di Angela Di Gregorio
La riforma istituzionale tanto attesa sia in patria che in Europa sembra presentare un modello piuttosto limitato di decentramento, basato sostanzialmente su di una maggiore autonomia per gli enti locali. Ciò appare in contrasto rispetto alle prospettive di federalizzazione vagheggiate negli scorsi mesi e fortemente sostenute dagli attori internazionali.
Oltre ad una maggiore devolution di poteri verso i consigli locali si prevede l’istituzione di una zona speciale nel Donbass per la durata di tre anni, sempre all’interno di un processo di decentramento controllato.
Secondo quanto dichiarato da Porosenko alla TV pubblica il 4 ottobre “né la questione della sovranità, né quelle dell’integrità territoriale e dell’indipendenza sono in agenda. L’Ucraina è e resterà uno Stato integro. Non si prende in considerazione l’ipotesi federale, l’Ucraina rimarrà uno Stato unitario. Oggi si parla di delegare certe competenze ai consigli locali. Questo è il mio progetto di decentramento”.
Il Presidente ha inoltre ribadito che la zona speciale, prevista dalla legge sullo status speciale di alcune zone delle regioni di Donetsk e Luhansk del 16 settembre scorso, resterà in vigore solo per tre anni. Il Presidente intende sottoporre al prossimo parlamento, che uscirà dalle elezioni del 26 ottobre, il progetto di revisione costituzionale in merito alla decentralizzazione.
Ricordiamo che a seguito degli accordi del 5 settembre scorso in cui gli indipendentisti dell’Ucraina orientale hanno accettato il cessate il fuoco ed una serie di condizioni tra cui lo status delle regioni di Donetsk e Luhansk (protocollo di Minsk) la Verchovna Rada ha approvato una legge che appunto concede alle due regioni uno status speciale («Sulle speciali modalità dell’autogoverno locale in determinati distretti delle regioni di Doneck e Lugansk»). Secondo il protocollo la legge avrebbe dovuto consentire elezioni anticipate dei vertici delle due auto proclamate repubbliche popolari.
Nella stessa data è stata approvata, ma non ancora promulgata, la cosiddetta legge di lustrazione, ossia la legge «Sulla epurazione del potere», con riferimento peraltro non al modello delle epurazioni post-comuniste quanto piuttosto a quello dello spoils system per rimuovere le personalità compromesse col precedente apparato di governo. Non si tratta di una transizione da un regime autoritario ad uno democratico ma piuttosto di una sostituzione di apparati, seppure l’attuale governo dimostri un atteggiamento più “europeista”. La vera sfida è la lotta alla corruzione ed allo strapotere di clan oligarchici ma difficilmente le misure previste dalla legge da sole potranno avere effetto senza una più incisiva modifica della cultura di governo. La legge prefigura la verifica secondo una serie di criteri piuttosto vaghi (rispetto della legge, standard democratici europei) sia di una serie di funzionari in carica che dei candidati alle cariche pubbliche.
Viene approvata anche una legge di amnistia per i partecipanti alle operazioni belliche su determinati distretti delle due regioni in questione. In data 15 settembre inoltre la Rada ha approvato con decreto una deliberazione dal titolo “Sulla scelta europea dell’Ucraina” per accompagnare in maniera enfatica la firma dell’accordo con l’Unione europea.
I punti del memorandum di Minsk in dettaglio
per le leggi si rinvia a www.rada.gov.ua