LA COLOMBIA DEPENALIZZA L’ABORTO

COLOMBIA DECRIMINALIZES ABORTION

di Marzia Rosti*

Il 21 febbraio 2022 con una sentenza definita ‘storica’ la Corte Costituzionale colombiana ha depenalizzato l’aborto, autorizzandolo fino alla ventiquattresima settimana di gravidanza (cioè sino al sesto mese) e senza che debbano ricorrere le cause che sino ad ora lo consentivano e che restano comunque confermate oltre le ventiquattro settimane, cioè che la gravidanza sia la conseguenza di uno stupro o di un incesto, che il feto abbia gravi malformazioni o che la gravidanza metta in serio pericolo la vita della donna. Viene meno anche la previsione di una detenzione da 16 a 54 mesi per la donna che abortisce[1] e per la persona che pratichi l’interruzione di gravidanza. La Corte ha anche esortato il Legislativo a regolamentare la nuova disciplina in tempi brevi.

Le divisioni fra i giudici che hanno adottato la sentenza a maggioranza – cinque a favore e quattro contro, fra cui tre donne – rispecchiano le divisioni della società colombiana. Infatti, da un lato, la decisione della Corte costituzionale è stata accolta con favore dai movimenti femminili e femministi, dalle organizzazioni sociali, dagli operatori del sistema sanitario e da alcuni esponenti politici confluiti principalmente nel movimento Causa Justa che, di fatto, ha promosso la campagna per la depenalizzazione dell’aborto; dall’altro lato, la sentenza è stata aspramente criticata dai settori cattolici, da molti esponenti del governo colombiano e dallo stesso Presidente Iván Duque.

Con tale sentenza, la Colombia si è allineata non solo alle posizioni di Messico e Argentina che hanno depenalizzato l’aborto, rispettivamente, nel 2007[2] e nel 2020[3], ma è andata oltre per quanto riguarda il termine per l’interruzione volontaria della gravidanza, fissato in Messico a dodici settimane e in Argentina a quattordici.

Di recente l’onda verde per il diritto all’aborto[4] ha lambito anche l’Ecuador ove, il 17 febbraio 2022, l’Assemblea Nazionale ha approvato la Ley de Interrupción del Embarazo por Violación, che depenalizza l’aborto nel caso in cui la gravidanza sia conseguenza di uno stupro, fissando il termine a dodici settimane di gestazione per le maggiorenni e a diciotto settimane nel caso di minori di diciotto anni. L’ipotesi si aggiunge ai due soli casi ammessi dalla legislazione vigente, cioè che la vita della donna sia in pericolo o che la gravidanza sia la conseguenza di uno stupro. In Ecuador l’approvazione della legge segue una sentenza della Corte Costituzionale che, nel 2021, ha depenalizzato l’interruzione volontaria di gravidanza se conseguenza di uno stupro ed ha esortato il Legislativo a disciplinare la materia. Come in Colombia, la legge ha suscitato polemiche e determinato divisioni a livello sociale e politico. Lo stesso Legislativo ha approvato il testo a maggioranza (75 favorevoli, 41 contrari e 14 astenuti) e anche il Presidente Guillermo Lasso, nel dichiararsi contrario, ha annunciato che porrà il veto alla legge, anziché promulgarlo, qualora rilevasse che è in contrasto con la Costituzione.

Colombia ed Ecuador tentano di arginare il fenomeno delle gravidanze indesiderate e degli aborti clandestini, che spesso hanno conseguenze sulla salute delle donne: i dati rivelano che in America Latina circa 760 mila donne vengono ricoverate per complicazioni legate agli aborti non sicuri e che, ogni anno, si registrano almeno 32 aborti e 69 gravidanze indesiderate ogni mille donne fra i 15 e i 49 anni[5]. In Colombia, inoltre, l’aborto è la quarta causa di mortalità materna nel Paese e si stima che delle 400.000 interruzioni volontarie di gravidanza praticate all’anno, meno del 10% siano effettuate in istituzioni sanitarie con adeguati controlli. In Ecuador, secondo la Secretaría de Derechos Humanos, ogni anno più di 3.000 adolescenti fra i 10 e i 14 anni restano incinte, e il 12% delle ragazze fra i 10 e i 19 anni hanno vissuto almeno una gravidanza; fra le cause delle morti materne, circa il 10% nel 2019 e circa il 6% nel 2020 sono da ricondurre ad aborti non sicuri, secondo i dati del Ministerio de la Salud.

Fonti:

* Professore Associato di Storia e Istituzioni delle Americhe presso l’Università degli Studi di Milano.

[1] Dal 2006 sono stati registrati dalla Fiscalía General de la Nación 5.646 processi per il reato di aborto, dei quali 259 si sono conclusi con una condanna e 95 con una sanzione. Cfr.  L. F. Gómez Cruz, Las mujeres abortamos a pesar del delito, ¿pero en qué condiciones?, 29 ottobre 2021, in https://causajustaporelaborto.org/las-mujeres-abortamos-a-pesar-del-delito-pero-en-que-condiciones/.

[2] Nel 2007 il distretto federale di Città del Messico; nel 2019 lo stato di Oaxaca e nel 2021 Hidalgo, Veracruz, Baja California e Colima.

[3] Con la Ley de Interrupción Voluntaria del Embarazo (IVE) approvata il 30 dicembre 2020 (Link: http://nad.unimi.it/largentina-legalizza-laborto/).

[4] Il movimento impegnato nella Campaña Nacional por el Derecho al Aborto Legal, Seguro y Gratuito il cui simbolo è il pañuelo verde.

[5] https://www.guttmacher.org/geography/latin-america-caribbean.

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