The scandalous case of the forced sterilization of women in US immigrant detention centers

LO SCANDALO DELLA STERILIZZAZIONE FORZATA DELLE DONNE NEI CENTRI DI IMMIGRAZIONE STATUNITENSI

di Laura Alessandra Nocera*

L’8 settembre 2020, una lettera presentata da un’operatrice sanitaria presso l’Irwin County Detention Centre in Georgia, Dawn Wooten, ha portato alla luce una situazione preoccupante accaduta a diverse immigrate provenienti dai paesi dell’America latina. Il servizio sanitario del centro di immigrazione di Irwin ha sottoposto numerose donne ad un intervento di isterectomia totale, simulato come una cura necessaria a livello ginecologico.

Il trattamento invasivo ha finora riguardato ben 31 donne ospitate nello stesso centro, Si pensa, però, che i casi siano molti di più. Approfittando del loro stato di bisogno, in attesa di essere regolarizzate, e della scarsa o assente padronanza della lingua inglese, le donne sono state ingannate scoprendo la reale natura dell’intervento cui erano state sottoposte solo al risveglio. Le autorità sanitarie del centro di immigrazione si sono difese, dichiarando che erano state seguite tutte le procedure sanitarie richieste dal caso. Tuttavia, diverse organizzazioni civili (quali Government Accountability Project, Project South, Georgia Detention Watch, Alianza latina de Georgia por los derechos humanos, etc…) continuano a raccogliere numerose denunce su trattamenti di “sterilizzazione” occulta o forzata.

La vicenda ha assunto presto un’eco sociale e politica che rischia di compromettere la stabilità della United States Immigration and Custom Enforcement (ICE), agenzia federale statunitense facente parte del Dipartimento della Sicurezza Interna e responsabile del controllo della sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione, in un periodo critico come quello delle elezioni presidenziali. Il Presidente messicano, Andrés López Obrador, ha minacciato che, qualora i fatti oggetto di denuncia fossero confermati in tribunale, prenderà provvedimenti contro la politica migratoria statunitense. Il Ministro degli Esteri messicano, Marcelo Ebrard, ha annunciato che il governo messicano sta procedendo a verificare le posizioni di sei cittadine messicane che risulterebbero essere state sottoposte alla procedura di isterectomia presso il medesimo centro di immigrazione in Georgia. Tale vicenda rischia di mettere in pericolo un probabile accordo messicano-statunitense sul controllo dell’immigrazione. Inoltre, la speaker della Camera dei rappresentanti USA, Nancy Pelosi, ha richiesto un’interrogazione parlamentare e un’ispezione immediata non solo presso il centro di immigrazione incriminato, ma anche presso tutti gli altri centri in cui sono detenuti immigrati in attesa di regolarizzazione.

Il caso ha fatto emergere fatti simili verificatisi negli ultimi anni sia in centri di immigrazione che in diversi centri di detenzione. Donne recluse in una prigione della California hanno presentato denunce di trattamenti sanitari di sterilizzazione forzata prestati dai servizi sanitari interni alla struttura senza alcun consenso. Altri centri di immigrazione sembrano raccogliere storie simili a quanto è accaduto in Georgia (così in Virginia e in North Carolina sono arrivate le prime denunce) e associazioni in sostegno dei diritti umani si stanno occupando di aiutare le donne che hanno subito simili trattamenti a denunciare i propri sanitari.

Il problema del recente scandalo sulla sterilizzazione forzata ha basi radicate nella cultura statunitense. Già alla fine del XIX secolo, iniziarono a diffondersi sul territorio statunitense  teorie eugenetiche che si ponevano l’obiettivo di monitorare la crescita della popolazione, la sua composizione etnica e culturale in considerazione dei continui flussi migratori. Nei primi decenni del XX secolo, tali teorie cominciarono ad influire sulle normative di diversi Stati, talvolta unendosi anche alle richieste femministe sul controllo della genitorialità e delle nascite. La prima legge “eugenetica” fu il Virginia Sterilization Act del 1924 con il quale il servizio sanitario nazionale dello Stato della Virginia veniva autorizzato a procedere alla sterilizzazione forzata nei confronti di soggetti con malattie che ne alteravano lo stato psico-fisico. Di fronte a dubbi di costituzionalità della legge statale, intervenne nel 1927 la Corte Suprema statunitense con la celebre sentenza Buck vs. Bell. Con essa, la Corte giudicò conforme alla Costituzione il provvedimento dello Stato della Virginia che autorizzava alla sterilizzazione forzata della ventenne Carrie Buck, a causa delle sue condizioni psico-fisiche che non le avrebbero permesso una serena maternità. Non consentire ai malati mentali di riprodursi avrebbe dovuto evitare il propagarsi di tali malattie tra la popolazione. Sebbene, col tempo, si comprese che la sterilizzazione forzata fosse contraria ai diritti umani, il Virginia Sterilization Act fu abrogato solo nel 1974. L’effetto della decisione della Corte Suprema influì su tutto il territorio degli Stati Uniti: in 32 Stati su 50 si formarono eugenic boards, con l’obiettivo di elaborare le linee-guida per simili provvedimenti normativi.

Nel 1937, nel territorio di Porto Rico, passato sotto la giurisdizione statunitense, fu approvata la Legge n.116/1937 che si poneva l’obiettivo di controllare le nascite e limitare la crescita demografica della popolazione portoricana. Tale procedura a Porto Rico fu presto nota come la operación. Nei decenni successivi, 30 Stati americani approvarono provvedimenti simili. Negli anni ‘60-’70 del XX secolo, le sterilizzazioni forzate colpirono soprattutto donne e uomini afro-americani o di origine nativa o provenienti da minoranze culturali ed etniche. L’Indian Department Health, per esempio, avrebbe proceduto alla sterilizzazione del 40% delle donne native e di oltre il 20% degli uomini. La base razzista delle sterilizzazioni forzate e la continua violazione sui diritti umani perpetrata nei confronti di comunità e gruppi minoritari furono denunciate dal Black Power Movement e dal Red Power Movement. Le statistiche divennero così sconcertanti da richiedere un intervento federale in merito: nel 1978 il Dipartimento della Salute statunitense adottò le Federal Sterilization Regulations, con le quali si tentò di correggere la deriva eugenetica degli ultimi decenni attraverso una regolazione del consenso informato e delle procedure di sterilizzazione temporanea.

 

Fonti:

– G. Borgognone, Storia degli Stati Uniti: La democrazia americana dalla fondazione all’era globale, Feltrinelli, Milano, 2016, pp. 131-133.

– L. Briggs, Reproducing Empire: Race, Sex, Science, and U.S. Imperialism in Puerto Rico, University of California Press, Berkeley and Los Angeles, 2002

– L. Capuzzi, USA. Il centro degli orrori: «Sterilizzate le immigrate», in Avvenire.it, 27 settembre 2020

– M. Donegan, Ice hysterectomy allegations in line with US’s long and racist history of eugenics, in The Guardian, 17 settembre 2020

– M. Manian, Immigration Detention and Coerced Sterilization: History Tragically Repeats Itself, in ACLU, https://www.aclu.org/news/immigrants-rights/immigration-detention-and-coerced-sterilization-history-tragically-repeats-itself/

– J. Silliman, M. Fried, L. Ross, E. Gutierrez, Undivided Rights: Women of Color Organize for Reproductive Justice, South End Press, Cambridge, MA, 2004.

 

*    Post-Doc Fellow in Storia e Istituzioni delle Americhe presso il Dipartimento di Studi Internazionali, Giuridici e Storico-Politici, Università degli Studi di Milano.


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