IL PARTITO POPOLARE EUROPEO SOSPENDE IL FIDESZ. ORBÁN SI AUTOSOSPENDE

di Cristiano Preiner

Last week the European People’s Party political assembly decided to suspend with immediate effect the membership of the Hungarian conservative party FIDESZ following the proposal of 13 member parties. According to those parties the recent political behaviour of FIDESZ failed in fulfilling the principles and values the People’s Party embodies. Prime Minister Viktor Orbán, who voluntarily agreed to suspend the participation of FIDESZ int the EPP, called the result “a good decision”.

“Non hanno espulso il FIDESZ dal Partito popolare europeo”. “Saranno le conclusioni di una commissione di probiviri a determinare i rapporti futuri tra FIDESZ e PPE”. “E’ lo stesso FIDESZ che ha deciso di auto-sospendere la sua membership temporaneamente durante il periodo delle ispezioni”. Questi i primi lanci di agenzia comparsi sui portali dei canali di informazione pubblica e filo-governativa ungheresi subito dopo il tweet con cui Joseph Daul, presidente del PPE, annunciava la decisione dell’assemblea politica del partito di “sospensione del FIDESZ con effetto immediato” con 190 voti a favore e 3 contrari.

L’organo collegiale centrale del Partito popolare europeo, chiamato ad esprimersi su due punti critici della recente condotta politica di Orbán Viktor, ha espressamente chiesto un cambio di rotta. Nel febbraio scorso il leader ungherese aveva lanciato una campagna informativa – avvalendosi anche di cartellonistica pubblicitaria raffigurante il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker – volta ad istruire il popolo su quello che “veramente avessero in mente i burocrati di Bruxelles” dove “l’attuale maggioranza pro-immigrazione è impegnata ad incrementare i flussi migratori e a togliere l’Europa agli europei”. In più, a seguito di una serie di provvedimenti legislativi, la Central European University – fondata dal filantropo e magnate ebreo George Soros – era stata indotta ad abbandonare la propria sede centrale di Budapest.

Passa dunque la linea del compromesso come si evince dal documento redatto e adottato insieme allo stesso Viktor Orbán che può così ribadire all’opinione pubblica internazionale e soprattutto interna che “nessuno può espellere o sospendere un partito che ha vinto quattro elezioni consecutive e che nelle ultime due europee ha ottenuto il 47,56% ed il 52% dei consensi” poiché, diversamente, questo stesso partito piuttosto “si alza e se ne va”.

Ostenta sicurezza il primo ministro ungherese nella conferenza stampa internazionale convocata a Bruxelles subito dopo la chiusura dei lavori dell’assemblea politica del PPE, e tutto sommato è legittimato a farlo dalla lettera di un documento che, per quanto sintetizzi una condanna politica, non esprime tuttavia un giudizio definitivo. Le misure prese sono temporanee, inibiscono agli ungheresi i diritti di intervento, di voto e di proposta di candidature in seno agli organi europei del partito. Per il resto è tutto rimandato a dopo il voto europeo di maggio. Troppo rischioso per il PPE, in un quadro di incertezze politiche in cui l’integrazione europea affronta ora la prova dei sovranismi nazionali crescenti, perdere pezzi di elettorato che potrebbero rivelarsi numericamente determinanti. “Il PPE ha preso una buona decisione – spiega ancora Orban – perché ha salvaguardato l’unità e così potremo affrontare uniti la campagna elettorale in cui continueremo a sostenere Manfred Weber, candidato di punta dei popolari europei. Poi torneremo a sederci attorno al tavolo e si deciderà se per il FIDESZ c’è posto nel PPE, in quale tipo di PPE e per rappresentare che cosa”.

Al momento, per il premier magiaro, resta tutto invariato, dalla politica sull’immigrazione alla difesa della cultura e delle radici cristiane dell’Europa. “L’Ungheria vuole un’Europa forte ed un’Unione europea forte”. Orbán ha ricordato come si sia aperto un dibattito “interessante, stimolante e istruttivo” che riguarda il futuro stesso del Partito popolare che è “un’impresa coraggiosa e senza precedenti, ovvero una famiglia politica che si estende dai partiti della sinistra liberale fino a noi cattolico-conservatori di destra”. “L’unicità dell’esperienza popolare europea – ha continuato – sta nel tentativo, riuscito, di tenere insieme in un’unica comunità partiti così distanti tra loro”. Quello che è successo in queste settimane a questa “variopinta comunità”, ha concluso Orbán, è la ribellione di tredici partiti della sinistra liberale che hanno cercato di estromettere l’ala cattolico-conservatrice per spostarne il baricentro verso sinistra.

L’implementazione da parte del FIDESZ del documento politico adottato sarà monitorata da un comitato di valutazione composto dall’ex-presidente del Consiglio europeo ed ex primo ministro belga Herman Van Rompuy, dall’ex-presidente del Parlamento europeo, il tedesco Hans-Gert Pottering e dall’ex-cancelliere austriaco Wolfgang Schüssel. La troica europea si interfaccerà con i saggi “di parte” nominati da Orbán: Katalin Novák, vice-presidente del FIDESZ con delega agli affari esteri, Judit Varga, Segretario di stato del Ministero dell’Ufficio del Primo Ministro responsabile per le relazioni con l’UE e l’eurodeputato arancione József Szájer.

Fonti

Epp.eu (partito popolare europeo)

Hirado.hu (portale di informazioni in lingua ungherese)

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