Presidential elections in Serbia: a step forward the entrance in the European Union

di Laura Alessandra Nocera

Former Prime Minister Aleksandr Vucic has been elected as President at the first round in the elections of April 2nd, averting a nationalist and anti-european drift and continuing a pro-EU policy.

Le elezioni presidenziali serbe del 2 aprile, le undicesime dalla loro introduzione nel 1990, hanno visto trionfare con il 55,1% dei voti l’attuale primo ministro Aleksandr Vucic, al vertice del governo dal 2014 e presidente del conservatore Partito Progressista Serbo (SNS), di cui è anche co-fondatore insieme al Presidente uscente Tomislav Nikolic, dal 2012. La netta vittoria di Vucic al primo turno ha evitato il ricorso al ballottaggio, previsto dal sistema elettorale serbo tra i due candidati più votati nel caso in cui nessuno raggiunga il 50% dei voti. L’affermazione immediata di Vucic, inoltre, ha arginato il pericolo della deriva dei movimenti nazionalisti e antieuropei, attualmente presenti con numeri considerevoli nel Paese (alle ultime elezioni politiche sono tornate in Parlamento l’estrema destra nazionalista del Partito Radicale Serbo e del movimento Dveri).

Si è fermato al 16,37%, invece, lo sfidante principale, candidato del Partito Democratico Serbo (DS), partito di centro-sinistra, Sasa Jankovic, mentre ancora più distanti si sono collocati gli altri candidati: l’indipendente Luka Maksimovic con il 9,43% dei voti, l’esponente della coalizione Nuovo Partito Democratico – Verdi Vuk Jeremic con il 5,66% e l’ultranazionalista Vojislav Seselj del Partito Radicale Serbo con il 4,49% delle preferenze.

Si è riconfermata alla guida del Paese la formazione conservatrice del Partito Progressista Serbo (SNS), già al governo con lo stesso Vucic e alla Presidenza della Repubblica con Tomislav Nikolic, il quale ha rinunciato a candidarsi ad un secondo mandato presidenziale di cinque anni.

Prosegue così in modo più deciso la strategia del premier Aleksandr Vucic per un prossimo ingresso del Paese nell’Unione Europea e per il mantenimento di una posizione di neutralità tra la Nato e la Russia. Riceve un impulso importante la spinta riformistica del Partito Progressista Serbo, volto alla modernizzazione della Serbia in campo economico e burocratico-amministrativo.

Gli elettori, inoltre, hanno premiato i tentativi di dialogo del governo Vucic con i Paesi confinanti nati dalla dissoluzione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, a dispetto dell’episodio accaduto l’11 luglio 2015 in cui, durante una commemorazione pubblica delle vittime di Srebrenica, il premier era stato fortemente contestato e colpito con il lancio di sassi.

Vucic è stato anche il primo premier serbo a visitare l’Albania e ad avviare un dialogo con lo Stato confinante, ai fini di normalizzare i rapporti con il Kosovo.

Tuttavia, all’annuncio della vittoria di Vucic si sono verificate numerose proteste in ben quindici città serbe, segno evidente delle profonde fratture presenti ancora nel Paese.

 

 

Fonti:

www.osce.org

www.balkaninsight.com

www.inserbia.info

www.nytimes.com

www.bbc.com

www.ifes.org

 

 

 

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