HUNGARY. THE PARLIAMENT ADOPTED THE 9TH CONSTITUTIONAL AMENDMENT AND THE GOVERNMENT EXTENDED THE “PUBLIC HEALTH STATE OF EMERGENCY”

UNGHERIA. IL PARLAMENTO APPROVA IL NONO EMENDAMENTO COSTITUZIONALE E IL GOVERNO ESTENDE LO STATO DI EMERGENZA MEDICA

di Elena Maria Romeo*

 

Il 15 dicembre 2020 il Parlamento ungherese ha approvato il nono emendamento costituzionale con 134 voti favorevoli, 45 contrari e 5 astensioni. La proposta di emendamento era stata presentata il 10 novembre al Parlamento dal Ministro della Giustizia Judit Varga, membro del partito di destra Fidesz.

Il nuovo emendamento ha introdotto nella Costituzione un’ulteriore specificazione al concetto di famiglia. Secondo la modifica, alla formulazione dell’articolo L “L’Ungheria protegge l’istituto del matrimonio come unione tra un uomo e una donna […]. La famiglia è fondata sul matrimonio e sul rapporto genitori-figli” si aggiunge un’ulteriore precisazione, ovvero che “la madre è una donna, il padre è un uomo”.

L’Ungheria, inoltre, si impegna a garantire il diritto dei bambini di identificarsi in base al loro sesso di nascita e fornisce loro un’educazione conservatrice conforme ai valori costituzionali ungheresi e alla cultura cristiana.

Lo stesso giorno è stata approvata un nuova legge che vieta l’adozione alle coppie omosessuali.

Prima dell’approvazione della nuova legge le coppie omosessuali e transessuali potevano adottare bambini sfruttando la possibilità di adozione concessa alle persone single. Anche se quest’ultima possibilità non è stata esclusa, le nuove adozioni saranno concesse dal Ministero della Famiglia, attualmente guidato dalla conservatrice Katilin Novák, membro del partito Fidesz. L’emendamento costituzionale e la nuova legge si inseriscono in un più ampio progetto di riforme volute dal partito di maggioranza contro la “propaganda omosessuale”.

Lo scorso 19 maggio 2020 il Parlamento ha approvato con 134 voti favorevoli, 56 contrari e 4 astensioni una legge che disconosce lo status giuridico dei transgender e definisce il genere sulla base dei cromosomi alla nascita. Anche se le richieste all’anagrafe sul cambio di genere erano state già sospese nel 2017, con la nuova normativa il sesso biologico registrato alla nascita non potrà più essere modificato, con la conseguenza che i transgender non potranno ottenere il riconoscimento del nuovo sesso sui documenti ufficiali, nonostante in Ungheria sia concessa la possibilità di cambiare il proprio sesso sulla base di un’operazione chirurgica.

 

Bisogna capire se le ultime riforme patrocinate dal partito di Orbán sono compatibili o meno con i valori dell’Unione europea e se potrebbero avere ulteriori effetti sul già complicato rapporto tra l’Ungheria e le istituzioni europee, anche se è utile ricordare che a livello sovranazionale non vi è una definizione univoca di famiglia ma la disciplina della materia rientra nella competenza di ciascuno Stato.

Il nono emendamento introduce anche una nuova disciplina sugli stati di eccezione, che avrà validità a partire dal 1° luglio 2023. Secondo la nuova normativa, gli attuali sei stati di eccezione (stato di crisi nazionale, stato di emergenza, stato di difesa preventiva, stato di minaccia terroristica, stato di attacco inaspettato e stato di pericolo estremo) verranno ridotti a tre (stato di crisi nazionale, stato di emergenza e stato di pericolo estremo).

L’emendamento conferisce al Governo il potere di emanare regolamenti durante tutti e tre gli stati di eccezione, eliminando il potere del Consiglio di Difesa di intervenire durante lo stato di crisi nazionale e il potere del Presidente della Repubblica di emanare regolamenti durante lo stato di emergenza. Inoltre, per l’attivazione dello stato di emergenza e dello stato di pericolo estremo sarà richiesto il voto favorevole dei due terzi dei membri del Parlamento.

 Due giorni dopo l’approvazione della modifica al testo costituzionale, ovvero il 17 dicembre 2020, il Governo ha esteso lo “stato di emergenza medica” relativa alla pandemia da Covid-19 per ulteriori sei mesi. Questo particolare stato di eccezione è stato dichiarato per la prima volta il 20 giugno 2020 e ha permesso finora al Governo di agire attraverso decretazione di urgenza e di adottare limitazioni alle attività di negozi, alla fornitura di materiale medico, all’istruzione scolastica e universitaria. Tuttavia, gli ambiti di intervento sono definiti in maniera vaga dalla legge e ciò potrebbe favorire l’indebita espansione dei provvedimenti dell’esecutivo.

Fino al prossimo giugno, dunque, l’esecutivo guidato da Orbán sarà autorizzato ad adottare decreti che limitano ulteriormente le libertà e i diritti fondamentali dei cittadini ungheresi.

 

Fonti

 

*Dottore magistrale in Scienze Politiche e di Governo

 

Questa voce è stata pubblicata in EUROPA CENTRO-ORIENTALE, UNGHERIA e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.