La Corte Suprema di Giustizia messicana si pronuncia nuovamente a proposito dell’uso autorizzato della cannabis

di Christian Mosquera

La Corte di vertice del potere giudiziario messicano, nella seduta del 31 ottobre 2018, ha accolto gli amparoi n. 547/2018 e n. 548/2018, nei quali ha confermato, per la quinta volta, l’incostituzionalità della proibizione assoluta del consumo di cannabis a scopi ricreativi, in quanto lesiva di diritti costituzionalmente riconosciuti.

La Corte si era pronunciata altre tre volte sostenendo tale incostituzionalità, per questo motivo i due recenti pronunciamenti hanno assunto particolare rilevanza perché in Mexico la giurisprudenza della Corte suprema diventa obbligatoria per qualsiasi altro tribunale del paese quando essa si esprime nella stessa direzione, sullo stesso argomento, in modo continuato per cinque volte (art. 94, c. 9 Cost). Pertanto, le vigenti leggi in materia di cannabis, in contrasto con quanto stabilito dalla Corte suprema, dovranno essere modificate dal Parlamento.

Nel 2013, alcuni cittadini dell’associazione México Unido Contra la Delincuencia (associazione civile che lavora per favorire la sicurezza, la giustizia e la legalità), avevano sollecitato la Commissione federale per i rischi sanitari (COFEPRIS) a concedere un permesso per la coltivazione e il consumo personale e regolare di cannabis, a scopi meramente ludici, escludendo dunque la commercializzazione della sostanza. L’obiettivo di tale richiesta era quello di accrescere il dibattito pubblico sul tema e fare pressione sulle autorità per discuterne pubblicamente.

La COFEPRIS, da parte sua, dopo aver esaminato la domanda, ha respinto la richiesta sulla scorta di quanto previsto dagli artt. 235, 237, 245, 247, 248 della Ley general de salud, che proibiscono qualsiasi attività riguardanti la cannabis.

In seguito al rigetto della domanda da parte della COFEPRIS, i richiedenti hanno adito il giudice amministrativo del distretto federale, presentando un juicio de amparo, ritenendo che la COFEPRIS, respingendo la loro richiesta, avesse violato i loro diritti fondamentali all’identità personale, al libero sviluppo della personalità, all’autodeterminazione e di poter disporre della propria salute. Ma, anche in questo caso, il giudice ha respinto l’amparo.

La Corte suprema è stata investita della questione solo dopo che la corte di seconda istanza (alla quale i ricorrenti si erano rivolti per chiedere la revisione della sentenza di amparo), aveva dichiarato di non avere le competenze per risolvere il problema, in quanto sussisteva una questione di costituzionalità.

Pertanto, il 4 novembre 2015, la Corte suprema, dopo la revisione della sentenza del giudice di prima istanza, si è pronunciata a favore dei ricorrenti e ha accolto l’amparo n. 237/2014, dichiarando l’incostituzionalità parziale dei suddetti cinque articoli della Legge generale sulla salute e, dunque, ha costretto la COFEPRIS a concedere i permessi richiesti per il consumo di cannabis a scopi ricreativi. Posteriormente, la Corte suprema ha accolto altri due amparo, quello n. 1115/2017 e quello n. 1163/2017, in cui si è espressa nella stessa direzione, su casi analoghi.

Secondo la Corte suprema messicana “il diritto fondamentale al libero sviluppo della personalità permette alle persone adulte di poter decidere, senza interferenza alcuna, i tipi di attività ludiche che desiderano realizzare”, pertanto, “gli effetti sulla salute che provoca l’utilizzo di cannabis non giustificano la proibizione assoluta del suo consumo”.

Va precisato che la decisione della Corte suprema non implica, tuttavia, che tutti i messicani siano liberi di poter consumare cannabis (le leggi sulla cannabis in Messico non sono ancora state modificate). Gli adulti che decidano di farlo, infatti, dovranno chiedere un’autorizzazione alla COFEPRIS e, soltanto se detta istituzione si nega a concedere l’autorizzazione, il richiedente potrà adire il giudice presentando un juicio de amparo e il giudice sarà obbligato ad adeguarsi alla giurisprudenza della Corte suprema e, quindi, ad accogliere l’amparo.

La linea giurisprudenziale seguita nei cinque pronunciamenti della Corte suprema conferma che il modello proibizionista in materia di cannabis lede diritti costituzionalmente riconosciuti.

Pare, dunque, che ora la sfida sia quella di consolidare un quadro normativo che permetta di porre un freno all’ondata di violenza generata dal narcotraffico. E proprio a questo proposito, sono state presentate diverse iniziative in Parlamento, come quella del Partido Revolucionario Institucional (PRI), per modificare la Legge generale sulla salute, la Legge federale contro la delinquenza organizzata e il codice penale federale.

La legalizzazione della cannabis per usi ricreativi è una misura che alcuni paesi hanno già adottato (Uruguay nel 2014, Canada nel 2018) e, al di là degli effetti economici positivi che tale misura ha per lo Stato, l’obiettivo è quello di migliorare il benessere collettivo, anche rinforzando i programmi di prevenzione e cura della dipendenza. Ma, soprattutto tale scelta dà ai consumatori la possibilità di avere un’alternativa al mercato nero, in mano ai narcotrafficanti.

Fonti:

Amparo en revisión n. 327/2014

http://www.pensamientopenal.com.ar/system/files/2015/11/miscelaneas42410_0.pdf

Comunicato n. 140/2018 della Corte suprema del Messico

http://www.internet2.scjn.gob.mx/red2/comunicados/noticia.asp?id=5785

Suprema Corte de Justicia de la Nacion (Corte suprema del Messico)

https://www.scjn.gob.mx/

Sull’obbligatorietà della giurisprudenza della Corte suprema: Miguel Alvarado Esquivel, La jurisprudencia en la nueva ley de amparo, Città del Messico, 2013. https://www.ijf.cjf.gob.mx/publicaciones/revista/35/11%20Miguel%20de%20Jesus%20Alvarado%20Esquivel.pdf

i Il juicio de amparo (di origine messicana e che ha conosciuto una rilevante diffusione in latinoamerica), è un rimedio giurisdizionale diretto che consente ai cittadini di adire le autorità giurisdizionali competenti contro decisioni, atti o omissioni illegali o arbitrari da parte di organi o poteri dello stato (in alcuni stati, anche da parte di singoli soggetti privati), che risultino lesivi di diritti o libertà fondamentali.

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