GUSTAVO PETRO PRESIDENT OF COLOMBIA PROMISES “ESTE ES EL GOBIERNO DE LA VIDA, DE LA PAZ Y ASÍ SERÁ RECORDADO” 

di Marzia Rosti[i]

Il 7 agosto 2022 ha assunto la presidenza della Colombia Gustavo Petro, candidato della coalizione di sinistra Pacto Histórico «Colombia puede», che si è imposto su Rodolfo Hernández, imprenditore outsider a capo del movimento antisistema da lui stesso fondato Liga de Gobernantes Anticorrupción[ii]. La vittoria di Petro ha concluso una delle campagne elettorali più controverse e più tese che la Colombia abbia conosciuto e rappresenta senza dubbio una svolta, in quanto Petro è il primo presidente di sinistra della storia del paese e lui stesso nel discorso d’insediamento ha sottolineato l’importanza del momento storico che la nazione sta vivendo: “Quiero decirles que hoy empieza nuestra segunda oportunidad, nos la hemos ganado. Su esfuerzo valió y valdrá la pena, es la hora del cambio”.

Gustavo Petro ha un vissuto particolare: è un ex guerrigliero del Movimiento 19 de abril (M-19), che fu attivo in Colombia soprattutto tra gli anni Settanta e Ottanta e che, nel 1990, firmò un accordo di pace con il governo, ritirandosi dalla lotta armata per trasformarsi nel partito Alianza Democrática M-19, che svolse un ruolo chiave nella scrittura della Costituzione del 1991. Petro ne condivise il progetto rivoluzionario, poi ne seguì il processo di smobilitazione e la trasformazione in partito politico, nel quale militò sino al suo scioglimento nel 1997. Economista di formazione, fu deputato, poi senatore e, infine, sindaco di Bogotá sostenuto da formazioni politiche di sinistra. Nel 2018 si è candidato alle elezioni presidenziali, ma è stato sconfitto al ballottaggio dal conservatore Ivan Dunque, al quale ora succede.

Nel discorso di assunzione dell’incarico Petro ha indicato gli obiettivi prioritari del proprio governo, fra quali ricordiamo, in primo luogo, il raggiungimento della pace nel paese – “Tenemos que terminar con seis décadas de violencia y conflicto armado, con los dos siglos de la guerra eterna y perpetua de Colombia” – non solo grazie all’attuazione dell’Accordo di pace con le FARC del 2016, un processo che è stato ostacolato invece dal predecessore Iván Duque, ma anche con la messa in pratica delle raccomandazioni contenute nell’Informe Final della Comisión para el Esclarecimiento de la Verdad, la Convivencia y la No Repetición, presentato e consegnatogli nella cerimonia ufficiale lo scorso 28 giugno[iii]. A ciò si è aggiunto il richiamo a tutti gli attori armati ancora presenti nel paese perché cessino di combattere: se già durante la campagna elettorale Petro aveva annunciato l’inizio dei negoziati con l’Ejército de Liberación Nacional (ELN) e si era dimostrato disponibile anche a incontrare i gruppi dediti al narcotraffico, nell’assumere la presidenza il neo Presidente ha rinnovato l’esortazione, convinto che sia giunto il momento di percorrere una nuova tappa verso la pace: “No importa los conflictos que hay, se trata precisamente evidenciarlos a través de las palabras, de intentar sus soluciones a través de la razón, más democracia, más participación, para terminar con la violencia convocamos también a todos los grupos armados a dejar las armas, a aceptar beneficios jurídicos a cambio de la paz, a cambio de la no repetición de la violencia, trabajar como dueños de una economía próspera, pero legal”.

Il secondo obiettivo indicato è la riduzione delle disuguaglianze che contribuirebbe alla pace stemperando le tensioni e i conflitti sociali – la Colombia è uno dei paesi più disuguali del Mondo – e che Petro si propone di raggiungere grazie a una riforma fiscale, che potrebbe essere approvata dal Congresso in tempi brevi. Collegato è il terzo obiettivo, cioè la revisione del modello economico mantenendo e sviluppando però il sistema capitalista “No porque lo adoremos” – ha spiegato –, ma perché è funzionale per superare “la premodernidad en Colombia, el feudalismo, la nueva esclavitud”. Il quarto obiettivo prevede un governo “con y para las mujeres” e un primo passo in questa direzione è che la vicepresidente sia una donna afrodiscendente, Francia Márquez, alla quale spetterà anche il futuro Ministerio de Igualdad. Con una proiezione internazionale, Petro ha previsto infine una revisione della lotta al narcotraffico che si è rivelata sino ad ora fallimentare, avendo generato solo violenza, morte e un incremento del crimine organizzato, e ha chiesto la redazione di una nuova Convenzione internazionale in materia, che tenga in considerazione anche la figura dei consumatori.

Fra gli atti simbolici che hanno caratterizzato l’assunzione dell’incarico, se ne ricordano due: l’incontro con gli indigeni arhuacos e l’esibizione della spada di Simón Bolívar.

Prima della cerimonia del 7 agosto, Petro ha infatti incontrato il popolo indigeno ancestrale degli arhuacos nella Sierra Nevada de Santa Marta – un luogo considerato “el corazón del mundo”–, ha ricevuto due bastoni del comando (bastones de mando) dalle mani dei capi religiosi anziani (de los mamos mayores) ed ha sottolineato che il dono rappresenta “un signo de vinculación entre el ser humano actual, los ancestros, la fuerza que debe tener un gobernante para lograr los equilibrios esenciales, precisamente con el agua y con la vida, que es lo que define un buen gobierno”. Come è avvenuto in Bolivia con Evo Morales o più di recente in Honduras con Xiomara Castro, si tratta di un gesto simbolico che va oltre il riconoscimento anche da parte dei popoli indigeni dell’incarico istituzionale assunto, poiché mostra l’intenzione delle istituzioni colombiane di riallacciare i rapporti con i popoli ancestrali per rinnovare e condividere le politiche ambientali di cui il paese ha bisogno, con una particolare cura e attenzione per la regione Sierra Nevada de Santa Marta esposta alle conseguenze dei progetti estrattivi e del cambiamento climatico. A sottolineare l’impegno per l’ambiente è stata anche l’iniziativa dello stesso Petro di farsi scattare la foto ufficiale con la banda presidenziale con lo sfondo del río Caño Cristales o río de los Siete Colores (nella Serranía de la Macarena, departamento del Meta), nel parco naturale che racchiude una grande biodiversità.

Infine, Petro ha chiesto che venisse portata nel luogo della cerimonia – Plaza de Bolívar – la spada di Simón Bolívar, eroe delle lotte di indipendenza in America latina, un oggetto al quale è legato dallo stesso filo rosso che lo ha unito al movimento M-19. Quest’ultimo, infatti, nella notte del 17 gennaio 1974 la trafugò dalla Quinta de Bolívar nel centro di Bogotá[iv], lasciando al suo posto un volantino che recitava: “Bolívar no ha muerto. Su espada rompe las telarañas del museo y se lanza a los combates del presente. Pasa a nuestras manos y apunta ahora contra los explotadores del pueblo”. Della spada non si ebbero più notizie per 17 anni e fu il simbolo della rivolta armata, sino a quando negli anni 90 iniziarono i negoziati di pace fra il governo e appunto i guerriglieri ed una delle condizioni poste dalle istituzioni per raggiungere gli accordi fu che la spada venisse restituita. E in effetti il 31 gennaio 1991 venne consegnata dall’ex comandante dell’M-19 Antonio Navarro Wolff, avvolta nella bandiera colombiana. L’allora presidente César Gaviria dispose che fosse conservata in una cassetta di sicurezza nel Banco de la República e, in seguito, è stata trasferita in una teca nel palazzo presidenziale (Casa de Nariño), senza però che il pubblico potesse visitarla. Appena assunto l’incarico, Petro ha interrotto la cerimonia e ha chiesto che la spada venisse portata nella piazza per essere finalmente mostrata al popolo colombiano lì riunito[v].

Fra gesti simbolici e promesse, l’assunzione del mandato presidenziale è stata dunque l’occasione per Gustavo Petro per ricordare i temi della campagna elettorale e per sottolineare che il paese entra nella cosiddetta era de “la Colombia de lo posible”, nella quale ci dovrebbe essere più pace e maggiore inclusione sociale, più uguaglianza e maggiore protezione delle risorse naturali, oltre a un cambiamento delle politiche contro il narcotraffico: Petro ha assicurato che “Este es el Gobierno de la vida, de la paz y así será recordado”.

[i] Professore associato di Storia e Istituzioni dell’America latina, Università degli Studi di Milano.

[ii] Al ballottaggio del 19 giugno 2022 Gustavo Petro ha ottenuto il 50,57% dei consensi contro il 47,31% dei voti di Hernández e la partecipazione è stata di circa il 58% degli aventi diritto al voto. Esclusi al primo turno i candidati della destra. https://es.statista.com/estadisticas/1315252/resultado-de-las-comicios-presidenciales-de-segunda-vuelta-en-colombia/.

[iii] Risultato di 3 anni e 7 mesi di indagini durante le quali sono state ascoltate le testimonianze di almeno 30.000 persone per ricostruire le cause e le conseguenze del Conflitto Armato Interno.

[iv] È una casa dove visse per alcuni periodi el Libertador e che era stata trasformata in museo.

[v] Petro ha voluto che alla cerimonia in Plaza de Bolívar potessero assistere anche i cittadini, oltre ai capi di stato e al re di Spagna, Felipe VI, e in effetti si è registrata la presenza di circa 100.000 persone.

BIBLIOGRAFIA

 

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