UNGHERIA: GLI EQUILIBRI POLITICI INTORNO AL VACCINO ANTI-COVID-19

HUNGARY: THE POLITICAL EQUILIBRIUMS AROUND THE ANTI COVID-19 VACCINE

di Massimo Congiu[1]

Foto © OSME

In Ungheria crescono le polemiche a seguito dell’autorizzazione del vaccino cinese della Sinopharm da parte del governo. Lo Stato danubiano è stato il primo paese dell’Unione europea a compiere tale scelta che, come appena precisato, ha destato parecchie perplessità in terra magiara. Il motivo principale di questa reazione è che il via libera al prodotto in questione non è stato dato dall’Agenzia Ungherese del Farmaco (OGYEI), ma da un decreto governativo. Esso autorizza l’uso di vaccini che siano già stati somministrati altrove a più di un milione di persone e consente al Ministro degli Esteri di sottoscrivere dei contratti di acquisto. Difatti il capo della diplomazia di Budapest, Péter Szijjártó, ha di recente annunciato l’acquisto di 5 milioni di dosi, sufficienti per due milioni e mezzo di persone. Si prevede che il prodotto arrivi in Ungheria nei prossimi mesi, in modo scaglionato.

Il Primo Ministro Viktor Orbán ha espresso soddisfazione per essere riuscito ad ovviare alle “lentezze dell’UE” sul piano della fornitura dei vaccini ed ha annunciato l’intenzione di farsi vaccinare al più presto con il prodotto cinese. A suo avviso sono i cinesi ad avere maggiori conoscenze sul Covid-19; è quanto ha affermato di recente alla radio pubblica.

Negli ultimi mesi dell’anno scorso Orbán aveva assicurato ai suoi connazionali l’impegno del governo a portare nel paese, a gennaio, il vaccino russo o quello cinese. Il premier aveva fatto questa promessa malgrado l’Unione europea non avesse dato il via libera a questi prodotti dal momento che la loro sperimentazione non era stata completata.

A gennaio il leader ungherese aveva anticipato, alla radio pubblica, l’intenzione di acquistare un milione di dosi del vaccino cinese, diventate poi cinque, come abbiamo visto. Il vaccino prodotto dalla Sinopharm risulta essere utilizzato in diverse parti del mondo, dalla Turchia all’Argentina oltre che in Cina. In effetti, l’esecutivo ungherese aveva espresso insoddisfazione per la lentezza caratterizzante l’arrivo dei vaccini nei paesi dell’UE, e gli osservatori connazionali di Orbán, specie quelli di orientamento politico contrario a quello del suo governo, avevano fatto notare come il premier stesse facendo pressione sull’OGYEI per ottenere l’autorizzazione del prodotto e aggirare le regole comunitarie in tale ambito.

Le notizie riguardanti la somministrazione in Ungheria dei vaccini approvati dall’UE, certo non quelle provenienti da fonti filogovernative, descrivono una situazione caotica contrassegnata dalla mancanza di un vero e proprio piano vaccinale e da una comunicazione approssimativa, da parte del governo, che avrebbe scontentato la popolazione. Un sondaggio effettuato di recente mette in luce il fatto che il grosso degli ungheresi è restio a farsi vaccinare, circa il 38% delle persone sentite avrebbe affermato la volontà di sottoporsi alla vaccinazione escludendo, comunque, il prodotto della Sinopharm e quello russo.

Le autorità di Budapest, invece, esprimono piena fiducia verso i due vaccini e difatti l’Ungheria è stata il primo paese dell’UE ad approvare anche lo Sputnik V, di provenienza russa.

Ma tornando a quello cinese, vi è da dire che l’Associazione dei Medici Ungheresi (MOK) ha espresso le sue riserve su tale prodotto; “gli esperti non hanno informazioni sul vaccino della Sinopharm”, ha scritto di recente il quotidiano di opposizione Népszava. Dal canto loro i partiti avversari del governo accusano quest’ultimo di esporre la popolazione a facili rischi.

Nel ricorso dell’esecutivo guidato da Orbán ai vaccini cinese e russo – quest’ultimo potrebbe arrivare in Ungheria nel corso del mese di febbraio – si può leggere una rinnovata critica rivolta all’UE che viene descritta dal premier danubiano e dai suoi collaboratori e sostenitori come inefficiente e fondamentalmente lontana dai bisogni dei cittadini europei. Orbán è fautore di un decisionismo che farebbe volentieri a meno di qualsiasi confronto, con parti politiche avverse, da lui evidentemente considerato alla stregua di una perdita di tempo, soprattutto in contesti emergenziali. Contesti che, a suo modo di vedere, dimostrano la necessità di poteri forti e il ruolo centrale di uomini forti in grado di assumere il controllo della situazione. Non a caso Putin è uno dei leader politici da lui più apprezzati, tanto che l’avvicinamento dell’Ungheria di oggi alla Russia è una realtà fatta senz’altro anche di interessi economici e strategici in termini di geopolitica. L’opposizione stigmatizza questo avvicinamento e accusa il premier di spingere il paese verso una deriva sempre più antidemocratica, sempre più antieuropea.

Non stupisce che l’Ungheria sia stata il primo paese dell’UE ad aprire le porte allo Sputnik V che, comunque, risulta essere il primo vaccino a vettore virale capace di raggiungere un’efficacia simile a quella dei prodotti a mRna come quelli della Moderna e della Pfizer. Certo, diversi esperti restano dubbiosi di fronte agli annunci degli scienziati russi in merito all’efficacia del prodotto, lamentano una certa scarsità di informazioni sullo stesso e la poca trasparenza che avrebbe fatto da sfondo alla sperimentazione. Di fatto, non bisogna dimenticare che lo Sputnik V sta divenendo una buona risorsa geopolitica per Mosca: esso è già stato autorizzato da diversi paesi, tra essi la Serbia, l’Algeria, gli Emirati Arabi Uniti e l’Argentina i cui governi, come quello ungherese, affermano la necessità di procurarsi al più presto un vaccino contro il Covid-19, mentre per i paesi produttori si tratta di una questione di prestigio a livello internazionale.

In Ungheria, quindi, le polemiche proseguono e ora il governo avrà un motivo in più per distinguere tra chi opera per il bene del paese e chi rema contro irresponsabilmente. Della prima categoria fanno parte, ovviamente, secondo la logica del potere, coloro i quali accolgono con fiducia le scelte governative, vedendovi aspetti salvifici. Il paese, comunque, appare sempre più diviso e stanco. Bisognoso di una svolta che, però, a molti non sembra troppo vicina.

 

FONTI

  • https://www.dw.com/en/hungary-approves-chinese-covid-vaccine/a-56382425
  • https://nepszava.hu/3107974_oltas-es-kotes
  • https://nepszava.hu/3106272_koronavirus-a-titok-nyitja-nem-kina
  • https://444.hu/2021/01/16/buntetest-iger-a-miniszterium-azoknak-akik-soron-kivul-jutnak-oltashoz
  • https://ilmanifesto.it/la-corsa-tedesca-apre-a-sputnik-v-e-alla-cina/

[1] Giornalista e studioso di geopolitica dell’Europa centro-orientale, curatore dell’OSME (Osservatorio Sociale Mitteleuropeo, www.osmepress.wordpress.com, in corso di rifacimento.)

Questa voce è stata pubblicata in UNGHERIA e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.