Sviluppo costituzionale ed identità nazionale in Russia in vista dello scadere del quarto mandato presidenziale e della contrapposizione con la Corte di Strasburgo: la visione del presidente della Corte costituzionale.
di Angela Di Gregorio
Per quanto riguarda i più recenti sviluppi costituzionali in Russia, la situazione oscilla tra immobilismo costituzionale ed appelli a modifiche costituzionali “contenute”.
Mentre lo speaker della Duma di Stato, ed esponente di rilievo di Russia unita, Vjaeslav Volodin esorta a modifiche costituzionali (senza specificarne la direzione ma i media suppongono che si tratti di consentire l’immediata rielezione del Presidente in carica allo scadere del suo quarto mandato non consecutivo)1, e il Presidente Putin dimostra indifferenza, pur ammettendo che la modifica della legge fondamentale non è un tabù anche se andrebbe ampiamente discussa con la società2, il presidente della Corte costituzionale già nel mese di ottobre in una lunga intervista al quotidiano governativo Rossijskaja Gazeta3 ha esposto la propria posizione sull’argomento ritenendo possibili modifiche di poco rilievo o “puntuali”. Contemporaneamente Zor’kin ha espresso una serie di riflessioni dal tono filosofico sui concetti di identità costituzionale e sui valori sottesi alla Costituzione russa posti in contrapposizione alle degenerazioni morali della globalizzazione mondiale4.
Il tema non è nuovo nelle esternazioni del presidente e in diversi discorsi degli ultimi anni (reperibili sull’apposita sezione del sito della Corte costituzionale, www.ksrf.ru) Zor’kin ha espresso con chiarezza la sua posizione “nazionalista” e conservatrice nei confronti delle critiche occidentali. Ciononostante nell’intervista di ottobre non mancano accenni critici all’attuale configurazione del potere.
Zor’kin innanzitutto afferma che, considerando che da più parti vi sono appelli a trasformazioni “cardinali” della Costituzione, bisogna essere invece molto cauti. Riconosce i difetti della Costituzione: «assenza di un dovuto bilanciamento nel sistema di pesi e contrappesi, una tendenza a favore del potere esecutivo, una insufficiente precisione nella distribuzione delle competenze tra Presidente e Governo, nella determinazione dello status dell’Amministrazione presidenziale e nei poteri della procura». Inoltre «la configurazione dell’art. 12 cost. da motivo di contrapporre gli organi dell’autogoverno locale agli organi del potere statale (compresi gli organi rappresentativi del potere statale) mentre gli organi dell’autogoverno locale per loro natura sono solo un anello inferiore, locale del potere pubblico nella FdR. Difetti esistono pure nella ripartizione delle materie di competenza e delle attribuzioni tra la Federazione e i suoi soggetti». Non si capisce come a difetti così importanti dell’architettura costituzionale del potere si possa porre rimedio con modifiche “puntuali” ma è quanto Zor’kin suggerisce.
La Costituzione è stata scritta in un momento storico particolare ma con l’obiettivo di durare nel tempo in quanto si può adattare alle condizioni socio-economiche del tempo attraverso la prassi costituzionale diffusa a livello mondiale della “Costituzione vivente”: «basarsi su tale dottrina consente, senza traviare l’essenza del significato giuridico posto nel testo della Costituzione, di esprimere il suo significato attuale nel contesto delle realtà socio-giuridiche contemporanee». La stessa Corte costituzionale si sarebbe da tempo orientata verso tale approccio di interpretazione della Costituzione. In tal modo si può comprendere profondamente, scoprire e sviluppare continuamente il potenziale giuridico della legge fondamentale ed adattarla ai tempi. Non si può pretendere che una riforma radicale della Costituzione possa risolvere i problemi del momento anzi potrebbe destabilizzare la vita politica. Allo stesso tempo la Costituzione ha un’importante funzione di integrazione sociale. Nel paese favorisce il consenso sociale e la stabilità socio-politica. Sull’arena internazionale è fattore importantissimo «di sostegno e rafforzamento dell’identità nazionale, giustificata dalle peculiarità storiche, socio-culturali e geopolitiche di sviluppo della Russia».
Zor’kin rammenta quali sono i problemi più acuti della società russa contemporanea. Come si evince dai ricorsi presentati alla Corte costituzionale i problemi più sentiti dai cittadini sono quelli socio-economici, in particolare l’insufficiente tutela dei diritti sociali. A ciò si lega un’estesa insofferenza per le disuguaglianze sociali, la stanchezza derivante da tre decenni di riforme ed anche dalla pressione economica delle sanzioni (che Zor’kin ritiene contrarie al diritto internazionale) da parte degli USA e dell’Europa occidentale. Zor’kin critica la recente riforma delle pensioni che ha toccato ampie fasce della popolazione compresi i più poveri. Per Zor’kin la soluzione è «unire il collettivismo proprio del popolo con la creazione di un ambiente economico e politico concorrenziale». Inoltre il contributo della Corte costituzionale va nel senso di proteggere i diritti socio-economici dei cittadini, soprattutto di quegli strati della popolazione che si sono trovati esclusi dai processi di privatizzazione della ex proprietà sovietica nazionale. Con la precisazione che «per tutela di tali diritti la Corte costituzionale non intende una benevolenza di Stato, dettata da motivazioni di opportunità politica o di carattere morale, ma l’attuazione degli artt. 1 e 7 della Costituzione secondo cui la Russia è uno Stato diritto, democratico e sociale». Pertanto la Corte costituzionale si sforzerà di costituire dei meccanismi di compensazione per consentire alle fasce più deboli della popolazione di avere l’eguaglianza dei punti di partenza per realizzazione i propri diritti e libertà. Tale considerazione dei diritti sociali non significa però diminuire il significato di quei diritti tradizionali “liberali” come i diritti personali e politici, né la mancata valorizzazione della proprietà privata e della libertà economica. Nonostante tutte le difficoltà della Russia post-sovietica Zor’kin ritiene che il diritto di proprietà privata sia una conquista importante delle trasformazioni del paese e del suo sviluppo futuro. Pertanto la Corte costituzionale «verificando la costituzionalità della legislazione nella sfera socio-economica, ogni volta cerca un ragionevole bilanciamento tra le garanzie della proprietà privata, da un lato, e la tutela dei diritti sociali della popolazione, dall’altro, rivestendo il ruolo di un arbitro sociale sui generis». Tutto questo nella ricerca del rapporto ottimale tra giustizia sociale e libertà individuale.
Zor’kin dunque, parlando a nome della Corte riporta una posizione piuttosto radicata tra gli intellettuali russi (ed anche nell’élite politica) che, nel fare emergere o riemergere quelle che sono percepite come peculiarità nazionali tradizionali, mira a contemperare – in nome di una concezione del diritto «come il principale strumento di integrazione sociale prodotto dall’umanità» – l’approccio giuridico liberale-individualistico (»oggi dominante nella teoria e nella prassi mondiale») con quello solidaristico (della solidarietà sociale). Tale approccio alla concezione del diritto «nella massima misura corrisponde alla mentalità del popolo della Russia, alla sua coscienza giuridica e morale».
Su questo non si può non concordare. In Russia, sia per il passato “comunitarista” contadino che per quello comunista sovietico, dopo 30 anni di riforme di mercato si percepisce con chiarezza la volontà di rigetto di un’idea individualista di mercato selvaggio come pure delle diseguaglianze provocate dalla concentrazione indebita dei beni pubblici nelle mani di una ristretta élite. Si tratta di un aspetto importante che non si può ignorare: molte delle difficoltà socio-ecomoniche odierne derivano dalla ingiusta privatizzazione dei beni statali negli anni ’90 e dunque da una distribuzione diseguale delle ricchezze. Ciò mette in dubbio sia la legittimità della proprietà così acquisita che la stessa fiducia dei cittadini nello Stato. I problemi delle diseguaglianze, della proprietà e della corruzione sono dunque correlati. Del resto, a prescindere dalle repressioni e restrizioni del pluralismo politico i liberali in Russia sono sempre stati pochi e isolati nella storia.
Il “solidarismo” russo ha radici più antiche del comunismo e non è liquidabile semplicemente come autoritarismo. I toni filosofici del discorso di Zor’kin sono ampi. Egli ricorda che la filosofia russa della fine del XIX-inizio XX secolo (con i concetti di “sobornost’”, ecumenicità, fratellanza universale, etc.) tendeva ad unire l’idea di un’eguaglianza astratta e “disumana” di tipo giuridico formale con l’idea proveniente dal primo cristianesimo della responsabilità di ognuno non solo per se stesso ma anche per gli altri. Insomma la tendenza ad unire il principio individuale con quello sociale. Egli spera che queste conquiste della filosofia del diritto russa vengano utilizzate dalla teoria e dalla prasi giuridica odierne. Ciò consentirebbe di emanciparsi dalle concezioni erronee del solidarismo come di un’ideologia di tipo autoritario (anche qui velate critiche?) e di far rinascere in Russia una visione solidaristica che si emancipi dalle vestigia del socialismo. Il problema principale per Zor’kin è dunque rappresentato dalla giustizia sociale (non solo in Russia) senza la quale non si può attuare il potenziale giuridico della Costituzione.
Come detto ci sono dei velati toni critici. A parte il riferimento all’eccessivo peso dell’esecutivo nel testo costituzionale, si ricorda il punto dove Zor’kin collega naturalmente la concorrenza economica a quella politica, avvertendo che «tale processo deve svolgersi in maniera tale che alla fine il potere statale non venga di fatto monopolizzato da un solo partito, o gruppo o organizzazione e dai poteri a questo sottostanti. È indispensabile che l’opposizione abbia la reale possibilità di pervenire al potere in maniera costituzionale, ossia sulla base di una onesta concorrenza politica». Ma il pluralismo non è certo garantito dalla presenza di più partiti politici.
Nell’ultima parte del suo intervento Zor’kin si sofferma su di un altro tema che è divenuto molto in voga anche nella dottrina giuridica russa degli ultimi anni ossia quello dell’identità costituzionale, che secondo il giudice è rappresentata dalla sensazione del cittadino di appartenere al popolo plurinazionale, che è unito, come si dice nel preambolo della Costituzione, dalla sorte comune sulla propria terra. Come per altri paesi del mondo la ricerca della propria identità costituzionale sarebbe una reazione alla globalizzazione ed ai mali che questa produce in diverse sfere. Insomma cultura dei valori nazionali versus globalizzazione. Date queste premesse si giunge al cuore del ragionamento, quello che altrove viene effettuato da politici come Orban, ossia alla contestazione dell’ordine valoriale della globalizzazione, e dell’impoverimento valoriale che questa rischia di produrre. Per rimediare, bisogna «contrapporre ai processi selvaggi della globalizzazione socio-culturale la comprensione delle proprie specificità che non si prestano ad universalizzazione». Anche se in astratto tale identità potrebbe inglobare anche una dimensione europea (come dice Zor’kin tale identità si esprime, a livello di coscienza di massa, nel tentativo di formulare la propria identità religiosa, nazionale o regionale – ad esempio europea -, di conservare e rafforzare i valori tradizionali della famiglia, cultura, stili di vita, etc. ) tuttavia altre componenti di questa identità sembrano andare contro una visione paneuropea di un patrimonio di valori giuridici condivisi. Infatti, a livello di organi statali l’identità si esprimerebbe nel tentativo di contrastare l’erosione della sovranità nazionale-statale e rafforzare l’identità giuridico-costituzionale dello Stato. Si osserverebbe ovunque un’insofferenza dei cittadini degli Stati nazionali verso l’espansione della regolamentazione sovra-nazionale, il cui deficit democratico diventa sempre più evidente.
In questa tendenza perversa vengono però inserite anche le organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti cui la Russia stessa aderisce, ossia la CEDU. Infatti, prosegue Zor’kin «bisogna particolarmente evidenziare il deficit democratico degli organi sovranazionali per la tutela dei diritti dell’uomo, inclusa la Corte europea per i diritti dell’uomo. La Corte, dall’entrata in vigore del protocollo addizionale n. 11 alla CEDU ha ottenuto tutte le possibilità formali per modificare in maniera orientata il sistema convenzionale ed implementare in maniera eccessivamente libera la propria posizione attivista». L’influenza dei cittadini degli Stati europei sulla Corte è ridotta al minimo, cosa che se da un lato consente di salvaguardare l’indipendenza della Corte dall’altro la rende distante dai reali problemi sociali e dal reale consenso che ha luogo a livello degli Stati nazionali (sono le stesse argomentazioni usate dalla Corte costituzionale russa quando ha dovuto contrapporsi alla Corte di Strasburgo). Tutto ciò, secondo Zor’kin, rende necessario creare determinati “controlimiti” per impedire all’organo sovranazionale di non andare troppo oltre nel proprio attivismo giurisprudenziale. Mentre la Corte EDU ha elaborato una dottrina piuttosto contraddittoria del margine di apprezzamento, gli Stati nazionali possiedono (come previsto dalle loro Costituzioni) propri limiti di scostamento che sono determinati dalla loro comprensione dell’identità costituzionale nazionale.
Come ricorda Zor’kin, il concetto di identità costituzionale nella prassi giuridica è stato per la prima volta utilizzato nelle sentenze della Corte costituzionale del 14 luglio 2015 e del 19 aprile 2016 relativamente alla possibilità di eseguire la sentenza della Corte EDU del 4 luglio 2013 nel caso Anugov e Gladkov contro Russia. Secondo Zor’kin nell’elaborare la relativa dottrina dell’identità costituzionale la dottrina russa si sarebbe ispirata alle corti di una serie di paesi stranieri (cita la Germania, l’India) dal momento che si tratta di un tema sentito ed affrontato dalle corti costituzionali o supreme di tutto il mondo (in particolare si fa riferimento alla decisioni che proteggono i diritti sociali). In realtà, pare che sia Ungheria che Russia abbiano strumentalizzato la teoria dei controlimiti di alcune corti occidentali che era stata coniata per difendersi dalla UE e non dalla CEDU e con sfumature ben diverse (alla fine le corti si adeguavano sempre alla normativa sovranazionale, seppur con un rapporto proficuo di scambio reciproco: si veda ad esempio il caso Taricco ma a contrario la corte ceca nel caso delle pensioni slovacche).
Zor’kin dunque critica l’interpretazione evolutiva della Cedu fatta dalla corte di Strasburgo: «particolarmente incomprensibile e sospetta è la mancata presa in considerazione da parte della Corte EDU del fatto che gli organi nazionali di controllo costituzionale non hanno lo stesso grado di libertà nell’interpretare la Costituzione che si consentono i giudici europei nella propria interpretazione delle disposizioni astratte della convenzione europea. La cosiddetta interpretazione evolutiva della Convenzione da parte della Corte europea in sostanza è rivolta alla creazione di un nuovo spazio giuridico europeo unificato. Ma la giustizia costituzionale nazionale non può fuoriuscire dai limiti di interpretazione stabiliti sia dalla stessa costituzione che dalle convenzioni createsi nella società e che sono alla base dell’identità costituzionale del popolo…Se si concorda sul fatto che l’identità costituzionale esprime il risultato del consenso sociale dei cittadini dello Stato nelle questioni di comprensione dei diritti dell’uomo, ossia, in sostanza, nelle questioni legate alla comprensione di ciò che è l’uomo e in cosa consiste la sua dignità umana, allora bisogna riconoscere quanto segue: 1) il consenso sociale nella questione dei diritti dell’uomo nei diversi Stati ha una specificità socio-culturale e 2) è proprio tale consenso sociale che viene creato dalla maggioranza della società per la maggioranza stessa». Da questo sembra discendere fatalmente la compressione dei diritti delle minoranze: «non intendo che la concezione dell’identità costituzionale sia orientata solo alla tutela dei diritti della maggioranza…ma i diritti delle minoranze possono essere tutelati nella misura in cui la maggioranza acconsente..non si può vincolare tutta la società ad una normativa che nega o mette in dubbio i valori basilari del bene comune, condivisi dalla maggioranza della popolazione del paese». Da qui alla negazione dei diritti individuali di libertà per un più grande ed importante bene sociale il passo è breve. Sembra l’antitesi delle idee liberali (e dunque democratiche) e ricorda molto il passato sovietico.
La dottrina dell’identità costituzionale, sulla quale secondo il giudice bisogna ancora lavorare molto, può essere quello spartiacque che consenta di distinguere le modifiche accettabili dell’ordinamento costituzionale interno da quei principi cui gli Stati che hanno accettato la giurisdizione obbligatoria degli organi sovranazionali, non possono e non debbono rinunciare. La Russia non ha ancora elaborato una strategia di sviluppo corrispondente alle aspettative della società ed alle aspirazioni di questa alla giustizia ed anche a quella nuova collocazione nel mondo cui il nostro paese pretende. Volendo provare a delineare i contorni di questa strategia Zor’kin suggerisce la seguente sfida costituzionale per la Russia, ossia di bilanciare due tendenze, comunitarismo ed economia di mercato, insieme al pluralismo politico (ma meglio un sistema bipartitico come quello USA): «bisogna sapere coniugare il collettivismo connaturato al popolo della Russia, e formatosi a causa della natura severa, alle innumerevoli guerre difensive, alla necessità di unificare molteplici popoli e nazioni, sulla base dei principi costituzionali dello Stato di diritto democratico e sociale con la creazione di un ambiente economico e politico concorrenziale…perché l’unità e la lotta alle contrapposizioni sono la fonte di ogni sviluppo».
Riferimenti
www.rg.ru (Rossijskaja Gazeta)
www.ksrf.ru (sito della Corte costituzionale)
www.kremlin.ru (sito del Presidente della Russia)
1 Discorso del 25 dicembre 2018 per commemorare i 25 anni della Costituzione. Volodin ha suggerito di trovare una modalità che coinvolga gli stessi giudici costituzionali oltre che eminenti costituzionalisti ed esperti. Il portavoce del Cremlino Peskov ha immediatamente smentito che ci siano iniziative ufficiali al riguardo. Vedi http://tass.com/politics/1037947.
2 Conferenza stampa del 20 dicembre 2018. In risposta a chi gli chiedeva se si poteva modificare la Costituzione, in particolare per introdurre il patriottismo come ideologia ufficiale oppure fosse impossibile, Putin ha risposto «No, è solo vietata una ideologia ufficiale ma nessuno ha bandito il patriottismo. .. per quanto riguarda le modifiche costituzionali si tratta di una questione che deve essere ampiamente discussa a livello sociale».
3 “Bukva i duch Konstitucii” (Lettera e spirito della Costituzione), 9.10.2018, www.rg.ru/2018/10/09/zorkin-nedostatki-v-konstitucii-mozhno-ustranit-tochechnymi-izmeneniiami.html.
4 In argomento vedere anche S. A. Gracheva, Development of Concept of Constitutional Identity in Connection with the Search for Approaches to Resolving of Collisions of Constitutional Regulators and Law of the European Convention of Human Rights, in Zhurnal Rossiyskogo Prava, 9, 2018, pp. 52-64.