Ukraine, the dissolution of the ruling coalition leads to the resignation of the Government

di C. De Stefano (con la collaborazione di V. Nikitina)

 

On Thursday, July 24, following the dissolution of the parliamentary majority “European Choice”, Ukraine’s Prime Minister Arsenij Jacenjuk and the Government resigned, paving the way for early parliamentary elections expected to be held in October 2014.

Giovedì 24 luglio, a seguito dello scioglimento della coalizione di maggioranza parlamentare “Scelta Europea”, il primo ministro ucraino Arsenij Jacenjuk ha dichiarato le dimissioni proprie e del Governo entrato in carica lo scorso 22 febbraio 2014.

La coalizione “Scelta Europea” si componeva di 262 deputati provenienti dai seguenti cinque partiti più alcuni deputati indipendenti: Patria (86), Udar (41), Libertà (35), Sviluppo Economico (41), il gruppo parlamentare “Ucraina Sovrana ed Europea” (35).

Ufficialmente le dimissioni sono state determinate dalla mancanza di un accordo parlamentare su alcune proposte di legge sul bilancio e dalla fuoriuscita delle formazioni “Udar” e “Libertà” da “Scelta Europea”. Ai sensi della Costituzione, la coalizione di maggioranza deve contare un numero minimo di 226 parlamentari sui 450 seggi totali della Verchovna Rada (il Parlamento monocamerale ucraino), e l’esistenza della coalizione in Parlamento è presupposto non solo della nomina, ma anche della sopravvivenza del Governo (artt. 83 e 114 cost. nella versione del 21-2-2014; regolamento Rada).

Ad avere accelerato la scelta di dimettersi del Primo Ministro sono stati due fattori: l’intenzione dei partiti di maggioranza di indire elezioni anticipate, e quindi di rinunciare al tentativo di formare una nuova coalizione entro i trenta giorni previsti dalla Costituzione prima che il Presidente possa sciogliere la Rada; l’approvazione il 22 luglio di emendamenti al regolamento parlamentare che hanno autorizzato il Presidente della Rada Turčinov a sciogliere il gruppo parlamentare comunista. Ad oggi il Partito Comunista ucraino, insieme al Partito delle Regioni, era l’unica formazione presente in Parlamento di tendenze filorusse e con un elettorato concentrato nelle regioni sudorientali del paese. Il gruppo parlamentare dei comunisti è stato dunque sciolto il 24 luglio.

 

Contemporaneamente, sulla base della richiesta di dissoluzione legale del Partito Comunista portata di fronte alla Corte Amministrativa Distrettuale di Kiev dal Ministro della Giustizia lo scorso 8 luglio, la Corte ha avviato l’esame del caso il 24 luglio. A tale proposito va notato che è dal marzo 2014 che in Parlamento diversi partiti hanno presentato progetti di legge finalizzati a bandire il Partito Comunista ucraino e “sul divieto dell’ideologia comunista in Ucraina”, a proposito dei quali l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa aveva espresso già il 26 giugno scorso, al Presidente Porošenko in visita, forti perplessità.

 

Se la decisione del partito Udar di abbandonare la coalizione di maggioranza è coerente con la volontà del Presidente Porošenko, suo alleato, di indire elezioni anticipate, l’iniziativa del partito di destra nazionalista “Libertà” è stata determinata da ragioni più complesse. A prima vista, in effetti, considerando il forte calo dei consensi negli ultimi due anni (dal 10,44% ottenuti nel 2012 al 3% secondo i sondaggi al luglio 2014) non sarebbe nell’interesse di tale partito accelerare la fine della legislatura[1].

Oltre ai partiti Udar e Libertà, ad abbandonare la coalizione “Scelta Europea” sono stati anche 41 deputati del partito “Sviluppo Economico” e 9 del Partito Patria di Julia Timošenko e del Primo Ministro Jacenjuk.

Il 24 agosto – Giorno dell’indipendenza ucraina, e a trenta giorni dalle dimissioni del Governo come richiesto dalla Costituzione – verranno indette le prossime elezioni parlamentari, previste per ottobre 2014, a due anni esatti dal voto che era risultato favorevole al Partito delle Regioni e al suo leader ed ex Presidente Viktor Janukovyč.

Secondo gli ultimi sondaggi, se le elezioni parlamentari si svolgessero oggi, il maggior numero di voti (17,5%) andrebbe al partito del Presidente Porošenko “Solidarietà” – formazione socialdemocratica non presente nell’attuale Parlamento – seguito dal partito radicale di Oleg Ljaško con il 9,8%. Il partito Patria di Timošenko potrebbe invece perdere più della metà dei voti, passando dagli attuali 92 seggi parlamentari a circa 45.

Nonostante sia quasi certa l’alleanza governativa tra i partiti Solidarietà di Porošenko e Udar di Kličko, gli esperti sottolineano alcuni rischi per la stabilità politica del paese, in particolare il fatto che entrambe le formazioni sono fortemente dipendenti dal consenso contingente dei rispettivi leader, nell’ambito di un contesto di guerra civile nelle regioni sudorientali del paese di cui non è possibile prevedere né la durata né la portata complessiva.

 

 

 

 

 

Fonti:

 

Gazeta.ru, 24 luglio 2014:

www.gazeta.ru/politics/2014/07/24_a_6143961.shtml?utm_source=email&utm_medium=email&utm_campaign=subscribe.

http://en.ria.ru/politics/20140723/191141040.html

 

http://en.itar-tass.com/world/742095

 

Testo della Costituzione Ucraina del 1996, come emendata nel 2004:   www.constituteproject.org/constitution/Ukraine_2004.pdf.



[1] Ad opinione di Michail Pogrebinskij, direttore del Centro di Ricerche in Scienze Sociali e Conflitti (CPIK) di Kiev, le ragioni della scelta sarebbero principalmente tre. La prima è che il partito non può pubblicamente sostenere la necessità di mantenere in vita una legislatura in cui più di duecento deputati appartengono al partito comunista e al partito delle regioni, visti dai suoi elettori come i “nemici dell’Ucraina”. La seconda è che la scelta è probabilmente stata presa dopo garanzie delle principali forze partitiche su un abbassamento della soglia di sbarramento (ai sensi della legislazione vigente del 5%) alle prossime elezioni e su futuri incarichi governativi a prescindere dalla percentuale di voti elettorali ottenuti. La terza ragione, infine, dipende dalla percentuale elevatissima – circa il 70%– di cittadini ucraini attualmente favorevoli ad elezioni anticipate, elemento che un partito di impronta populistica come “Libertà” non può ignorare.

 

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