Segnalazione nuove pubblicazioni

Segnaliamo l’uscita di una serie di testi importanti curati dal professor Francesco Leoncini, docente di Storia dei paesi slavi e Storia dell’Europa centrale all’Università Ca’ Foscari di Venezia

 Francesco Leoncini (a cura di), Alexander Dubček e Jan Palach. Protagonisti della storia europea, Rubbettino 2009, pp. 414. Euro 22. Saggi e testimonianze di:

Manfred Alexander, Luciano Antonetti, Enzo Biagi, Federica Casanova Borca, Rocco G. Dibiase, Giuseppe Dierna, Valentina  Fava, Gabriella Fusi, Giuseppe Goisis, Bohumil Hrabal, Jan Kavan, Borut Klabjan, Francesco Leoncini, Giuliana Limiti, Valentine Lomellini, Angela Melito, Jaroslava Moserová, Trinidad Noguera Gracia, Milan Otáhal, Davide Zaffi.

 

Il volume si presenta come un contributo fortemente innovativo sulla Primavera di Praga, per organicità d’impostazione e per ricchezza di documentazione. Esso può vantare avvincenti saggi di carattere filosofico, sociologico e storico-culturale e dà conto non solo degli otto mesi in cui quell’esperimento politico si manifestò ma di tutto il dibattito e il travaglio degli anni ’60 che portarono a quella stagione di rinnovamento. Quest’opera collettanea, frutto di un impegno pluriennale, prende inoltre in considerazione il periodo immediatamente successivo all’invasione quando si evidenzia il distacco sempre maggiore tra società civile e dirigenza politica. E’ in questo contesto che matura il rogo di Jan Palach rivolto innanzitutto contro la gestione della crisi da parte di Dubček, ritenuta rinunciataria e arrendevole alle richieste sovietiche, e diretto a scuotere le coscienze dei propri concittadini.

Non manca la valutazione del quadro internazionale di allora e in particolare delle posizioni del Partito comunista italiano. Una serie di interviste, a Giulietto Chiesa, Emanuele Macaluso, Achille Occhetto e altri, offre un panorama di autorevoli opinioni  riguardo agli eventi del ’68  e agli sviluppi successivi fino alla caduta del muro di Berlino.

L’originalità della chiave interpretativa sta nel collocare il movimento riformatore nell’alveo della tradizione culturale del Paese, riferendosi in particolare alla personalità cerniera della storia cecoslovacca, vale a dire Tomáš Garrigue Masaryk.

Il profondo disagio sociale che si manifesta nel sistema neocapitalista ai livelli nazionali e nel contesto globale ha indotto infine a  recuperare e a rilanciare quel messaggio di umanesimo democratico e socialista che si espresse all’epoca in larga parte dei protagonisti, ai vertici e tra la popolazione.

Il volume nel suo complesso costituisce un punto di riferimento essenziale per qualsiasi ulteriore approfondimento. Vi partecipano giovani ricercatori e affermati studiosi italiani e stranieri. Di assoluto rilievo sono alcune preziose testimonianze. Un inserto di immagini completa l’opera.

 

L’alba dell’Europa liberale.

La trama internazionale delle cospirazioni risorgimentali

(a cura di Francesco Leoncini), Minelliana, Rovigo 2012, pp. 164, Euro 22.

Contributi di: Pavel Balcárek, Pietro Brunelli, Francesca Brunet, Antoni Cetnarowicz, Michal Chvojka, Luigi Contegiacomo, Francesco Leoncini, Giuseppe Monsagrati, László Pete, Dušan Uhlíř.

 

 

Una Penisola dilacerata da secolari divisioni e antagonismi e dominata dallo straniero ha ritrovato nel lungo cinquantennio 1818-1870 artefici e contenuti ideali per un processo unitario che ha costituito un modello per tutti i popoli che aspiravano a un riscatto nazionale.

Gli inizi di questo straordinario periodo sono ricostruiti attraverso i saggi di autorevoli studiosi che danno conto  della formazione di quel vasto movimento democratico europeo che si sviluppò subito all’indomani della restaurazione asburgica e della implacabile e meticolosa repressione che esso subì ad opera del potere costituito. Particolare attenzione è rivolta alle condizioni dell’Europa centrale, intesa come area che va dal Baltico all’Egeo, e quindi alla rinascita nazionale degli Slavi del Sud, oltre all’approfondimento sulla gestione punitiva del delitto politico e  sui metodi di detenzione  legati  alla prigionia nella fortezza dello Spielberg a  Brünn (Brno) e nel Castello di Szeged (Seghedino).

Il Risorgimento appare quindi fin dai suoi inizi in una prospettiva che va ben oltre lo scenario nazionale per acquisire in quest’opera quella dimensione culturale e quella capacità di mobilitazione organizzativa che ne fanno uno dei momenti più luminosi della storia europea moderna.

Il volume rappresenta un originale contributo alle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e nasce dagli interventi al Convegno internazionale organizzato il 28 settembre 2011 a Brno

per iniziativa del Consiglio regionale del Veneto, dell’Archivio di Stato di Rovigo, dell’Associazione Minelliana della stessa città, del Comune di Fratta Polesine, dove si ebbero i primi episodi di opposizione carbonara nel Lombardo-Veneto, del Museo dello Spielberg, della Regione della Moravia del Sud, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.

Esso è corredato da un ricco apparato illustrativo con immagini d’epoca e foto della cerimonia celebrativa nel capoluogo moravo e di momenti del Convegno.

Francesco Leoncini (a cura di), L’Europa del disincanto. Dal ’68 praghese alla crisi del neoliberismo,

con contributi di: Massimo Armellini, Giovanni Bernardini, Michelle Campagnolo Bouvier, Gabriella Fusi, Giuseppe Goisis, Andrea Griffante, Francesco Leoncini, Valentine Lomellini, Stefano Lusa, Alberto Tronchin, Gernot Wapler,

Rubbettino editore (Collana Studi Internazionali), 2011, pp. 210, Euro 15.

 

A cinquant’anni dalla costruzione del Muro di Berlino e a poco più di vent’anni dal suo crollo era necessario fare il punto sulla storia europea a partire da quell’evento cardine della seconda metà del Novecento quale fu la Primavera di Praga. Le istanze riformatrici che in essa si manifestarono volte a creare un  “socialismo dal volto umano” sono oggi più attuali che mai nel momento in cui il modello neoliberista impostosi ovunque dopo l’89 mostra in tutta evidenza il suo fallimento.

Un esame ravvicinato della nostra Costituzione fa emergere come quelle aspirazioni avessero già trovato piena accoglienza tra le forze politiche italiane nel dopoguerra.

Il volume, frutto di un intenso lavoro di squadra coordinato da Francesco Leoncini, impegnato da tempo nello studio delle trasformazioni sociali in termini comparati tra Est e Ovest dell’Europa, vuole fornire uno strumento di riflessione storica su alcuni Paesi che hanno vissuto in modo diretto e drammatico i contraccolpi della Guerra fredda e  i sommovimenti del successivo periodo post comunista. Dalla Lituania alla Slovenia, dalla ex Cecoslovacchia alla Germania si tratta di casi di studio estremamente significativi. Ci si interroga altresì su quale ruolo possano ora giocare la Russia  e l’Unione europea nei loro reciproci rapporti alla luce di quanto accadde nel ’68 e nell’89.

I saggi contengono parimenti analisi puntuali sulle condizioni sociali e politiche delle nuove democrazie e di quelle tradizionali, viste nel contesto mondiale tra il declino degli Stati Uniti e l’affermarsi della Cina, rilevandone le pesanti involuzioni, la distanza sempre maggiore tra governi e governati, la violenza dell’economia sulle strutture istituzionali, e non ultimo la nostalgia del passato. Di qui il disincanto, la delusione di larga parte delle popolazioni, convinte che dopo la fine del comunismo si potesse aprire un lungo periodo di pace e di prosperità.

Nell’insieme un libro avvincente e provocatorio, brillante e compatto nella linea interpretativa. Un bilancio critico degli ultimi decenni ma anche un messaggio di speranza in quanto si riconosce il ritorno alla ribalta di attori sociali connotati da forte coscienza civile e volontà di cambiamento.

 

Italia, Albania, Arbëreshë fra le due guerre mondiali

Presentazione e cura di Francesco Leoncini

Contributi di:

Alberto Basciani, Eugenio Bucciol, Antonio D’Alessandri, Francesco Guida, Francesco

Leoncini, Vito Scalia

Pitti editore, Palermo (Quaderni di Biblos, Storia 32/11, dell’Unione dei Comuni

 

Lidhja e

Bashkivet

 

 

 

BESA), 2013, pp. 128, con immagini d’epoca, sip.

Atti del Convegno di Mezzojuso, 28 novembre 2010.

 

 

Il volume assume una dimensione fortemente innovativa in quanto reinterpreta la collocazione

geopolitica dell’Albania nel contesto più ampio dell’Europa centrale, intesa come area di

competizione tra le grandi potenze e costituita da una fascia longitudinale che va dal Baltico

all’Egeo e sta tra Germania e Russia. Ciò porta al superamento della nozione limitativa di “Balcani”

quale regione specificatamente connotata da una endemica conflittualità interna.

Le vicende dei rapporti che nei primi decenni del Novecento vengono a stabilirsi tra l’Italia, la

comunità arbëresh, da una parte, e il movimento di rinascita nazionale (la

Rilindja) e lo Stato

albanese dall’altra sono inseriti nel gioco dei contrapposti interessi di potenza in ambito adriatico

con le conseguenti politiche strumentali nei confronti dei popoli coinvolti.

I governi dell’Italia liberale e poi il fascismo sono partecipi attivi di questa strategia volta a usare

l’Albania come merce di scambio per altre questioni o in funzione di una sua completa

satellizzazione, come già aveva tentato l’Austria – Ungheria. Infine l’annessione dell’aprile del ’39

risponde alla logica della concorrenza imperialistica con il più potente alleato germanico che nel

marzo aveva occupato la Boemia – Moravia, dimostrazione evidente che un comune destino di

subalternità caratterizza i Paesi dell’Europa centrale da nord a sud e i conflitti e le controversie che

vi nascono sono molto spesso indotte dall’azione dei protagonisti della politica internazionale.

Restano pertanto marginali le tensioni ideali di quegli esponenti arbëreshë che si muovevano

all’interno dell’affermazione del principio di nazionalità.

In una prospettiva storica di lungo periodo non si può non constatare come venga completamente

abbandonato quell’approccio accortamente mercantile e pragmatico che aveva caratterizzato la

secolare presenza veneziana in Adriatico e segnatamente sulle coste albanesi, con la conseguente

pacifica penetrazione della sua lingua e della sua cultura.

Il Convegno di Mezzojuso venne organizzato in occasione dell’esposizione della mostra fotografica

“Albania, fronte dimenticato della grande guerra”.

 

 

 

 

 

 

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