Ukraine. Parliamentary elections 2019

di Christian Mosquera

Per la prima volta dall’indipendenza dell’Ucraina, un solo partito -il Servo del popolo (SdP) del Presidente Zelensky- riesce ad ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento. Se così si garantisce la formazione del governo, tuttavia sarà necessaria una coalizione più ampia per approvare le riforme proposte durante la campagna elettorale.

Il 21 luglio scorso si sono tenute in Ucraina le elezioni parlamentari anticipate per il rinnovo dei 450 seggi che compongono la Verchovna Rada, il Parlamento unicamerale ucraino il cui mandato ordinario è di 5 anni. Le elezioni avrebbero dovuto svolgersi l’ultima domenica di ottobre, come previsto all’art. 77, c. 1 della Costituzione, ma sono state anticipate dopo che il nuovo Presidente della Repubblica Volodymyr Zelensky durante il suo insediamento, il 21 maggio scorso, ha deciso di sciogliere anticipatamente la Rada e indire nuove elezioni attraverso il procedimento previsto all’art. 77, c. 2 cost.

I deputati della Verchovna Rada vengono eletti secondo un sistema elettorale misto con una soglia di sbarramento pari al 5%. In particolare: 225 deputati sono eletti con un sistema proporzionale a liste chiuse e in un’unica circoscrizione nazionale, mentre i restanti 225 deputati vengono eletti con sistema maggioritario in collegi uninominali locali. In questa tornata elettorale, però, non sono stati 225 i seggi maggioritari disponibili, ma soltanto 199, a causa dell’annessione della penisola di Crimea alla Russia avvenuta nel marzo del 2014 e dell’occupazione delle due oblast filorusse nella zona del Donbass, la regione del Doneck e la regione di Luhansk. Pertanto, sono stati 424 i seggi effettivamente eletti e 26 quelli rimasti vacanti in quanto sono 26 le circoscrizioni che risultano nei “territori occupati”.

I risultati ufficiali e definitivi di queste elezioni politiche anticipate sono stati resi disponibili dalla Commissione elettorale centrale (CEC) e vedono vincitore il partito Servo del popolo del Presidente Zelensky, che ha ottenuto il 43,16% dei consensi, pari a 253 seggi, ossia la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. Al secondo posto, con il 13,05% dei voti, pari a 103 seggi, si è collocato il partito Piattaforma di opposizione-Per la vita, guidato da Viktor Medvedčuk, partito filorusso con sostegno dell’elettorato delle regioni a est del Paese in cui si verifica attualmente il conflitto tra Russia e Ucraina. Altri 3 partiti sono riusciti a superare lo sbarramento del 5% necessario per accedere al Parlamento: con l’8,18% dei voti, pari a 24 seggi, il partito Unione Pan-Ucraina Patria di Julija Tymošenko, partito nazional-liberale ed europeista di centro-destra; segue con l’8,10%, pari a 24 seggi, il partito Solidarietà europea dell’ex Presidente Petro Porošenko, anche questo nazional-liberale ed europeista di centro-destra; e infine con il 5,82% dei voti, pari a 20 seggi, il nuovo partito Voce del musicista e rockstar Svjatoslav Vakarčuk.

La vittoria di SdP da una parte sorprende perché è la prima volta, dall’indipendenza del Paese avvenuta nel 1991, che un solo partito riesce ad ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento, ma dall’altra parte appariva prevedibile visto l’alto consenso raccolto alle elezioni presidenziali di quest’anno che è stato oltre il 73%.

Il tasso di affluenza alle urne è stato molto basso: dai dati riportati dalla CEC soltanto il 49,84% degli aventi diritto al voto si è recato effettivamente alle urne. Sembrerebbe che una certa incidenza sul calo del tasso di partecipazione l’abbia avuta l’anticipazione delle elezioni a luglio durante le vacanze estive, ma va notata anche la diminuzione dell’attenzione pubblica verso le elezioni legislative rispetto a quelle presidenziali dove, infatti, l’affluenza continua ad essere alta.

La campagna elettorale si è incentrata sugli stessi temi dibattuti durante quella per le elezioni presidenziali, infatti SdP ancora una volta ha puntato molto sulla lotta alla corruzione, sul rinnovamento del sistema politico (tra cui l’abolizione dell’immunità parlamentare e la riforma del sistema elettorale), e sull’intenzione di risolvere in modo pacifico il conflitto con la Russia.

Formare una coalizione con altre forze politiche, visto l’ampio consenso ottenuto dal SdP che è riuscito ad assicurarsi la maggioranza assoluta in Parlamento, potrebbe sembrare non necessario. Tuttavia, bisogna ricordare che le riforme proposte in campagna elettorale richiedono modifiche costituzionali, approvabili soltanto dai due terzi del Parlamento, ossia un minimo di 300 voti. Pertanto, i negoziati per la formazione di una possibile coalizione sembrano necessari. Inoltre tale eventuale coalizione, in conformità con l’art. 83, c. 7 cost., deve formarsi entro un mese dalla prima sessione parlamentare tenutasi dopo le elezioni, quindi entro il prossimo 9 ottobre.

La carica di Primo Ministro verrà assegnata dopo le consultazioni interne al SdP, intanto Zelensky ha chiarito che dovrà essere un economista, rispettato in occidente e soprattutto una “faccia nuova”. Il Presidente della Repubblica, da quanto stabilito all’art. 106, c. 9 e 10 cost., non solo propone la nomina del Primo Ministro, ma altresì quella del Ministro della difesa e del Ministro degli affari esteri per l’approvazione da parte del Parlamento. Successivamente, sarà il Primo Ministro a presentare al Parlamento le candidature per gli altri ministeri.

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