Ungheria. È Péter Márki-Zay l’anti-Orbán. Come si arriva alla scelta del candidato unico delle opposizioni

di Cristiano Preiner

Si sono concluse domenica 17 ottobre con la sorprendente vittoria di Péter Márki-Zay le primarie organizzate dalle opposizioni ungheresi per scegliere lo sfidante di Viktor Orbán alle elezioni politiche della prossima primavera. Il giovane sindaco della cittadina di provincia Hódmezővásárhely, conservatore moderato, leader di un proprio movimento civico e padre di sette figli, ha avuto la meglio sulla più quotata Klára Dobrev, europarlamentare e moglie dell’ex premier socialista, nonchè presidente di Coalizione Democratica, Ferenc Gyurcsány.

Riportiamo di seguito i dati ufficiali relativi allo scrutinio del secondo turno per cui si è votato dal 10 al 16 ottobre scorso.

Votanti: 662.353

Voti validi: 655.237

Schede annullate:  7.116

Risultati per la carica di candidato premier:

Péter Márki-Zay: 371.560     (56,71%)

Klára Dobrev: 283.677           (43,29%)

(*) fonte: elovalasztas2021.hu

La strada verso le primarie di coalizione

Le primarie non sono una novità assoluta nella recente storia elettorale del paese. Nel giugno del 2019 erano state sempre le opposizioni alla coalizione di governo FIDESZ-KDNP a farvi ricorso per scegliere un candidato unitario alla carica di sindaco di Budapest. Fu eletto in quella circostanza Gergely Karácsony che nell’ottobre dello stesso anno avrebbe “strappato” la capitale al sindaco uscente István Tarlos. A prescindere da ogni futuro risultato, quello delle primarie sembra essere lo strumento più adatto a servire la strategia delle forze politiche che si oppongono a Viktor Orbán, una strategia che muove proprio da Hódmezővásárhely, storicamente considerata roccaforte del FIDESZ. In questo centro dell’Ungheria meridionale, quasi a ridosso dei confini con Serbia e Romania, nel febbraio 2018 si è consumato positivamente il primo esperimento di desistenza delle opposizioni proprio in favore dell’indipendente Péter Márki-Zay che, alle elezioni amministrative suppletive, ha battuto il candidato del FIDESZ-KDNP con un vantaggio di quindici punti percentuali. Il 2019 è l’anno delle Europee, che hanno segnato la crescita di forze politiche come Coalizione Democratica e del nuovo partito Momentum, e delle amministrative d’autunno, dove si sono registrate poche, inattese ma significative vittorie del fronte anti-Orbán. Sebbene questi risultati siano lontani dallo scalfire le importanti affermazioni elettorali del FIDESZ, lasciano intravedere un dato non trascurabile. E’ sempre più evidente che le opposizioni unite sono matematicamente competitive e, guardando alle sfide nei collegi uninominali delle politiche dell’aprile 2022, possono mettere a rischio la conferma della super-maggioranza arancione dai due terzi che il premier magiaro detiene ininterrottamente dal 2010 nell’Assemblea Nazionale.

2020 l’anno dell’unità delle opposizioni

Nell’agosto del 2020 si è tenuto il primo dei tre vertici tra i leader dei sei partiti di opposizione – Coalizione Democratica, Jobbik, Partito socialista, La politica può essere diversa, Dialogo e Momentum – che hanno portato nel mese di dicembre alla firma del patto che sancisce la nascita di una lista comune in vista delle elezioni politiche. Smantellamento della corruzione sistemica, fine dell’illimitato arricchimento degli oligarchi, ripristino della libertà di stampa, una nuova Costituzione, una nuova legge elettorale, l’elezione diretta del Capo dello Stato, oltre ai principi organizzativi delle primarie, sono il manifesto di qualcosa che ambisce ad essere molto più di un semplice cambio di governo. Non è un caso che il documento sottoscritto dai partiti della coalizione rechi il titolo di “Le garanzie di un cambio di era” (Korszakváltás Garanciái). Il dinamismo dei partiti di opposizione non ha colto impreparato Márki-Zay che, il 28 gennaio 2021, in qualità di presidente del movimento civico da lui fondato – L’Ungheria di tutti (Mindenki Magyarországa Mozgalom) – durante una conferenza stampa evento in diretta Facebook, ha annunciato la presentazione dei suoi primi diciassette candidati in altrettanti collegi uninominali in vista delle primarie. Il giovane sindaco espressione della società civile ha giocato di anticipo ed ha potuto così definitivamente aggregarsi, partecipare e concorrere a quel meccanismo di selezione dei candidati che lui stesso ha continuamente promosso a partire proprio dal suo successo elettorale.

Il meccanismo delle primarie

Lo scopo delle primarie ungheresi è stato quello di selezionare un candidato unico alla carica di primo ministro e 106 candidati comuni nei 106 collegi uninominali previsti dalla quota maggioritaria della legge elettorale. Tutti gli eletti rappresenteranno i sei partiti che hanno sottoscritto l’accordo di coalizione e formeranno gruppi parlamentari sulla base dell’appartenenza partitica. E’ prevista la creazione di una lista comune nazionale che sarà tuttavia successiva e affidata alla mediazione tra le forze politiche. A sovrintendere e gestire l’organizzazione delle primarie è stata creata una commissione nazionale (Országos Előválasztási Bizottság). Il voto, espletabile anche online, poteva essere esercitato da tutti i cittadini ungheresi con residenza permanente nel paese e dai minorenni che saranno maggiorenni al momento delle elezioni nell’aprile 2022. La procedura elettorale ha previsto due turni. Al primo turno si votava per i candidati nei collegi uninominali e per la carica di candidato primo ministro. Avrebbe avuto accesso al secondo turno – non previsto nel caso di superamento della maggioranza assoluta dei consensi da parte di un candidato premier – chi avesse superato il 15% dei voti.

Il primo turno

Oltre a Péter Márki-Zay i contendenti del primo turno erano due giovani leader di partito: il quarantunenne Péter Jakab, presidente della ormai ex-estrema destra di Jobbik ed il trentaduenne András Fekete-Győr, a capo di Momentum, nuova formazione politica non presente in Parlamento ma che aveva ottenuto un importante risultato alle precedenti elezioni europee. L’unica donna in campo era la candidata di Coalizione Democratica Klára Dobrev, moglie del controverso ex-premier socialista Ferenc Gyurcsány. Il concorrente da battere era l’ultimo a candidarsi in ordine di tempo. L’attuale sindaco di Budapest Gergely Karácsony è sceso in lizza il 15 maggio e dopo il trionfo nella capitale ungherese alle amministrative del 2019 si proponeva per essere lui stesso l’anti-Orbán nel voto della prossima primavera.

II secondo turno

Al primo turno sono stati tre i candidati ad aver superato la soglia del 15% e l’ordine di arrivo ha presentato non poche sorprese. La prima di queste è stata il secondo posto del favorito Karácsony alle spalle della Dobrev, la cui vittoria nella prima tornata è comunque espressione della forza crescente di Coalizione Democratica che attualmente, considerando anche il voto alle ultime europee, è il primo partito delle opposizioni.  Il terzo posto di Péter Márki-Zay, che ha superato i più giovani e affermati leader di partito Jakab e Fekete-Győr, è stata la vera e inattesa novità di queste primarie. Non è scontato ma tuttavia il facilmente intuibile che la Dobrev non sia destinata ad andare molto oltre i 216.248 voti ottenuti. Tra Karácsony (169.434 voti) e Márki-Zay (126.628 voti) si è aperto infatti un confronto serrato che ha portato uno dei due contendenti a rinunciare in favore dell’altro. L’imprevisto passo indietro del sindaco di Budapest, che contestualmente corrisponde al pubblico sostegno per il suo omologo di Hódmezővásárhely, si è rivelato determinante ed ha reso concreta la possibilità di un successo di Márki-Zay forte anche dell’appoggio dei Socialisti e di Momentum. L’elemento considerevole del secondo turno non è stato tanto il numero dei votanti, che ha superato di misura quelli del primo turno, quanto la mobilitazione di 200 mila nuovi elettori che hanno consentito al presidente di L’Ungheria di tutti di vincere nella provincia e di stravincere a Budapest.

Le reazioni del governo

L’attivismo e l’inevitabile esposizione mediatica delle iniziative politiche delle opposizioni hanno costretto la propaganda del FIDESZ a confrontarsi con una situazione nuova ed a pianificare una reazione adeguata. Si è scelto di attaccare colui che è considerato da tempo il deus ex machina del fronte anti-Orbán: Ferenc Gyurcsány. Subito dopo l’affermazione di Klára Dobrev al primo turno e al successivo ritiro di Karácsony, il responsabile della comunicazione del FIDESZ István Hollik aveva pubblicamente escluso ogni possibilità di vittoria per Márki-Zay descrivendo le primarie come “uno spettacolo dal finale già scritto” in cui il vincitore sarebbe stato comunque un uomo di Gyurcsány. La dichiarazione di Hollik, alla luce dei risultati, ha dimostrato tutta la sorpresa delle forze di maggioranza di fronte al prossimo sfidante di Orbán: conservatore, cattolico e sostenitore del FIDESZ nel 2010. Nonostante tutto la strategia elettorale non è cambiata e andrà avanti indipendentemente da Márki-Zay all’insegna della cosiddetta “gyurcsanyizzazione” (gyurcyányozás) dell’avversario. Come ha ricordato anche Máte Kocsis, capogruppo FIDESZ all’Assemblea nazionale, “la campagna elettorale non dovrà concentrarsi sul colore politico di Márki-Zay ma sul fatto che questi permetterà il ritorno al potere di Ferenc Gyurcsány”, il “lupo travestito da pecora” come lo ha definito lo stesso Viktor Orbán di fronte alle migliaia di sostenitori giunti a Budapest dalla provincia e dalla Transilvania per la consueta Marcia della pace organizzata ogni anno a margine delle commemorazioni dei moti del 56’. Il portale filo-governativo Origo.hu ha definito Péter Márki-Zay “un arrivista di professione e di sinistra” mentre la fondazione conservatrice Századvég ha dedicato uno studio alla sua lunga parabola di “professionista politico promosso dalla sinistra”.

Gli scenari

L’elezione di Péter Márki-Zay ha aperto ufficialmente una lunga campagna elettorale che durerà fino al prossimo mese di aprile e che si preannuncia fortemente polarizzata per entrambi gli schieramenti. Per le opposizioni il voto del 2022 sarà un referendum pro o contro Orbán.  Per l’attuale maggioranza si tratterà invece di votare contro o a favore il ritorno al potere di Ferenc Gyurcsány. Il quadro delle opzioni che gli elettori ungheresi troveranno alle urne è semplificato da due fattori. Da una parte le opposizioni hanno costruito nel tempo – e con le sperimentazioni già ricordate – l’unica alternativa possibile alla super-maggioranza del FIDESZ-KDNP, una coalizione che, con tutte le incognite della coesistenza di aree politiche molto diverse e distanti tra loro, ha il merito di dare voce ad un elettorato che, altrimenti, avrebbe difficoltà ad essere rappresentato adeguatamente nell’Assemblea Nazionale. Dall’altra parte c’è Viktor Orbán che, dopo un decennio di potere incontrastato, incarna coerentemente e consapevolmente un’idea di patria e di nazione che oggi appartiene a quella retorica sovranista di cui lui è il principale e più influente esponente in ambito europeo ed internazionale. Secondo alcuni istituti di sondaggio, sulla base di rilevazioni effettuate da maggio a settembre 2021, riguardo ai dati sulle preferenze di partito degli aventi diritto al voto, la lista comune delle opposizioni sarebbe in vantaggio sulla coalizione di governo FIDESZ-KDNP. Per IDEA, Republikon, ZRI-Závecz e Publicus il vantaggio – in punti percentuali – sarebbe rispettivamente di 39-38, 39-34, 39-37, 40-36. L’imprevedibilità che ha caratterizzato i risultati delle primarie delle opposizioni può contraddistinguere anche l’esito del voto di aprile.

FONTI:

 

https://elovalasztas2021.hu/ (sito ufficiale delle primarie)

https://index.hu/ (portale di informazione indipendente)

https://telex.hu/ (portale di informazione indipendente)

https://origo.hu/ (portale di informazione filo-governativo)

https://szazadveg.hu/hu (portale della fondazione conservatrice filo-governativa Századvég)

https://kozvelemenykutatok.hu  (portale di comparazione tra i sondaggi dei principali istituti di indagini demoscopiche)

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