Political turmoil in Macedonia

di Laura Alessandra Nocera

A hot political crisis in the Former Yugoslav Republic of Macedonia ruined in a real occupation of Parliament by violent protesters on 28th April, after an Albanian deputy was elected as President. The EU espressed serious concerns as for the accession of the country in the Union.

Le tensioni politiche in Macedonia, già presenti nella repubblica balcanica all’indomani delle elezioni generali del dicembre 2016, si sono particolarmente inasprite negli ultimi mesi, acuite dalla continua crisi con la vicina Albania.

Per preservare la pace nella zona balcanica e prevenire ulteriori conflitti etnici, gli accordi di Ohrid hanno imposto che il governo della Macedonia, un Paese che conta un quarto della popolazione di origine albanese, dovesse essere sempre costituito da una coalizione tra il partito macedone vincente alle elezioni e il partito albanese più votato. Le elezioni di dicembre 2016 hanno visto trionfare alle urne il partito nazionalista macedone Vmro-Dpmne, guidato dall’ex premier Nikola Gruevsky, mentre, tra i partiti albanesi, il più votato è stato il partito albanese Unione Democratica per l’Integrazione, guidato da Alì Ahmeti. Quest’ultimo, durante i colloqui per la formazione della coalizione governativa, ha espresso la sua preferenza nel sostenere al governo il partito social-democratico di Zoran Zaev, non trovando corrispondenze con la politica nazionalista di Nikola Gruevsky.

Il Presidente della Repubblica, Gjoerge Ivanov, però, attenendosi scrupolosamente ai risultati delle elezioni si è rifiutato di dare l’incarico della formazione del governo al leader socialista Zoran Zaev. Dal suo canto, il partito nazionalista macedone si rifiuta di formare il governo con gli albanesi. La situazione, così, è arrivata a una totale paralisi politica dello Stato, dove esiste un parlamento legittimamente eletto, ma non un governo e, di conseguenza, non solo è bloccata tutta l’attività di indirizzo politico, ma anche la semplice indizione dei comizi per le elezioni amministrative (tuttora, in Macedonia, sono in carica sindaci il cui mandato è scaduto da tempo, ma che non possono essere sostituiti a causa della mancata indizione delle elezioni comunali).

Ad aumentare la crisi tra partiti ed etnie, sono intervenute diverse dichiarazioni da parte del premier albanese Edi Rama sulla possibilità di creare una “Grande Albania” e del suo ministro degli esteri, Ditmir Bushati, che hanno esacerbato gli animi dei sostenitori del partito nazionalista.

Il 28 aprile è stato eletto come Presidente del Parlamento il politico albanese Talat Dzjaferi, esponente dell’Unione Democratica per l’Integrazione, ma con un passato come comandante sul campo nel cosiddetto “Esercito di Liberazione del Popolo”, movimento filo-albanese operante durante il conflitto balcanico. Immediatamente, il nazionalista Nikola Gruevsky ha lamentato il golpe a danno della possibilità per il suo partito di formare la maggioranza governativa. In particolare, ciò che ha reclamato l’ex premier del partito nazionalista è stata la mancata nomina di una commissione per le elezioni e le nomine preventivamente all’elezione del Presidente del Parlamento, irritualità che avrebbe compromesso la regolarità della votazione.

Alla lamentela di Gruevsky, è seguito un vero e proprio “assalto” del Parlamento da parte di diversi manifestanti e sostenitori del partito nazionalista, che hanno interrotto i lavori in modo violento: l’esito della rivolta ha prodotto oltre cento feriti tra deputati, giornalisti e persone che assistevano in aula, tra i quali il leader socialista Zaev, il suo vice Mancevski, e il deputato albanese Sela.

La preoccupazione per la situazione critica della Macedonia si è diffusa immediatamente non solo tra i Paesi confinanti (tempestivo è stato l’intervento dei Presidenti della Serbia e del Kosovo perché sia costruito un dialogo di pace), ma in tutta l’Unione Europea, a cui la Macedonia ha già presentato da tempo domanda di ingresso. Torna, inoltre, lo spettro del conflitto etnico balcanico, dal quale la politica europea vorrebbe liberarsi.

Fonti:

www.balkanianinsight.com

www.bbc.com

www.dailymail.co.uk

www.reuters.com

– macedoniaonline.eu

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