Ecco perché il Venezuela è la nuova Cuba. 26 gennaio 2019: Intervista a Open di Marzia Rosti, in merito alla crisi venezuelana.

Per il testo pubblicato si rinvia al sito https://www.open.online/mondo/2019/01/26/news/ecco_perche_il_venezuela_e_la_nuova_cuba-122090/?fbclid=IwAR1mrblwBtWkNoHkgELX8TGpSj7zifb7cyd2L7qg6WvM3BoKeXKX8feAj2g, di seguito una versione leggermente rivista e corretta.

Ecco perché il Venezuela è la nuova Cuba

Cristian Cappelletti – 26/01/2019- 22:50

Russia da una parte e Stati Uniti dall’altra. La polarizzazione dopo la crisi venezuelana spiegata a Open da Marzia Rosti, docente di Storia e istituzioni dell’America Latina all’Università degli Studi di Milano. 

Dopo l’autoproclamazione di Juan Guaidó come Presidente a interim del Venezuela, il mondo si è spaccato. Una polarizzazione, quella scatenata dalla crisi in Venezuela, che ricorda molto il mondo diviso in due blocchi durante gli anni della Guerra Fredda. Da una parte gli Stati Uniti hanno dimostrato il loro pieno supporto al leader dell’opposizione, mentre dall’altre parte la Russia ha condannato il colpo di mano continuando a supportare Maduro come legittimo Presidente del Paese. 

Dietro Guaidó si sono schierati gran parte degli stati europei tra cui Germania, Francia e Spagna. Anche il Canada di Trudeau appoggia l’azione di Guaidò, L’Italia sembra mantenere una posizione prudente con un governo spaccato tra Lega e M5s, che sulla questione hanno assunto due posizioni opposte. Oltre a Putin, altri due leader mondiali sono corsi in soccorso di Maduro: Recep Tayyip Erdogan e Xi Jinping. 

«Non sorprende la posizione di Donald Trump che dall’inizio del suo mandato ha modificato drasticamente i rapporti con il Venezuela», racconta a Open Marzia Rosti, docente di Storia e istituzioni dell’America Latina all’Università degli Studi di Milano. «Trump ha cambiato molto il suo atteggiamento. Già Obama, in realtà, non era molto disponibile a intavolare dei rapporti con Maduro, ma le cose sono andate peggiorando in questi mesi».

«Dall’altra parte», continua la docente, «la Russia e gli Stati Uniti sono un po’ ritornati a essere ‘nemici e amici’, ma non solo. Dietro all’appoggio russo al presidente Maduro ci sono anche accordi economici: prima di Natale Maduro e Putin si sono incontrati per stabilire degli accordi economici bilaterali, per aggirare i blocchi e gli ostacoli del Venezuela. Mi pare quindi che la Russia gli abbia dato un certo sostegno sia in termini di investimenti, che di tecnologia per poter sfruttare le risorse del Paese».

La Russia sembra voler mettere pressione agli Stati Uniti e continuare ad appoggiare un alleato chiave. Ma il supporto della Turchia a un paese a più di 6.000 chilometri di distanza fa sorgere qualche dubbio. Perfino l’Iran, arci-nemico di Washington, che ha investito negli ultimi anni in rapporti bilaterali con il Venezuela, si è dimostrato parecchio restio a dimostrare un appoggio incondizionato al presidente Maduro. «Speriamo che i disaccordi e problemi politici siano risolti il prima possibile in Venezuela dalle persone e dal governo attraverso metodi pacifici», aveva detto il portavoce del ministro degli esteri iraniano Bahram Qassemi. 

«Tra la Turchia e gli Stati Uniti non corre buon sangue e di conseguenza dietro alle due grandi potenze di un tempo si sono allineati sia il gruppo dell’America Latina e dall’altra parte la Turchia che comunque era isolata». Ma dietro l’appoggio turco pesa il supporto economico fornito da Ankara a Caracas. Dallo scorso anno il Venezuela ha instaurato rapporti con la Turchia per esportare e raffinare l’oro e altri minerali, aggirando le sanzioni americane. «Anche la Cina è stata mossa ma per lo più da interessi economici, ha sostenuto Maduro perché è alla ricerca di partner commerciali», dichiara Rosti. «Inoltre, lo scorso autunno, Maduro aveva messo in vendita le sue risorse naturali. La Russia gli permette di sopravvivere attraverso aiuti economici, in cambio di risorse. Gli permette inoltre di avere una presenza nel continente americano, un po’ come era una volta Cuba forse, come avamposto dell’Unione Sovietica».

Ma se il Venezuela ha diviso il mondo, ancora più spaccato risulta il Paese al suo interno, tra chi continua ad appoggiare Maduro come erede di Chávez e chi invece vorrebbe un governo più liberale. «Chávez è stato un personaggio politico che ha dato una svolta non solo al Venezuela, ma anche a tutto il continente latino americano», commenta Marzia Rosti, «Ha saputo intercettare un momento di sconforto e malcontento della popolazione venezuelana, e ha vinto le elezioni continuando a proporre un modello di democrazia partecipativa, ovvero chiamando il popolo venezuelano a esprimere il parere su decisioni che il governo avrebbe dovuto prendere». Tuttavia, per alcuni, «Il peggior regalo che avesse potuto fare Chávez, una volta deceduto, ai venezuelani è stato lasciare in eredità Maduro». 

Due figure in apparenza molto diverse, due politici con un carisma opposto, che hanno trasformato a modo loro il Paese. «Lo zoccolo duro dei chavisti o di quelli che occupano le posizioni di potere di governo, continua a sostenere Maduro. Hanno molti benefici e ovviamente non hanno i problemi delle persone comuni di non poter trovar da mangiare e le medicine nei negozi. A questo gruppo di chavisti fa comunque comodo rimanere al potere e quindi appoggiare il leader attuale. Inoltre anche una quota della popolazione crede ancora nel progetto socialista, ad esempio un’arma che Maduro ha saputo usare molto bene: in campagna elettorale ha sostenuto spesso che se avesse vinto l’opposizione, il popolo non avrebbe più beneficiato dei sussidi avviati durante il mandato di Chávez, attuando così un voto di scambio che di fatto l’ha mantenuto al potere».

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