L’involuzione autoritaria del Bangladesh in vista delle elezioni politiche di fine 2018
di Elisa Giunchi
Da quando nel 2014 il partito di centro-sinistra, laico e di ispirazione socialista Awami League (AL) ha ottenuto la maggioranza dei seggi in Parlamento e la sua leader Sheikh Hasina è tornata a ricoprire la carica di primo ministro, sono state emanate diverse leggi che hanno accentuato la natura autoritaria del sistema politico nazionale.
L’opposizione è stata colpita da arresti arbitrari, sparizioni, torture ed esecuzioni sommarie, e imbavagliata da leggi draconiane; diversi leader del Jamaat-e islami, il partito “islamista” che si ispira a Mawdudi, sono stati condannati alla pena capitale. Khaleda Zia, che guida il principale partito d’opposizione, il Bangladesh Nationalist Party (BNP), di centro-destra e vicino ai partiti “islamisti”, è stata condannata a cinque anni per peculato. Suo figlio è stato condannato all’ergastolo, accusato di essere implicato in un attentato contro un raduno dell’AL. Difficile non credere che siano sentenze motivate politicamente. Giornalisti ed editori critici verso il governo sono stati accusati di sedizione e i giudici oggetto di intimidazioni. La campagna governativa contro l’uso e la vendita di stupefacenti , infine, ha legittimato l’ampio uso della violenza da parte delle forze dell’ordine e mascherato omicidi e sparizioni di natura politica, come è accaduto anche nelle Filippine.
Sheikh Hasina sa che l’Occidente è disposto a chiudere un occhio sulle violazioni dei diritti umani denunciate da attivisti e associazioni: il Bangladesh, innanzitutto, ospita centinaia di migliaia di rifugiati rohynga; in secondo luogo, l’AL si erge a bastione del secolarismo contro il terrorismo islamico, che negli ultimi anni ha mietuto numerose vittime tra intellettuali, stranieri e minoranze religiose; in terzo luogo, la crescita economica continua a essere sostenuta, l’inflazione è diminuita, e sono diminuiti anche i tassi di povertà.
Se è indubbia la degenerazione autoritaria del Paese, occorre tuttavia tenere a mente che quella del Bangladesh non è mai stata una democrazia piena. Violazioni dei diritti umani su vasta scala hanno caratterizzato anche i governi diretti da Khaleda Zia, e sono pochissime le elezioni che non sono state accompagnate da brogli e intimidazioni. L’AL e il BNP, che dal 1971 si alternano al potere, sono entrambi un feudo familiare: se Sheikh Hasina è figlia di Mujibur Rahman, il padre della patria, Khaleda Zia è vedova del generale Ziaur Rahman, che fu Presidente dal 1977 al 1981, e i loro figli ricoprono, o hanno ricoperto, cariche politiche di spicco. Per quanto le due begum siano nemici irriducibili e rappresentino due idee diverse di ciò che dovrebbe essere il Paese, il loro modo di gestire la politica non è, quindi, diverso.
E, sebbene in Occidente si stiano moltiplicando le critiche al governo di Shekh Hasina, va sottolineato che sono molti in Bagladesh ad approvare il pugno di ferro usato contro i narcotrafficanti e contro il Jamat-e islami, che nel 1971 giustificò le violenze spaventose perpetrate dai militari pakistani contro i civili bengalesi. Una ferita ancora aperta che Sheikh Hasina, da abile politico quale è, non può ignorare: l’AL rappresenta oggi l’indipendenza del Paese, guadagnata a costo di immani sacrifici, e la natura laica del Paese, contro forze revisioniste che negano il passato e vorrebbero ricalcare la via intrapresa dal Pakistan, islamizzando la società. E’ anche facendo riferimento al trauma del 1971 e al desiderio di sfuggire alla spirale di violenza religiosa che oggi attanaglia il Pakistan, e non solo grazie a brogli e intimidazioni, che la premier può sperare di vincere alle prossime elezioni, previste per la fine di quest’anno.
Fonti
- Jahan, The Challenges of Institutionalising Democracy in Bangladesh, ISAS working paper, National University of Singapore, Singapore, 2008.
- Jahan, Political Parties in Bangladesh: challenges of democratization, Prothoma Prokashan, Dhaka, 2015
- Tripathi, “Bangladesh’s authoritarian turn”, The New York Review of Books, 15 august 2018.