HUNGARY: POLITICAL OPPOSITION TO A TURNING POINT?
di Massimo Congiu[1]
Foto © OSME
Da quando è tornato al potere, nella primavera del 2010, Viktor Orbán si è impegnato a indebolire ulteriormente la già fragile opposizione con l’intento di neutralizzarla. Va ricordato che, alle elezioni politiche di undici anni fa, l’attuale premier aveva di fronte un partito socialista, allora al governo, in calo verticale di consensi e ai minimi storici in termini di popolarità. Al Fidesz non risultò pertanto difficile aggiudicarsi il favore degli elettori. A dire il vero stravinse ottenendo la maggioranza parlamentare di due terzi. Cosa che gli diede modo di far adottare una nuova Costituzione e ottenere l’adozione di leggi e provvedimenti autoritari di fronte ad un’opposizione tramortita e pressoché impotente.
Di nuovo al governo, Viktor Orbán ha voluto e ottenuto modifiche della legge elettorale per dar luogo a meccanismi favorevoli al suo partito, nel frattempo si è speso molto per dividere l’opposizione e delegittimarla agli occhi dell’elettorato. Alla vigilia del voto svoltosi nel 2014 ci fu anche chi disse che LMP, partito di orientamento liberale ed ecologista, avesse preso soldi dalle forze del governo per non entrare in coalizione con le formazioni di centro-sinistra.
Vero o meno, Orbán ottenne la seconda vittoria consecutiva prevalendo sull’alleanza formata da socialisti e liberali che accusavano il premier di spingere il paese verso una deriva antidemocratica, sempre più vicina alla Russia di Putin e sempre più lontana da Bruxelles e dal rispetto dello Stato di diritto.
In tutti questi anni Orbán non ha mai partecipato a un confronto diretto con esponenti dell’opposizione, mostrando di non avere alcuna considerazione di loro. La sua macchina propagandistica ha operato finora per ridicolizzare l’opposizione e delegittimarla di fronte all’opinione pubblica. In questo modo, l’uomo forte d’Ungheria ha svuotato la politica di significati, l’ha impoverita e portato l’opposizione all’incapacità di concepire un qualsivoglia progetto politico, essendo stata a lungo impegnata a garantirsi, in qualche modo, la sopravvivenza.
C’è però una parte certo non inconsistente di popolazione che desidera un cambiamento e che finora, però, non ha potuto affidare le sue speranze a un soggetto politico forte e capace di offrire un’alternativa. C’è una società civile in formazione che si attiva e che sul piano partitico ha fatto da propulsore a Momentum, partito di recente nascita e di orientamento liberale, con due seggi al Parlamento europeo, caratterizzato da una composizione prevalentemente giovanile. Orbán ha a lungo beneficiato dell’esistenza di un’opposizione frammentata. Negli ultimi mesi del 2019 è però successo qualcosa: i partiti a lui opposti si sono coalizzati per le elezioni amministrative e hanno vinto in diverse città, tra esse anche Budapest che, a dire il vero, non è mai stata una roccaforte del Fidesz. La vittoria è maturata attraverso un accordo di alleanza e un patto di desistenza siglato con il partito nazionalista Jobbik.
Un successo salutato dagli ungheresi contrari a Orbán secondo i quali l’esperienza mostra inequivocabilmente che uniti si vince o si riesce, per lo meno, a cominciare a infastidire il sistema e gettare qualche seme per il cambiamento. Bisogna però vedere se tale schema può funzionare a livello nazionale.
A questo proposito va precisato che anche alla fine del 2020 qualcosa si è mosso: i principali partiti dell’opposizione hanno concluso un’intesa per le prossime elezioni politiche previste per l’aprile del 2022. Protagonisti dell’iniziativa sono sei soggetti politici che vanno dai socialisti a Jobbik, passando per soggetti centristi, liberali e verdi. L’accordo è stato raggiunto per dar vita a una lista nazionale che esprima un solo candidato comune in ogni circoscrizione uninominale. A capo della lista ci sarà un unico candidato premier da eleggere tramite elezioni primarie secondo un meccanismo inusuale nel Paese.
I sei affermano il loro impegno a lottare contro la corruzione attribuita al governo e contro la gestione, da parte di quest’ultimo, dei fondi UE che, secondo i critici, avviene spesso in modo non proprio trasparente. Nel loro programma figura anche l’impegno a favore dell’indipendenza della magistratura, per la difesa dello Stato di diritto e della libertà di stampa negata da un sistema che ha da poco spento i microfoni di Klubrádió, l’unica emittente libera ungherese, assai seguita dagli spiriti antigovernativi e critica nei confronti dell’esecutivo. Di più: i partiti che hanno firmato l’accordo intendono riscrivere la Costituzione e cambiare la legge elettorale in senso proporzionale.
Riguardo all’impegno per la libertà d’espressione, vi sono da segnalare interessanti movimenti da parte della società civile e degli intellettuali anti-sistema che, con uno sguardo rivolto anche al voto dell’anno prossimo, risultano attivi sui social, ad esempio, con l’iniziativa chiamata Nyomtass te is! (Print it yourself!). Il suo scopo è far circolare un’informazione – un po’ sul modello dei samizdat – con contenuti veritieri e liberi, a maggior ragione dopo l’episodio riguardante Klubrádió che, silenziata sull’etere, ha intrapreso una nuova sfida al potere continuando a trasmettere sul web. Di recente, lo scrittore Pál Zavada si è palesato in un video che circola sui social per sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto a questa modalità di lotta politica e sociale. Già qualche anno fa, la scrittrice e docente universitaria Zsófia Bán, aveva parlato della necessità di ricorrere a vecchie-nuove forme di espressione e di comunicazione per contrastare il sistema, e menzionato i samizdat come veicolo col quale contribuire a far circolare idee e provare a ricostruire un senso comune.
La creatività, quindi, sembra non mancare; l’essenziale è che sia supportata da un’azione politica compatta. Non sarà facile ma vale la pena di tentare.
FONTI
- https://index.hu/belfold/2020/12/28/nagy_utat_jart_be_az_ellenzeki_egyuttmukodes_2020-ban/
- https://hvg.hu/itthon/20201220_Megszuletett_a_teljes_ellenzeki_osszefogas
- https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=3059649300934410&id=100006681108176
- https://www.nyomtassteis.hu/?fbclid=IwAR1NGCRK7876KlflHtCSX1VoRv8eMPoV7K73Z7TT_TDG-A7mSB2GWtXRL9M
- M. Congiu, a cura di: Un’altra Ungheria, Bonomo, Bologna, 2018, pp. 16, 17.
[1] Giornalista e studioso di geopolitica dell’Europa centro-orientale, curatore dell’OSME (Osservatorio Sociale Mitteleuropeo, www.osmepress.wordpress.com, in corso di rifacimento)