THE MAIN POLITICAL TRENDS OF THE NEW ELECTORAL CYCLE IN RUSSIA: LOCAL AND REGIONAL ELECTIONS ON 8 SEPTEMBER 2019 AND THE CLIMATE OF PROTEST

Le principali tendenze del nuovo ciclo elettorale in Russia: le elezioni amministrative dell’8 settembre 2019 ed il clima di protesta

di Veronika Nikitina

Local or regional elections took place on the United Voting Day on 8 September 2019 in Russia. The cronicle analyzes the results of the last administratve elections, gives an overal view of the development and the assessment of the party system and highlights the new poltcal scenarios for the new election cycle from 2019 til 2021.

Le recenti elezioni amministrative in Russia hanno segnato l’inizio di un nuovo lungo ciclo elettorale che proseguirà con le elezioni della Duma di Stato nel settembre 2021 e si concluderà con le elezioni presidenziali nel 2024. Alla fine di tale ciclo si avrà dunque non solo la formazione di un nuovo parlamento (camera bassa), ma anche la soluzione della transizione politica di Vladimir Putin il quale, sulla base di quanto stabilito dalla Costituzione, non può essere eletto per più di due mandati consecutivi (avendone tra l’altro svolto già 4 non consecutivi).

Nel “Giorno Unico delle Elezioni”, l’8 settembre 2019, si sono svolte le elezioni a vari livelli, tra cui le elezioni suppletive dei deputati della Duma di Stato, le elezioni dei governatori di 19 soggetti della federazione (in 16 casi elezioni popolari dirette ed in tre casi elezioni da parte dell’organo rappresentativo) e le elezioni di 13 parlamenti regionali. Una delle peculiarità di queste ultime elezioni amministrative è dovuta al fatto che in 13 soggetti della federazione i governatori in carica si erano dimessi poco prima delle elezioni e al posto loro erano stati designati dal Presidente Putin dei governatori ad interim, i quali successivamente si sono candidati per le elezioni regionali. Per quanto riguarda i parlamenti regionali, si tratta di ben 13 organi, tra i quali il parlamento della Crimea e della Città di rilievo federale di Sebastopoli.

Gli esiti del voto danno un risultato non univoco. In linea di massima vi è stata un’affermazione chiara del partito del Cremlino “Russia unita” (o unitaria) e dunque le aspettative del movimento di protesta sono andate deluse. In particolare, il successo è stato chiaro sia per le elezioni dei governatori che delle assemblee locali e per le elezioni suppletive della Duma di Stato. Si distinguono solo due casi in dissonanza: il Territorio di Chabarovsk e la Città di Mosca. Nel primo territorio Russia unita ha ottenuto solo il 13% dei consensi. Nelle altre regioni i candidati di tale partito invece hanno preso molto di più, risultando il voto più deludente quello nella Repubblica degli Altaj (34%). I risultati non sono dunque in generale negativi se si considera che nel 2018 si è registrato un generalizzato calo di fiducia dei cittadini nelle istituzioni statali, incluso il Presidente. Un problema simile si era verificato anche in passato tra il 2011 e il 2012. L’attuale crisi di consenso si è acuita con l’adozione della legge sull’innalzamento dell’età pensionistica e sull’aumento dell’IVA.

Allo stesso tempo, i risultati delle elezioni dell’8 settembre 2019 presentano chiare peculiarità di tipo territoriale. In alcune regioni tutto è andato come negli anni precedenti. In altre si sono verificate nuove tendenze.

Le elezioni dei vertici delle regioni (governatori)

Per quanto riguarda le elezioni dei vertici delle regioni, a differenza dell’anno precedente non ci sono state grandissime differenze. Tutti i candidati “del potere” sono stati regolarmente eletti (in alcuni casi rieletti). Va solo fatto notare che in queste elezioni si è rafforzata la tendenza ad evitare la presentazione di candidature di opposizione “forti”. In particolare, è senza precedenti il numero di rifiuti di accettare la registrazione di candidati degli altri partiti rappresentati nei parlamenti. Clamoroso è stato anche il ritiro (“volontario”, secondo le sue stesse dichiarazioni) ed all’ultimo momento della candidatura alla carica di governatore di San Pietroburgo del candidato del partito comunista, il famoso regista V. Bortko, che avrebbe avuto buone possibilità di vincere. Sensazionale va considerato anche il caso delle elezioni del governatore del Territorio del Zabajkal, cui non hanno partecipato candidati di nessun partito parlamentare.

 

Le elezioni dei parlamenti regionali

Queste elezioni hanno avuto esiti differenti anche a seconda del tipo di sistema elettorale adottato, proporzionale o misto. In 7 casi “Russia unita” ha ottenuto oltre il 50% dei voti anche se si è trattato in generale di una diminuzione di circa il 10% dei consensi rispetto alle analoghe precedenti elezioni del 2014 in tutte le regioni tranne che nella Repubblica di Kabardino-Balkaria.

 

Le elezioni dei deputati della Duma di Mosca

Le elezioni dei deputati della Duma della Città di Mosca vanno analizzate a parte per una serie di ragioni. In primo luogo si tratta dell’unico caso in cui per l’elezione dell’organo legislativo rappresentativo del potere statale del soggetto federato − Città di rilevanza federale di Mosca si utilizza un sistema elettorale completamente maggioritario. In secondo luogo, si tratta della capitale e dunque ovviamente il caso attira maggiore attenzione. Infine, a Mosca si è venuta a creare una situazione politica unica. A differenza degli altri soggetti federati (tranne S. Pietroburgo) a Mosca è forte la posizione dei “liberali”, tra i quali vi sono politici non legati a nessuno dei partiti ufficiali (registrati). Ciò si è verificato in quasi tutte le elezioni in questo soggetto della Federazione, in particolare alle elezioni del sindaco di Mosca del 2013, alle elezioni della precedente Duma della Città di Mosca del 2014, alle elezioni per la Duma di Stato del 2016 ed alle elezioni municipali del 2017.

Le elezioni alla Duma della città di Mosca della settima legislatura si sono svolte secondo il sistema maggioritario e si eleggevano 45 deputati in 45 collegi uninominali, per un mandato di 5 anni. Le candidature potevano essere formulate dai partiti politici oppure sotto forma di candidature indipendenti.

Fino al 2014 tra queste due modalità di candidatura vi era una chiara differenza: i candidati indipendenti dovevano raccogliere le firme in loro supporto mentre i candidati di partito no. Dal 2014, con l’adozione di una nuova apposita legislazione sono state introdotte alcune modifiche in base alle quali sono esentati dall’obbligo di raccogliere le firme solo i partiti che hanno ottenuto almeno il 3% dei voti alle precedenti elezioni della Duma di Stato.

Si tratta al momento di Russia unita, del partito comunista, del partito liberal-democratico e di Russia giusta. Infatti, i partiti dell’opposizione “liberale” non avevano superato lo sbarramento alle precedenti elezioni parlamentari di livello federale: Jabloko aveva ottenuto il 2%, Parnas lo 0,7% e Iniziativa civica non era stata proprio ammessa al voto. Di conseguenza i candidati di tali partiti per potersi presentare alle elezioni della Duma della Città di Mosca avevano l’obbligo di raccogliere un numero di firme in proprio sostegno pari al 3% degli elettori del collegio, ossia in media tra le 5.000 e le 6.000 firme, cosa certo non facile.

Nonostante ciò Russia unita non ha presentato alcuna candidatura dal momento che i fiancheggiatori del partito hanno deciso di presentarsi come indipendenti a causa dell’evidente calo di popolarità del partito agli occhi degli elettori moscoviti.

Al fine di limitare il più possibile l’ingresso nella Duma di Mosca ai politici di Russia unita che si presentavano come indipendenti Aleksej Naval’nyj ha diffuso lo slogan “Voto intelligente”, esortando a votare i candidati più forti tra quelli non legati a Russia unita.

A seguito della verifica delle firme raccolte dai candidati in loro sostegno la Commissione elettorale moscovita (MGIK) ha rifiutato la registrazione a diversi candidati “di opposizione” che si presentavano come indipendenti. Secondo la legge sulle elezioni alla Duma di Mosca la commissione può rifiutare la registrazione dei candidati se si supera il 10% di firme non valide oppure con per un numero insufficiente di firme valide raccolte. Il rifiuto della registrazione dei candidati dell’opposizione é stato giustificato dalla elevata percentuale di firme invalide. I candidati indipendenti hanno accusato la Commissione elettorale di frode in sede di verifica delle firme ritenendo che con il pretesto del numero elevato di firme invalide si volesse di fatto impedire la loro partecipazione al voto. Ciò ha provocato numerose manifestazioni di protesta in città.

In generale, nel corso della campagna elettorale i candidati indipendenti sono riusciti a coagulare un grande supporto popolare, tramite una serie di manifestazioni e dimostrazioni, rilevando le numerose violazioni di legge commesse dalle autorità in sede di registrazione dei candidati “di opposizione”. Le manifestazioni sulla Prospettiva Sacharov del 20 luglio e del 10 agosto 2019 possono essere considerate come le più massicce proteste politiche degli ultimi anni e il raduno non autorizzato nei pressi del Municipio il 27 luglio ha raggiunto livelli record di manifestanti fermati dalla polizia. Le proteste sono state accompagnate da arresti massicci dei candidati che non avevano ottenuto la registrazione. Si tratta dell’ondata di proteste più imponente dalla crisi di piazza Balotnaja del periodo 2011-2012.

L’ong russa “Missione liberale” ha pubblicato un rapporto sulla registrazione dei candidati alle elezioni della Duma della città di Mosca dell’8 settembre 2019 dal quale si evince che tale processo di registrazione si sarebbe distinto per inadeguatezza e per un approccio ingiusto e discriminatorio nei confronti degli aspiranti candidati.

Nonostante tale ostruzionismo delle autorità le elezioni hanno prodotto un risultato inatteso per il partito del Cremlino. Infatti i candidati di opposizione hanno ottenuto 20 seggi su 45.

Conclusioni

Le elezioni amministrative dello scorso settembre si sono distinte per una serie di elementi.

Innanzitutto l’affluenza dei votanti è stata molto bassa, con una percentuale media del 33,75% (a Mosca il 21,77%). Come rilevato dal politologo Kynev, si tratterebbe di una crisi della rappresentanza politica e dell’adeguatezza del sistema politico. In particolare della stagnazione ed erosione del sistema dei partiti come conseguenza dell’ingerenza del potere esecutivo e del numero limitato di partiti non governativi nell’attuale panorama politico.

Come afferma nel suo blog il leader di Jabloko Javlinskij, un sistema politico sano è possibile solo in presenza di una opposizione forte. Per questo ci vuole la libertà dei media, tribunali indipendenti, fonti di finanziamento dei partiti e dei movimenti indipendenti, elezioni libere e ripristino dell’elettività di quegli organi la cui elezione diretta è stata eliminata negli anni scorsi. Javlinskij in particolare propone: l’abbassamento al 3% della soglia di sbarramento per l’ingresso dei partiti alla Duma di Stato ed alle assemblee legislative regionali (la soglia attuale è del 5%); l’introduzione del diritto di tribuna, ossia la possibilità per i partiti che alle elezioni federali o regionali abbiano ottenuto meno del 3% ma più dello 0,5% dei voti di designare un proprio rappresentante al parlamento del relativo livello con la possibilità di prendere la parola alle sessioni parlamentari; il ripristino dell’elezione diretta dei sindaci delle città e dei vertici dei distretti municipali; la cessazione della prassi persecutoria nei confronti dei cittadini per motivi politici e la proclamazione di amnistie per i detenuti politici.

Per il momento non sembrano esserci segnali di modifiche significative del sistema politico. L’elenco dei partiti registrati presso il Ministero della giustizia ammonta a 61. Ma è un elenco già vecchio perché 7 di queste organizzazioni sono state sciolte a giugno dalla Corte suprema la quale dall’inizio del 2019 ha accolto già 9 richieste di scioglimento presentate dal Ministero della giustizia. Il motivo formale per tale opera di revisione risiede nel fatto che circa la metà dei partiti esistenti si sono costituiti nel 2012 e dunque per essi scade il periodo di 7 anni nel corso del quale devono dimostrare di essere attivi sulla scena elettorale. Tale requisito, che impone lo scioglimento del partito politico che per 7 anni di seguito non abbia preso parte alle elezioni (di qualsiasi livello), è previsto dall’art 41 della legge federale sui partiti politici del 2001 (come emendata nel 2012 ). Dei partiti sciolti dalla Corte suprema quest’anno solo uno (Alleanza dei verdi) ha dichiarato di non concordare con la decisione e di avere intenzione di presentare ricorso.

Quanto a lungo durerà in Russia questo tipo di “pluripartitismo” è difficile dirlo. Ma un sistema in cui non sono i partiti che danno vita al governo ma il governo ai partiti difficilmente si può definire democratico.

Fonti:

  1. Aleksej Naval’nyi. http.: www.novayagazeta.ru/articles/2018/11/29/78747-navalnyy-i-matematika?print=true).
  2. Missione liberale. http.: www.liberal.ru/articles/7394).
  3. Gregory Javlinskij. http.: www.yabloko.ru/actually/2019/07/29
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