La Commissione elettorale centrale (www.cikrf.ru) proclama i risultati ufficiali del voto del 4 dicembre 2011 (di Angela Di Gregorio)

Il 9 dicembre 2011, in anticipo rispetto alla scadenza prevista, la Commissione elettorale centrale ha proclamato la validità del voto del 4 dicembre ed ha annunciato i risultati ufficiali. Sono stati in tal modo rigettati tutti i ricorsi dell’opposizione ed inoltre le manifestazioni di massa nella città di Mosca sono state definite “provocazioni”.

A favore del riconteggio dei voti hanno votato solo due membri della Commissione, Elena Dubrovina (rappresentante di Jabloko) e Evgenij Koljuščin (partito comunista). Nel corso della riunione i rappresentanti dei partiti di opposizione hanno chiesto al direttore della CEC Čurov di dimettersi, considerandolo il responsabile dei brogli e delle irregolarità, ma questi ha rifiutato.

Tuttavia in occasione della votazione finale sulla proclamazione dei risultati hanno votato a favore tutti e 15 i membri della Commissione, compresi i rappresentanti delle opposizioni. I risultati definitivi sono quasi del tutto coincidenti con quelli preliminari: Russia unitaria (Edinaja Rossija) ha ottenuto il 49,3% dei voti e 238 seggi, il partito comunista (Kommunističeskaja Partija Rossijskoj Federacii) il 19,2% e 92 seggi, Russia giusta (Spravedlivaja Rossija) il 13,2% e 64 seggi, il partito liberal-democratico (Liberal’naja-demokratičeskaja Partija Rossii) l’11,7% e 56 seggi. Il piccolo partito liberale Jabloko, avendo superato il 3% pur non accedendo alla Duma avrà diritto a conservare il finanziamento pubblico ma non godrà del beneficio del diritto di tribuna, che la legge attribuisce solo ai partitini che si collochino tra il 5 e il 7% ossia lo sbarramento ufficiale.

Si confermano dunque alla Duma gli stessi 4 partiti già rappresentati nella scorsa legislatura ma con un bilanciamento di forze diverso, tale da far presagire un dibattito parlamentare perlomeno più acceso nell’approvazione dei progetti di legge di provenienza governativa-presidenziale (la quasi totalità). In effetti non dovrebbero esservi grandi preoccupazioni per il Cremlino dal momento che i quattro partiti, al di là della retorica ufficiale, condividono per larga parte le loro piattaforme programmatiche. Le proteste di piazza non riusciranno a scalfire il volto granitico del potere, pur avendo aperto qualche crepa nella sua credibilità (ma non potrebbe il dissenso essere stato orchestrato ad hoc per dimostrare la presenza di pluralismo?). Resta il fatto che il panorama politico-partitico russo si conferma distante da quello degli altri paesi europei: se pure vi fosse una revisione o riconteggio del voto, o addirittura una sua ripetizione, le forze di opposizione con maggiori chance di beneficiarne sono i comunisti e i liberal-democratici (di estrema destra) e non certo le forze “liberali”, completamente divise, disorganizzate e poco appetibili alle grandi masse, avendo solo il sostegno di gruppuscoli di intellettuali per lo più urbani.

Riferimenti bibliografici: 

  1. C. Filippini: Cronache costituzionali sulla Russia su Quaderni costituzionali (periodicità trimestrale)
  2. A. Di Gregorio, L’evoluzione costituzionale della Russia tra Putin e Medvedev. 2005-2009, in Nomos, nn. 1-3, 2009
  3. A. Di Gregorio, Russia. Elezioni parlamentari e presidenziali: si inaugura l’era del dopo Putin all’insegna della continuità, in Diritto pubblico comparato ed europeo, n. II, 2008
  4. A. Di Gregorio, Russia. Le elezioni della IV Duma di Stato: una vittoria annunciata, in Diritto pubblico comparato ed europeo, I, 2004
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