di Cristiano Preiner
Il 16 dicembre 2014, a Strasburgo, il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, ha reso noto un rapporto sull’Ungheria su libertà dei media, lotta all’intolleranza e alla discriminazione, diritti dei migranti ivi compresi i richiedenti asilo. Dopo la pubblicazione di un intervento sulla prima parte del rapporto dedicato alla libertà dei media, il presente lavoro verte sulla sezione riservata alla crescita dei fenomeni di razzismo e di intolleranza registrati negli ultimi due anni.
Vittime privilegiate di questi episodi sono prevalentemente i rom anche se le manifestazioni di antisemitismo sono in continua espansione. Altre categorie oggetto di discriminazione sono quelle di omosessuali, disabili e senza fissa dimora. Malgrado poi un numero relativamente basso di migranti sul territorio nazionale si assiste anche ad un incremento di atteggiamenti xenofobi attribuibile secondo il rapporto a tre cause scatenanti specifiche: crisi economica, aumento delle richieste di asilo – relative all’anno 2013 – , diffusione di sentimenti nazionalisti.
LA CRESCITA DI RAZZISMO E INTOLLERANZA IN UNGHERIA:
Romofobia
La romofobia è oggi la tipologia di intolleranza più diffusa in Ungheria. Si tratta di una forma di razzismo che si fonda sulla superiorità della razza e che si esprime attraverso la violenza, l’incitamento all’odio e altre specie di abusi. Con il 7,5% sul totale, la popolazione rom è inoltre la minoranza etnica numericamente più nutrita del paese. Il rapporto ricorda come dal 2008 al 2009 i rom ungheresi siano stati colpiti da gravissimi fatti di sangue in cui si contano complessivamente sei vittime oltre a numerose azioni intimidatorie perpetrate da gruppi politici di estrema destra e da formazioni paramilitari nelle cittadine in cui risiedono in minoranza. In particolare viene menzionata una marcia anti-rom tenutasi nel 2001 nel villaggio di Gyöngyöspata a cui presero parte 2000 manifestanti insieme ad una serie di incidenti scaturiti da ronde organizzate dai militanti in divisa. Le discriminazioni romofobe, secondo lo studio del commissario Muiznieks, sono ormai quotidiane e pervadono social network e parte del discorso politico fondandosi su un pregiudizio di base ovvero lo stereotipo della coincidenza rom-criminale.
Antisemitismo
Il commissario manifesta viva preoccupazione per i dati che sembrano confermare l’ampia diffusione dell’antisemitismo in Ungheria. Nel 2012 i deputati del partito di estrema destra “Jobbik” hanno ad esempio proposto la redazione di una lista in cui comprendere tutti i membri del Governo di origine ebraica. Nonostante i casi di violenza privata siano molto rari, ha destato poi scalpore l’aggressione fisica e verbale subita dal presidente dell’associazione ebraica “Raoul Wallenberg” ad opera di gruppi di hooligan. Il pregiudizio antisemita è avvertito come un problema rilevante in Ungheria per il 90% degli ebrei interpellati in un sondaggio del 2013 dell’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali, laddove la media di altri otto paesi membri UE coinvolti nella rilevazione era del 66%. Atti di vandalismo contro proprietà e cimiteri ebraici sono piuttosto ricorrenti. L’approccio dell’esecutivo di fronte a simili situazioni è di “tolleranza zero”. Il 2014 è stato designato dal Governo come “Anno del ricordo dell’Olocausto ungherese”. Tuttavia nel rapporto si legge come le autorità ungheresi non diano il giusto peso a queste espressioni di intolleranza assumendo un velato atteggiamento di comprensione e riabilitazione storica nei confronti dei responsabili delle deportazioni verso i campi di concentramento e di chi avrebbe dato il proprio supporto al regime nazista ai tempi del secondo conflitto mondiale.
Xenofobia
Il rapporto segnala che negli ultimi anni è in crescita anche la xenofobia. Condotte xenofobe sono segnatamente legate agli stranieri richiedenti asilo e si concentrano prevalentemente nei piccoli centri della provincia ungherese o nelle località che ospitano strutture di accoglienza. Se in passato la polizia qualificava gli isolati attacchi personali contro stranieri parte del tifo calcistico violento ideologizzato, oggi, anche grazie all’intervento di associazioni della società civile, li si considera in piena regola come crimini connessi all’odio razziale.
Organizzazioni estremiste
L’allarmante diffusione di razzismo e intolleranza, così come riporta il commissario Muiznieks, si spiega anche attraverso fattori di natura politica. Dal 2003 che il partito di estrema destra Movimento per una Ungheria Migliore, meglio noto con l’acronimo Jobbik, è attivo sulla scena con un ruolo sempre meno marginale. Dalle scorse elezioni politiche della primavera del 2014 lo Jobbik è ufficialmente il terzo partito del parlamento ungherese. La graduale ascesa di questa formazione si fonda apertamente su capisaldi quali “questione rom e criminalità”. Tra le proposte di esponenti di spicco del partito si evidenzia una serie di soluzioni volte a segregare la popolazione rom come ad esempio la creazione di campi di protezione della pubblica sicurezza, norme mirate alla limitazione di movimento e coprifuoco notturno. La propaganda retorica dello Jobbik ha avuto come effetto una estremizzazione anche della comunicazione politica e sociale in Ungheria. Il rapporto cita un lavoro del 2013 sull’estremismo della destra in Europa (Right-Wing Extremism in Europe, di Friedrich Ebert Stiftung): ”nonostante la sua posizione politica marginale l’estrema destra magiara ha iniziato a cambiare l’orientamento della società intera”. Non è da sottovalutare il ruolo di una galassia di gruppi che si contraddistinguono per simpatie neo-naziste. Le loro attività pubbliche vanno dalla condivisione di materiale razzista e antisemita su portali web alle marce in uniforme come quelle dell’organizzazione paramilitare Magyar Gárda sciolta da un tribunale di Budapest ma ripropostasi sulla scena in altre forme.
La risposta delle autorità ungheresi
Il rapporto registra un potenziamento del quadro legislativo. A partire dal 2010 è stato inserito nel vecchio Codice penale il reato del “diniego pubblico dei crimini nazisti”, Olocausto compreso. Nel nuovo Codice, entrato in vigore il 1° luglio 2013 (Legge C. del 2012), inoltre insieme ai reati legati al pregiudizio nazionale, etnico, razziale e religioso figurano quelli scaturiti dall’orientamento sessuale, dalle identità di genere e dalle disabilità. Forze di polizia e autorità giudiziarie sono state investite di poteri aggiuntivi per prevenire manifestazioni violente e di natura paramilitare oltre che della possibilità di vietare la costituzione di formazioni estremiste. Esperti e giuristi lamentano tuttavia la carenza di una disciplina delle forme di molestia o stalking e di danni alle proprietà motivati dal pregiudizio. “Più in generale – si legge ancora nel rapporto – l’attuale Codice penale non include chiare ed espresse disposizioni per le quali il movente del pregiudizio possa essere preso in considerazione nella fase delle indagini o nel perseguimento di altri reati come l’omicidio.”
Un distinto problema è rappresentato dall’incitamento all’odio. L’articolo 332 del Codice penale lo vieta segnatamente riguardo ai simboli del totalitarismo come svastiche o insegne delle SS. Il quarto emendamento alla Costituzione – in vigore dal 1° aprile 2013 – ha introdotto un quinto paragrafo all’articolo IX secondo cui la libertà di espressione non può essere esercitata per violare la dignità della nazione ungherese o di altre comunità nazionali, etniche, razziali o religiose. Per quanto il senso di questa modifica sia stato ufficialmente spiegato come strumento di lotta a romofobia e antisemitismo, la Commissione di Venezia vi legge un dispositivo potenzialmente limitante le critiche dell’opinione pubblica ad esponenti del governo o altre cariche istituzionali. Il rapporto di Muiznieks rivela come in questa materia la giurisprudenza della Corte suprema e della Corte costituzionale ungherese non segua lo stesso approccio della Corte europea dei diritti dell’uomo specie nel creare il giusto bilanciamento tra libertà di espressione e incitamento all’odio. In quest’ultimo caso poi alle interpretazioni restrittive delle corti si aggiunge il limite del Codice penale che sembra disciplinare solo le forme più esplicite di reato ovvero quelle che si palesano in atti di violenza.
Tra le misure adottate dall’esecutivo magiaro si distinguono la creazione di un nucleo speciale interno alla polizia per fronteggiare i reati di odio e intolleranza, l’inserimento di elementi della minoranza rom nelle file delle forze dell’ordine e il potenziamento di forme di controllo negli organi di autogoverno delle minoranze. Ciononostante non tutti i casi riportati alla polizia vengono ricondotti al pregiudizio razziale. Il numero delle denunce è ancora basso a motivo di una scarsa fiducia nelle autorità responsabili della sicurezza. L’impressione generale è quella di un basso grado di preparazione e di investimento in questo settore in cui anche i procuratori sembrano orientati a pronunciarsi solo nel caso di fattispecie più note di crimine per evitare di inoltrarsi in una materia ancora poco definita. Dal lato delle vittime il supporto legale e psicologico risulta carente.
Il rapporto definisce allarmante la costituzione della Nuova Guardia Magiara (Új Magyar Gárda), gruppo paramilitare nato dalle ceneri della dissolta Guardia magiara, protagonista di azioni intimidatorie contro la popolazione rom. La ferma condanna delle autorità e dei principali esponenti della politica ungherese è ritenuta un fatto positivo.
LA NECESSITA’ DELLA LOTTA ALLA DISCRIMINAZIONE:
Il quadro giuridico ed istituzionale per la lotta alla discriminazione prevede due punti di riferimento normativi: l’articolo XV della nuova Costituzione magiara sulla garanzia dell’eguaglianza formale e sostanziale e la legge CXXV del 2003 sulle pari opportunità, che proibisce ogni discriminazione in diversi ambiti (tra cui assistenza sanitaria, sicurezza sociale, educazione scolastica e professionale) e si applica a gruppi e individui estendendosi tanto al settore pubblico quanto a quello privato. Per quello che riguarda l’adattamento alle norme del diritto internazionale, l’Ungheria ha ratificato tutti i principali trattati contro la discriminazione ad eccezione del protocollo n.12 della Convenzione euopea dei diritti dell’uomo del 2000. Figure istituzionali di spicco nella lotta alla discrimiazione sono l’Autorità per le pari opportunità istituita nel 2004 e l’Ombudsman.
Il rapporto del commissario Muiznieks dedica un’attenzione approfondita a forme di discriminazione che colpiscono particolarmente quattro gruppi sociali e che necessitano un impegno correttivo sostanziale ed effettivo delle autorità ungheresi: rom, persone con identità gender (di qui in avanti LGBT), persone con disabilità, indigenti.
Discriminazioni contro i rom
Oltre ai più manifesti casi citati di violenza e pregiudizio contro la popolazione rom, un elemento di forte segregazione è rappresentato dal sistema scolastico. Nonostante diverse modifiche abbiano portato il ciclo delle scuole dell’obbligo (scuole dell’infanzia comprese) dai 3 ai 16 anni, la diffusione degli asili è carente nelle zone abitate dai rom così come è molto alto il tasso di abbandono scolastico. Quando l’accesso all’istruzione è garantito non è debellata la segregazione, dal momento che sono frequenti scuole rom e scuole non-rom ma anche classi rom e classi non-rom all’interno della stessa scuola con evidenti disparità in termini di qualità della formazione e disponibilità di risorse. Anche la sola origine genetica poi sembrerebbe uno dei motivi di inserimento dei bambini rom in scuole speciali di recupero rivolte principalmente a disabili mentali o a bambini con quoziente intellettivo inferiore alla norma. Il rapporto del Consiglio d’Europa ricorda come l’Ungheria sia stata condannata per questo dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2013 nel caso Horváth and Kiss v. Hungary.
Le condizioni di povertà cui sono costretti i rom, li rendono equiparabili per certi aspetti agli homeless. L’accesso negato agli alloggi, ivi compresi quelli popolari, relegano questa minoranza in periferie o porzioni di territorio marginali non servite da alcun tipo di infrastruttura di base. Emblematico il caso di Ozd nell’estate del 2013 dove le autorità ordinarono la chiusura delle fontane pubbliche unica fonte di acqua potabile per gli insediamenti rom limitrofi.
Il circolo vizioso della discriminazione si chiude con la scarsa integrazione nel mercato del lavoro laddove il Commissario Muiznieks lamenta l’impiego della manodopera rom in lavori senza alcun tipo di tutela sociale e legale, sottopagati, e privi di una adeguata formazione professionale.
Le soluzioni che il rapporto sollecita per abbattere il grado di segregazione dei rom sono quelle di un sistema scolastico più equo e inclusivo, piani per alloggi dalle condizioni abitative sostenibili e dignitose, inserimento nel mondo del lavoro con la prospettiva certa dei diritti sociali fondamentali garantiti.
Discrimiazioni contro le persone affette da disabilità
Nonostante l’Ungheria sia stato il primo paese nel 2007 a ratificare la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone affette da disabilità insieme al protocollo su di un meccanismo di ricorsi individuali, il rapporto identifica una serie di mancanze nell’implementazione di dette norme internazionali. Un problema serio è quello legato al reinserimento dei disabili nella comunità. I 25.000 adulti ancora confinati in istituti di assistenza sono un numero decisamente elevato. In seguito a diversi sopralluoghi, il Commissario ha concluso che molti di essi sarebbero pronti per essere reintrodotti nella società se ne avessero la reale possibilità, mentre altri avrebbero serie difficoltà per il troppo tempo trascorso nell’isolamento. Il Governo ungherese ha intrapreso un programma di ”deistituzionalizzazione” dei disabili. Se da una parte i tempi di questa strategia sono troppo lunghi – trent’anni dal 2011 al 2041 – anche la collocazione degli individui in strutture più piccole, per un massimo di 50 unità, non esclude del tutto il rischio della segregazione. In più il piano non sarebbe onnicomprensivo, non essendo rivolto ai bambini e agli adulti con disabilità intellettuali o psico-sociali.
Un’altra questione riguarda l’istituto della tutela ancora molto diffuso in Ungheria, a cui sono sottoposte 55.000 persone. Il Codice civile prevede inoltre tuttora la ”limitazione totale della capacità giuridica” per i disabili. Il rapporto sollecita una modifica del Codice insieme all’adozione di un approccio orientato al ”supporto all’individuo” piuttosto che alla ”sostituzione dell’individuo” nelle sue scelte di vita come le cure, il lavoro, l’abitazione o il partner. Assume particolare rilievo infine l’esigenza di garantire ai disabili il pieno e incondizionato diritto di voto senza che possa essere interdetto da leggi dello Stato o dalle corti. Oggi il sistema ungherese, come prevede anche la nuova Costituzione, può negare a persone ”con abilità mentale ridotta” i diritti di elettorato attivo e passivo attraverso la pronuncia di un tribunale.
Discriminazioni contro persone con identità gender (LGBT)
In Ungheria ogni discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale è perseguita dalla legge pur non essendo prevista espressamente dall’articolo 15 della Costituzione sull’eguaglianza. I legami tra persone dello stesso sesso sono riconosciuti dal 1996 e dal 2009 i diritti garantiti a queste coppie sono gli stessi delle coppie eterosessuali anche se il matrimonio tra questi soggetti non ha base giuridica. La Costituzione esclude ogni altra forma di vincolo familiare diversa da quella fondata ”sul matrimonio e sul legame genitore-figlio” ovvero sulla procreazione. Le preoccupazioni del Commissario si riferiscono al crescente clima di odio e violenza verbale e fisica di cui sono vittime gli LGBT. Un sondaggio del maggio 2013 dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali ha confermato che il 28% degli intervistati, tutti LGBT ungheresi, aveva subito aggressioni e minacce negli ultimi cinque anni mentre il 50% era stato molestato personalmente. L’elemento scatenante nella quasi totalità degli episodi citati è l’appartenenza alla comunità LGBT. In generale il 68% dei membri della comunità tende ad evitare alcuni luoghi pubblici per paura di essere attaccato in ragione del proprio essere gay, lesbica, gender o bisessuale. Anche il frequente bullismo scolastico è un aspetto inquietante di questo genere di discriminazioni. Dal 1997 si tiene a Budapest anche una marcia del ”Gay pride” che si ripropone annualmente con lo stesso carico di tensioni dovute spesso a contromanifestazioni organizzate anche da gruppi neo-nazisti in divisa. Un vasto dispiegamento di forze dell’ordine impedisce puntualmente il rischio di scontri. Resta molto da fare in questo campo, secondo il rapporto, in un contesto di recrudescenza in cui in passato ci sono stati anche diversi tentativi di introdurre il reato di ”promozione dell’omosessualità”.
Discriminazioni legate allo status socio-economico
Oggetto di critiche nel rapporto Muiznieks è l’insieme delle misure che colpiscono indigenti e senzatetto. In Ungheria, per motivazioni legate all’igiene e alla salute, al decoro, all’ordine pubblico e alla sicurezza, è stata dichiarata illegale la pratica del dormire all’addiaccio e della costruzione di tende, capanne o bivacchi. Il problema assume dimensioni notevoli se si calcola il numero dei senzatetto che ammonta a non meno di 30.000 unità. Un’aggravante è costituita dagli effetti della crisi economica sulla popolazione che ha contribuito ad innalzare il numero delle persone costrette a dormire per strada. Una legge del 2012 annoverava tra i reati minori la residenza abituale in luoghi pubblici così come l’occupazione di suolo privato per lo stesso scopo. La Corte Costituzionale su iniziativa dell’ombudsman ha dichiarato incostituzionale la legge perché in violazione della dignità umana dei senzatetto la cui condizione non può essere definita “un comportamento soggettivo specifico ma una condizione sociale non punibile dalla legge”. Nel marzo del 2013 le disposizioni contestate hanno acquisito rango costituzionale dopo essere state inserite nel testo della Legge fondamentale ungherese. In tal modo la Costituzione conferisce agli organi di autogoverno locale i poteri necessari per combattere le suddette forme di utilizzo degli spazi pubblici. Contestualmente viene sollecitato a livello costituzionale l’impegno da parte di tutte le amministrazioni territoriali nel garantire ai senzatetto alloggi alternativi. La violazione delle norme sugli spazi pubblici comporta pene pecuniarie (multe dai 15 ai 250 euro) e detentive. Il mancato pagamento delle multe porta in sè il rischio di un circolo vizioso tendente solo ad appesantire oltremodo il carico già oneroso delle ristrettezze economiche dei soggetti coinvolti. Il Commissario invita le autorità ungheresi a non utilizzare strumenti repressivi e discriminatori contro i senzatetto di cui si raccomanda, ai fini di una strategia efficace di risoluzione del problema, un censimento. La strada indicata dal rapporto è quella di prediligere soluzioni di alloggio che non siano emergenziali ma durature.
FONTI
Il rapporto è consultabile al link
https://wcd.coe.int/ViewDoc.jsp?Ref=CommDH(2014)21&Language=lanEnglish