ECUADOR. PRESIDENTIAL ELECTIONS OF FEBRUARY 2021

LE ELEZIONI PRESIDENZIALI IN ECUADOR DEL 7 FEBBRAIO 2021

di Christian Mosquera*

Le elezioni presidenziali di domenica 7 febbraio 2021 in Ecuador non hanno immediatamente condotto alla selezione del nuovo Presidente della Repubblica, infatti, nessuno dei 16 candidati ha raggiunto il quorum necessario per essere eletto al primo turno, vale a dire la maggioranza assoluta di tutti gli elettori registrati oppure almeno il 40% dei voti e un vantaggio del 10% sul secondo candidato (art. 143, Cost.). Il prossimo 11 aprile, pertanto, si terrà il ballottaggio tra i due candidati più votati, come previsto dall’art. 161, c. 2, della Ley Orgánica Electoral y de Organizaciones Políticas, che stabilisce che il secondo turno delle elezioni si debba svolgere entro 45 giorni dalla pubblicazione degli esiti del primo turno.

I risultati ufficiali e definitivi della prima tornata elettorale sono stati resi disponibili dal Consejo Nacional Electoral: al primo posto, con oltre 3 milioni di voti, ovvero il 32,72% dei consensi, si è collocato il candidato Andrés Arauz, il quale è sostenuto dalla coalizione di centro-sinistra Unión por la Esperanza, seguito, con oltre 1,8 milioni di voti, pari a 19,74% delle preferenze, dal candidato Guillermo Lasso, sostenuto della coalizione di centro-destra Alianza Creo-Psc. Al terzo posto con una minima distanza di consensi dal secondo candidato -19,38%- si è collocato Yaku Pérez esponente del partito indigeno e ambientalista Pachakutik.

Il candidato Andrés Arauz è un economista di 36 anni e non è una figura del tutto nuova nel panorama politico ecuadoriano. In precedenza, infatti, ha già ricoperto la carica di ministro in diversi dicasteri durante il governo dell’ex Presidente Rafael Correa. Durante la campagna elettorale, Arauz ha proposto un programma dettagliato e strutturato in undici punti. In tale programma ha puntato molto sull’adozione di misure per favorire il lavoro e la crescita economica, la lotta alla corruzione e il rafforzamento della democrazia, la necessità di una riforma fiscale, l’aumento della spesa pubblica a sostegno della sanità e l’istruzione, l’utilità di riprendere e potenziare l’integrazione latinoamericana, il consolidamento del carattere plurinazionale e interculturale dello Stato e, infine, l’implementazione di un piano contro la violenza di genere e la discriminazione.

Il candidato Guillermo Lasso è un imprenditore e banchiere, fondatore del partito liberale conservatore di centro-destra Movimiento Creo. Nel 1998 ha ricoperto la carica di Governatore della provincia del Guayas e, l’anno successivo, durante la crisi finanziaria più grave mai verificatasi nel paese andino, quella di Ministro dell’economia. Inoltre, si era già presentato come candidato alle elezioni presidenziali del 2013 e del 2017. Durante la campagna elettorale, Lasso ha presentato un programma di stampo liberista volendo favorire le politiche di libero mercato, attrarre le banche internazionali e stabilire la partecipazione dei privati nelle attività economiche statali.

Il candidato Yaku Pérez è un avvocato, dirigente indigeno e ambientalista di etnia kichwa-kañari con un lungo percorso sia all’interno del movimento indigeno che in politica. Nel 2019 ha ricoperto la carica di Prefetto della Provincia di Azuay e, in precedenza, nel 2017, quella di presidente della rete internazionale di organizzazioni indigene Coordinadora Andina de Organizaciones Indígenas, mentre nel 2013, quella di presidente della Confederazione dei Popoli di Nazionalità Kichwa dell’Ecuador. Pérez ha presentato un programma ambientalista con un forte richiamo al pensiero olistico e rispettoso della Natura dei popoli originari . I punti principali del programma hanno riguardato, infatti, la promozione dell’armonia con la Natura, l’adozione di misure per far fronte ai problemi derivanti dal cambiamento climatico, il superamento del modello economico estrattivista con l’adozione di un modello più rispettoso dei diritti della Natura e, come il candidato Arauz, la necessità di destinare più risorse all’istruzione e alla sanità, il rispetto del carattere plurinazionale dello Stato e, la lotta contro la violenza di genere e la discriminazione.

Il Presidente uscente Lenín Moreno, del partito di centro-destra Alianza País, ha deciso di non candidarsi alle elezioni, per lo scarso consenso popolare di cui gode soprattutto per le politiche di aggiustamento strutturale adottate in previsione di un prestito (poi sfumato) da parte del FMI che hanno ridimensionato le risorse destinate a diversi settori pubblici fra i quali la sanità, che ha rivelato le sue debolezze e criticità durante l’emergenza coronavirus. Come candidata per Alianza País è stata presentata l’economista Ximena Peña, che ha ricoperto due volte la carica di parlamentare, sia nella legislatura attuale che in quella precedente. Peña si è collocata tra i candidati con il più basso consenso, ottenendo solamente l’1,54% dei voti.

Per quanto riguarda il diritto di voto in Ecuador, va ricordato che, sulla scorta di quanto stabilito all’art.62, Cost., recarsi alle urne è obbligatorio nella fascia di età che va dai 18 ai 65 anni e facoltativo per i giovani dai 16 ai 18 anni, per gli over 65 e per i cittadini che risiedono all’estero.

In relazione alla forma di governo prevista dalla Costituzione ecuadoriana, si tratta di una forma presidenziale sbilanciata, caratterizzata da una marcata preminenza del potere esecutivo rispetto al potere legislativo e a quello giudiziario. Come nel resto dell’America latina, il tentativo ecuadoriano di trapiantare la forma di governo presidenziale degli Stati Uniti, che invece è contraddistinta da una equilibrata separazione dei poteri, non è attecchito. In Ecuador, infatti, i poteri che la Costituzione riconosce al Presidente della Repubblica delineano una figura presidenziale molto forte.

Il mandato presidenziale è di  quattro anni e l’insediamento come Presidente della Repubblica del candidato vincitore al ballottaggio, sulla base di quanto sancito all’art. 120, Cost., avrà luogo il prossimo 24 maggio quando il nuovo Presidente assumerà formalmente la carica e i relativi poteri prestando giuramento davanti al Parlamento.

Dai risultati elettorali delle recenti elezioni presidenziali emerge che in Ecuador vi è uno scenario politico ancora molto polarizzato tra le politiche progressiste dell’ex Presidente Correa e la destra liberale conservatrice. Tuttavia, i risultati inaspettati di Yaku Pérez mostrano, altresì, un nuovo risveglio politico dei movimenti indigeni come alternativa alla sinistra, contribuendo in tal modo alla movimentazione del quadro politico del paese sudamericano.

In relazione a chi riuscirà ad ottenere i voti degli elettori di Pérez al ballottaggio, un fattore determinante sarà l’inclusione nei programmi dei candidati presidenziali delle rivendicazioni dei popoli indigeni e dei settori ambientalisti della società, ovvero il consolidamento del carattere plurinazionale dello Stato, l’implementazione di politiche ambientaliste, il rispetto dei diritti della Natura e, soprattutto, il superamento dell’estrattivismo, Tutte istanze che erano portate avanti dal candidato del partito indigeno Pérez.

FONTI

* Dottorando in Diritto e Scienze umane presso l’Università degli Studi dell’Insubria e cultore della materia in Diritto costituzionale comparato presso l’Università degli Studi di Milano e presso l’Università degli Studi di Trieste.

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