The General Election in Bosnia and Herzegovina on 7th October 2018

Le elezioni generali in Bosnia-Erzegovina del  7 ottobre 2018

di Annibale Capozzoli

Lo scorso 7 ottobre si sono tenute le elezioni generali, per eleggere il nuovo parlamento e per nominare i nuovi membri dell’organo presidenziale, in Bosnia & Erzegovina. Il paese ha una forma di Stato federale sancita dagli accordi di pace di Dayton del 1995, che al suo interno prevede la suddivisione del territorio nazionale in due entità più un’unità amministrativa autonoma:

  • La Federazione di Bosnia ed Erzegovina (FBiH), comprende il 51% del territorio (a sua volta diviso in dieci cantoni), ed ha un parlamento bicamerale composto dalla camera dei rappresentanti

(140 membri), e dalla camera dei popoli (80 membri) eletta dai consiglieri dei dieci cantoni in maniera paritetica tra bosniaci musulmani e croati.

  • La Repubblica Serba di Bosnia (RSB), comprende il 49% del territorio, ha un suo parlamento autonomo monocamerale (83 membri), dove vi è un consiglio dei popoli.
  • Il distretto di Brčko, unità amministrativa autonoma nel nord-est del paese che formalmente è parte di entrambe le entità nazionali.

La Bosnia ed Erzegovina ha una divisione delle competenze tra lo Stato centrale e le due entità territoriali, che prevede un forte decentramento amministrativo alla FBiH e alla RSB soprattutto su materie che riguardano l’organizzazione delle istituzioni territoriali e la loro gestione, mentre su materie di interesse generale, in particolare: politica monetaria, difesa e sistema giudiziario, sono di competenza esclusiva dello Stato centrale.

Organi elettivi e modalità di voto

La presidenza è un organo collegiale, composto da tre membri che rispecchiano le tre etnie principali del paese: bosgnacchi, croati e serbi; eletti con sistema maggioritario direttamente dal corpo elettorale delle rispettive comunità etniche. Il membro bosniaco e quello croato vengono eletti direttamente dalla popolazione del territorio della FBiH, il membro serbo viene eletto dal popolo della Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina, la presidenza, di conseguenza, viene assunta a turno dai membri per una durata di otto mesi ciascuno. Il governo è guidato dal presidente del consiglio dei ministri, nominato dal presidente della federazione con conseguente approvazione della camera dei rappresentanti. Per quanto riguarda i ministri, essi devono essere rappresentati in egual misura dai tre popoli costitutivi.

Il parlamento federale viene eletto con un sistema proporzionale di lista con una soglia di sbarramento del 3% (basato sulle circoscrizioni) e ha una struttura bicamerale composta da:

  • Una camera bassa, detta dei rappresentanti, composta da 42 membri (28 deputati della FBiH e 12 della RSB), che è eletta con un sistema proporzionale e rinnovata ogni 4 anni, (eletta direttamente dai cittadini).
  • Una camera alta, detta dei popoli, composta da 15 membri eletti dalle assemblee nazionali (10 dalla camera dei popoli della FBiH e 5 dalla camera della RSB), il cui mandato ha una durata di 4 anni,

(non eletta direttamente dai cittadini).

Il voto

Il 7 ottobre 2018 un milione e settecentomila cittadini della federazione di Bosnia e Erzegovina si sono

recati alle urne, con un’affluenza del 54%. Ecco i risultati delle elezioni parlamentari:

PARTITI %
Stranka Demokratske Akcije (SDA) 17,0
Savez Nezavisnih Socijaldemokrata (SNSD) 15,9
Srpska Demokratska Stranka (SDS) 9,9
Socijaldemokratska Partija Bosne i Hercegovine (SDP) 9,1
Hrvatska Demokratska Zajednica BiH (HDZ) 8,7
Demokratska Fronta (DF) 5,9
Partija Demokratskog Progresa (PDP) 5,1
Savez za Bolju Budućnost (SBB) 4,2
Demokratski Narodni Savez (DNS) 4,2
Naša Stranka (NS) 3,0

Dai risultati si evince che lo storico partito di azione democratica (SDA) è risultato la prima forza politica della federazione, seguito a breve distanza dall’alleanza dei socialdemocratici indipendenti (SNSD), partito nazionalista serbo. La terza forza politica uscita dalle urne è il partito democratico serbo (SDS), la quarta forza è rappresentata dal partito socialdemocratico di BiH, l’unione democratica croata della BiH (HDZ), che è il principale partito croato della federazione, si è attestato sull’8,7% risultando la quinta forza parlamentare. Altri cinque partiti hanno superato la soglia di sbarramento del 3% entrando così nel parlamento federale che quindi è composto da ben dieci partiti, rispecchiando la frammentazione etnica del paese, favorita da un sistema proporzionale. Ad oggi non è stato possibile creare ancora un governo.

Le elezioni presidenziali, che si svolgono con un sistema maggioritario hanno premiato rispettivamente:

  • Comunità bosgnacca: Šefik Džaferović (SDA)
  • Comunità croata: Željko Komšić (DF)
  • Comunità serba: Milorad Dodik (SNSD)

Scenari post voto

A dominare la scena di questa tornata elettorale sono stati i partiti di connotazione etnica, mentre le forze cosiddette “civiche”, ovvero quelle che si proclamano rappresentanti di tutti i cittadini indipendentemente dall’appartenenza etnica, rimangono ai margini, fatta eccezione per la vittoria di Željko Komšić che ha battuto il presidente uscente Covic. Quest’ultimo aveva portato il suo partito HDZ ad un’allenza con il partito SNSD (partito maggioritario nella RSB), guidato da Milorad Dodik, diventato noto alle cronache per le sue posizioni secessioniste, e grande ammiratore di Vladimir Putin, alimentando i timori di una nuova escalation di violenza nel paese. Le differenze sostanziali dei tre presidenti non hanno favorito la nascita di un nuovo governo. La legge elettorale ha creato un grosso malcontento tra la popolazione, poiché non applica distinzioni etniche tra gli elettori delle cariche assegnate rispettivamente alle tre entità presenti nel paese, creando tensioni tra di esse; da questo punto di vista la Corte Costituzionale si era espressa nel 2015 dichiarando che il sistema elettorale per eleggere i membri della presidenza era incostituzionale; la questione era nata con la nomina dei vice-presidenti che potevano essere di etnia diversa rispetto al presidente, favorendo così accordi tra due delle tre comunità. Per la prima volta la Corte Costituzionale ha decretato il primato della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) su una norma costituzionale chiara ed inequivocabile, dichiarando che il sistema elettorale per la presidenza delle entità vìola sia il principio di non-discriminazione a livello europeo (Protocollo 12 CEDU) che quello a livello nazionale (Art 2.4 Costituzione). Il problema a più di tre anni di distanza rimane, poiché nessuna nuova legge elettorale è stata approvata nella precedente legislatura, creando un vuoto legislativo. La situazione in BiH resta preoccupante per la netta vittoria dei partiti nazionalisti, con il ridestarsi dei vecchi irredentismi acutizzati da una frattura istituzionale, ponendo, a ventiquattro anni di distanza, gli accordi di Dayton sotto una luce meno splendente di come erano stati presentati.

Fonti:

http://www.parties-and-elections.eu

http://www.balcanicaucaso.org

East Journal – prima pagina

http://www.archivioelettorale.it

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