opposizioni” ma in realtà segnano il ritorno ad un recente passato quando una serie di istituti di maggiore pluralismo erano presenti nel paese come eredità del periodo eltsiniano. Tra di esse meritano menzione: la reintroduzione dell’elezione diretta dei governatori regionali (eliminata nel 2004 dopo i tragici fatti di Beslan che avrebbero dimostrato l’inettitudine delle autorità locali nel fronteggiare situazioni di crisi): non è evidente peraltro dal messaggio se si tratterà dell’elezione diretta tour court oppure dell’ibrido suggerito da Putin pochi giorni fa ossia la sottoposizione al responso popolare di uno o più candidati già selezionati dal Presidente; la previsione di modalità semplificate di registrazione dei partiti, diminuendo considerevolmente il numero di membri minimi richiesti (500 membri che rappresentino almeno il 50% delle regioni del paese; oggi sono 45.000 membri almeno 500 per ogni sezione regionale); l’eliminazione della raccolta obbligatoria delle firme per partecipare alle elezioni della Duma e degli organi legislativi regionali; la diminuzione del numero di firme di elettori necessari per partecipazione alle elezioni presidenziali (da due milioni a 300.000; e per i candidati indipendenti 100.000); la modifica (ma non così dirompente) del sistema elettorale della Duma mantenendo la formula proporzionale però diluita in 225 collegi elettorali al posto dell’attuale collegio unico nazionale; la proposta di rendere più pluralistiche le modalità di composizione delle commissioni elettorali. Si tratterebbe solo delle prime misure, da introdurre subito in vista delle elezioni presidenziali. Si suppone che ne seguiranno altre ma non è chiaro in quale direzione andranno.

Un altro settore che sarà oggetto di riforme è quello dell’assetto territoriale del paese. Medvedev parla di un pacchetto di leggi di “decentralizzazione” al fine di redistribuire i poteri e le risorse di bilancio a favore di regioni e municipalità. La riforma sarà effettuata con gradualità occupando l’intero arco della prossima legislatura. I capi delle regioni potranno chiedere la delega di funzioni federali qualora abbiano la possibilità di esercitarle. Il processo di decentramento deve accompagnarsi al rafforzamento della responsabilità politica dei dirigenti regionali e municipali per il risultato del loro lavoro nello sviluppo del relativo territorio.

Le altre misure previste riguardano la lotta alla corruzione, il controllo della spesa pubblica, l’informatizzazione della pubblica amministrazione, il sostegno a famiglie, bambini e invalidi, lo sviluppo della mediazione extra-giudiziale e soprattutto una maggiore propensione dell’esecutivo verso la comunicazione e la concertazione. Altre misure, più vaghe, riguardano l’economia (sostegno a piccola e media impresa, etc.), la cultura e l’armonizzazione delle relazioni tra le nazionalità (per combattere la piaga atavica dell’estremismo nazionale). In politica estera si ribadisce il canale preferenziale verso i paesi asiatici in senso lato (Brics, organizzazione di Shangai).

L’annuncio che ha fatto più impressione è stato quello circa la creazione di un canale televisivo indipendente sia dai poteri pubblici che da quelli privati che egli chiama “televisione sociale”.

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