di A. Di Gregorio
Le elezioni presidenziali per la selezione del successore di Traian Băsescu si svolgeranno il 2 (I turno) e il 16 novembre (eventuale secondo turno di ballottaggio).
Il candidato favorito è l’attuale premier del partito social-democratico (PSD), Viktor Ponta, grazie non solo alla stagione favorevole che il suo partito attraversa fin dal 2012 (confermata dall’esito delle elezioni europee di quest’anno), ma soprattutto alla rissosità e frazionismo della destra romena. Il Presidente uscente Băsescu ha vissuto una parabola politica discendente negli ultimi anni dimostrando di seguire a fatica le regole del gioco costituzionale provocando in più occasioni conflitti col premier che trascendono la naturale dialettica istituzionale coabitazionista tipica della forma di governo semipresidenziale.
Vari scontri tra le tue teste dell’esecutivo ci sono stati negli ultimi anni con interventi sia della Corte costituzionale (l’ultimo poco prima del voto per le europee), che più volte ha avallato una lettura della forma di governo favorevole al Presidente, sia del corpo elettorale chiamato per ben due volte in poco tempo a confermare il proprio Presidente rimasto alla fine in carica per dieci anni.
Indubbiamente Băsescu è stato un protagonista politico attivo, nonostante la dizione costituzionale che lo vorrebbe super partes in corso di mandato. Tuttavia il testo della Costituzione è tra i più ambigui dell’area, esprimendo un semi-presidenzialismo non parlamentarizzato e con diversi punti di forza del capo dello Stato (o di debolezza del Governo, che aumenta proporzionalmente al frazionamento del campo politico parlamentare).
Il progetto di riforma costituzionale in discussione negli ultimi due anni non risolve le ambiguità del sistema, anzi forse addirittura le esacerba. Su tali ambiguità si è chiaramente espressa la Commissione di Venezia nel parere del 21-22 marzo 2014 (“The Venice Commission finds regrettable that the draft revision law does not make a clear and coherent choice with regard to the form of government of Romania, which is still halfway between parliamentary system and presidential system, in such a way that it can be easily qualified both as semi-parliamentary and/or semi-presidential…In particular, the Commission notes that the position and the role of the Presidential institution remain unclear and the interconnection of this insufficiently determined position with the President’s direct election still problematic…A clear choice still seems not to have been made between the position of a neutral power or a political arbitrator and that of a President with important independent powers, enabling him/her to be an active player in daily politics..In the opinion of the Venice Commission, it is not the direct election of the President that poses a problem, but the internal coherence of the presidential powers, on the one side, and the distribution of powers between the highest institutions of the State, on the other side. In view of the new arrangements proposed for the relations between the President, the Government and the Parliament, the Venice Commission sees the risk of continued difficulties in the event of future inter-institutional conflicts….”).
I candidati alla carica presidenziale sono 14. Oltre ai due principali Victor Ponta e Klaus Iohannis, sindaco di Sibiu appartenente alla minoranza tedesca (Alleanza cristiano-liberale), ricordiamo Kelemen Hunor (Unione Democratica dei Magiari della Romania), Elena Udrea (Movimento Popolare e partito nazionale contadino), sostenuta da Băsescu. Vi sono però anche candidati indipendenti come l’ex premier Călin Popescu Tăriceanu (è stato premier dal dicembre 2004 al dicembre 2008 e presidente del partito nazionale liberale PNL), Teodor Meleșcanu, dimessosi dall’incarico di responsabile dei servizi segreti esteri per poter correre alle presidenziali e Monica Macovei, europarlamentare ed ex ministro della Giustizia. Altri candidati sono Dan Diaconescu (partito popolare), Zsolt Szilágyi (partito popolare ungherese di Transilvania), Corneliu Vadim Tudor (ex leader del partito della grande Romania, di tendenza nazionalista), Constantin Rotaru (alleanza socialista), William Brînză (partito ecologista romeno), Mirel Mircea Amariței (partito Prodemo), Gheorghe Funar (ex sindaco di Cluj-Napoca, presentatosi come indipendente, ma è il leader del partito della grande Romania in disputa con Tudor). Il ballottaggio sembra scontato tra il premier Ponta e il sindaco di Sibiu Klaus Iohannis, ossia tra il principale candidato di centro-sinistra (sostenuto dalla coalizione PSD–UNPR–PC) e quello di centro-destra, sostenuto da partito nazionale liberale, partito democratico liberale e forza civica (M. Iordache, Romania. Presidenziali in vista, www.balcanicaucaso.org, 9 ottobre 2014; M. Iordache, Romania: alla vigilia del 2 Novembre, in www.balcanicaucaso.org, 31 ottobre 2014).
Hanno ritirato la propria candidatura politici noti come Crin Antonescu, uno dei leader dell’Unione Sociale Liberale (USL) e presidente ad interim della Romania nel 2012. Antonescu era il candidato comune della coalizione politica di centro-destra ma dopo la rottura dell’USL con la coalizione di governo nel febbraio 2014 ed i cattivi risultati alle elezioni europee si era dimesso da Presidente del PNL. Anche l’ex premier Mihai Razvan Ungureanu, candidato di Forza Civica, ha ritirato la sua candidatura dopo che il partito è stato assorbito nell’Alleanza Cristiano Liberale in luglio. Cristian Diaconescu, ex consigliere di Basescu, era stato designato quale candidato ufficiale del partito di nuova formazione Movimento popolare, ma si è ritirato per sostenere la collega di partito Elena Udrea, cui i sondaggi davano una migliore affermazione. Catalin Predoiu, ex Ministro della Giustizia, era il candidato ufficiale del PDL, dopo una selezione interna al partito. Ma dopo la fusione del PNL e del PDL si è svolta un’altra elezione primaria per determinare il candidato dell’alleanza che ha visto vincitore Iohannis.
La campagna elettorale è stata funestata dagli scontri sui mali atavici della politica post-comunista romena: corruzione e scandali, coinvolgimento dei servizi segreti, mancata epurazione degli apparati. La novità è data forse dal ruolo che si sta rivelando importante della magistratura (con arresti eccellenti in piena campagna elettorale), a dimostrazione che i meccanismi della condizionalità democratica europea forse stanno producendo qualche effetto benefico.
Nonostante la sua giovane età (42 anni) il premier Ponta può vantare un’importante iniziazione nelle fila dei giovani comunisti e dunque il suo presunto coinvolgimento con la Securitate comunista potrebbe non essere del tutto improbabile.