Estonian parliamentary elections

di Daniele Cavenati

 

Il 1 marzo 2015 i cittadini estoni sono stati chiamati alle urne per eleggere i nuovi membri del Riigikogu, il Parlamento nazionale composto da 101 parlamentari eletti con la formula proporzionale, in conformità con l’art. 60 della Costituzione. Il medesimo articolo al paragrafo 3 indica che “elezioni regolari per il Riigikogu si tengono nella prima domenica di marzo del quarto anno successivo all’anno della precedente elezione del Riigikogu”. Come previsto inoltre dalla legge elettorale per il Riigikogu del 1994, esiste una soglia di sbarramento del cinque per cento, escludendo dalla rappresentazione parlamentare tutti quei partiti o movimenti al di sotto di tale soglia. Inoltre, ai sensi degli artt. 57 e 58 della Costituzione hanno diritto di voto attivo per le elezioni politiche generali “i cittadini estoni che hanno raggiunto il diciottesimo anno di età”; per quanto riguarda il voto passivo per il Parlamento nazionale, l’art. 60 paragrafo 2 della Costituzione richiede “il compimento del ventunesimo anno di età”.

Alle elezioni parlamentari si sono presentati dieci partiti politici e tredici candidati indipendenti, per un totale complessivo di 876 candidati, i quali lo scorso 20 gennaio sono stati presentati al Comitato per le elezioni nazionali (National Election Committee) per le successive elezioni del Riigikogu. I partiti che hanno presentato le proprie liste di candidati sono: il Partito Conservatore estone popolare (Estonian Conservative People’s Party), il partito socialdemocratico (SD), il Partito Riformista di centro-destra (ER), l’Unione Pro Patria e Res Publica (IRL), il Partito Liberale (Estonian Free Party), il Partito di Centro Estone (EK), comprendendo nel complesso 125 candidati. Oltre a questi hanno presentato una lista di candidati anche il partito estone di sinistra (Estonian United Left Party con 25 candidati), il Partito Verde Estone (40 candidati), Unità Partito popolare (36 candidati) e il Partito indipendente estone (Independence Party con 12 candidati). Attualmente l’esecutivo di coalizione in carica governa con 56 seggi su 101 parlamentari.

I risultati delle elezioni politiche confermano il Partito delle Riforme di centro-sinistra del premier uscente, Taavi Rõivas, come primo partito estone con il 28% dei voti, conquistando 30 (uno in meno rispetto alla precedente legislatura) dei 101 seggi in Parlamento. Il principale rivale del Partito Riformista, il Partito di Centro filo-russo, ha perso le elezioni ma ha conquistato un seggio in più rispetto alla precedente legislatura, con il 24,8% dei voti e 27 seggi. Di fronte al fatto che gli alleati di governo socialdemocratici hanno perso 4 deputati rispetto alla precedente legislatura, per governare Rõivas è consapevole del fatto che occorre allearsi con un altro partito oltre ai socialdemocratici per ottenere la maggioranza necessaria.

Alle ultime elezioni parlamentari in Estonia svoltesi il 6 marzo 2011, il candidato Andrus Ansip del Partito Riformista Estone (Eesti Reformierakond, RE), partito di centro destra, aveva ottenuto il 28,6% dei suffragi, portando la propria rappresentanza parlamentare da 31 a 33 seggi rispetto alla legislatura precedente, garantendosi la vittoria e la riconferma dell’esecutivo (già in carica prima dal 2005 e poi rieletto nell’aprile del 2007 in coalizione con il partito liberal-conservatore Unione della Patria e Res Publica e il Partito Socialdemocratico).

Dopo avere vinto le elezioni parlamentari del marzo del 2011,  il primo ministro Andrus Ansip ha presentato le proprie dimissioni il 26 marzo 2014 mosso da aspirazioni a cariche politiche europee, rimettendo il suo mandato nella mani del Presidente della Repubblica Toomas Hendrik Ilves, che come previsto dalla Costituzione all’art. 89 p.3, a fronte della rinuncia del Primo Ministro di formare il Governo, “[…] ha il diritto [di nominare] un secondo candidato a Primo Ministro entro sette giorni”. Secondo la Costituzione, entro le due settimane successive alle dimissioni del Governo in carica, il candidato alla carica di Primo Ministro deve presentare al Parlamento le basi (ossia il programma) per la formazione del nuovo esecutivo nazionale. A questo punto, spetta al Parlamento autorizzare, con apposita deliberazione, il candidato Premier a formare il Governo. Se il candidato alla carica di Primo Ministro riceve il sostegno del Parlamento, nei sette giorni successivi egli presenta la compagine di governo al Presidente della Repubblica, il quale negli ulteriori tre giorni procede alla nomina dei Ministri. Qualora il candidato alla carica di Primo Ministro non ottenga il voto favorevole del Riigikogu oppure non riesca a formare il Governo, il Presidente della Repubblica provvede a designare un nuovo candidato alla carica di Primo Ministro. Infine, nel caso in cui anche questo secondo candidato alla carica di Primo Ministro fallisca il compito di formare il Governo o il Capo dello Stato ometta di attribuire l’incarico di formare il Governo ad un secondo candidato, l’iniziativa passa al Riigikogu il quale ha il compito di designare un terzo candidato alla carica di Premier. Se anche quest’ultimo passaggio non si compie, e quindi se il Parlamento non conferisce entro quattordici giorni l’incarico per la formazione del Governo, l’iniziativa passa nuovamente al Presidente della Repubblica che indice le elezioni politiche straordinarie per il rinnovo del Riigikogu.

Il secondo candidato proposto dal Partito Riformista è stato Taavi Rõivas, il quale attualmente dirige l’Esecutivo nazionale con il Partito Social Democratico (Sotsiaaldemokraatlik Erakond – SDE) di ideologia diametralmente opposta al suo partito. Dal marzo del 2011 il Partito Social Democratico è subentrato nella coalizione di governo, andando a sostituire l’Unione della Patria e Res Publica la quale era parte di Governo nella legislatura dal 2007 al 2011.

Termometro della situazione politica attuale sono state le elezioni amministrative dell’ottobre 2013 e le elezioni politiche europee del 25 maggio 2014. Da un lato, le elezioni amministrative hanno affermato il supporto elettorale al Partito di Centro Estone il quale ha vinto con circa il 32% dei voti a livello nazionale. La vittoria è derivata dal calo di fiducia dell’opinione pubblica verso la politica, causato in primis dalla presenza di soli quattro partiti all’interno del Parlamento nazionale, e in secondo luogo dai diversi scandali di corruzione (negli anni 2012-2013) legati al principale partito riformista al governo. Hanno ottenuto un buon risultato anche gli allora partner della coalizione di governo (PPRPU, entrata in carica nel marzo del 2011) l’Unione della Patria e Res Publica con il 17 per cento dei voti, e i social democratici (non ancora parte del governo) i quali incrementarono i loro consensi rispetto alle elezioni amministrative del 2009 (+5%), oltre che ricevere un significativo supporto nel nord est dell’Estonia (specialmente nella contea di Ida-Virumaa) da parte della minoranza russofona.

Dall’altro lato, le scorse elezioni politiche europee hanno stabilito, a sorpresa, la riconferma del Partito Riformista Estone con il 24,3% dei voti, grazie, come detto, alla sostituzione di quello che era stato a lungo un partner di governo quale l’Unione della Patria e Res Publica con i rivali ideologici socialdemocratici. Nonostante i sondaggi preelettorali conferissero una possibile vittoria al partito di opposizione Partito di Centro Estone (EK) strettamente legato alla minoranza russofona pari al 25,5% dell’intera popolazione, quest’ultimo non è riuscito a mobilitare il proprio elettorato tanto da perdere una vittoria che secondo i sondaggi preelettorali era già decisa.

Volendo fare qualche osservazione retrospettiva, osserviamo che dopo il crollo del regime comunista e il conseguente formale distacco dall’URSS con la Dichiarazione d’indipendenza del 20 agosto del 1991, in Estonia vi è stata una sempre più crescente politica “personalistica” all’interno dei partiti, che ha provocato una situazione di fragilità delle coalizioni di governo succedutasi negli anni. Come sancito dal preambolo della Legge fondamentale, l’Estonia ha considerato l’aggressione sovietica del 1940 in contrasto con le regole del diritto internazionale concependola come un occupazione territoriale. Dopo la dissoluzione dell’URSS l’Estonia si considera quindi non un nuovo Stato ma il “vecchio” Stato ripristinato, ristabilendo l’autodeterminazione nazionale del popolo estone al 24 febbraio del 1918.

L’Estonia si è sempre distinta per le sue grandi capacità in ambito tecnologico, come ad esempio l’-commerce. Essa possiede una copertura di accesso libero ad internet praticamente estesa in tutto il Paese, tanto da aver ricevuto il soprannome di E-stonia. Infatti, l’Estonia è stato il primo Paese al mondo che ha annunciato la possibilità di un voto online puro per le elezioni politiche. I cosiddetti e-voters hanno pertanto la possibilità di votare attraverso una qualsiasi postazione internet muniti di un codice pin (voter’s card, rilasciato dalle autorità locali competenti) e di una carta di identità. La peculiarità di questo voto è che viene esercitato soltanto nei giorni di voto anticipato, ossia fino alla sera prima del mercoledì della settima delle elezioni (nelle date 19-25.02.2015). Allo stesso modo, la legge elettorale vigente permette ai cittadini estoni che hanno esercitato il proprio voto attraverso l’”internet voting”, di recarsi ugualmente alle urne per votare fisicamente. Il cittadino in questione potrà votare il gruppo parlamentare che preferisce, anche in antitesi rispetto al voto precedentemente espresso attraverso il portale online del parlamento. Ovviamente, il voto espresso nella cabina elettorale non è cumulativo e sarà l’unico voto conteggiato dagli scrutinatori. Questa pratica, già applicata fin dalle elezioni del 2007, ha garantito un’ampia affluenza alle urne (grazie alla possibilità di votare ovunque da un semplice computer), oltre che avere ridotto cospicuamente i costi economici legati all’organizzazione delle elezioni sul territorio. Infatti in queste elezioni circa il 20% degli elettori ha votato attraverso computer. Una percentuale notevole secondo molti analisti.

Nonostante la vittoria del partito di centro-sinistra, l’opinione pubblica è critica nei confronti del Partito Riformista di Taavi Rõivas e del suo partner di coalizione (SD), per la percezione della stagnazione politica, delle disuguaglianze economiche, e la mancanza di volontà del Governo di intervenire su questioni come la riforma amministrativa e fiscale. Di fronte ai diversi scandali legati al riciclaggio di denaro di alcuni esponenti del Partito Riformista e al rischio di un’emarginazione sociale di quella parte della popolazione dei centri periferici soprattutto legati ad etnie slave, a sorpresa il grado di affluenza alle urne non ne ha risentito, favorendo il partito di centro-sinistra pro-europeista piuttosto che un avvicinamento del Partito di Centro filo-russo. Infine, occorre considerare che le elezioni – sebbene gli scandali di corruzione interni al Partito Riformista abbiano influito sul suo consenso – non hanno particolarmente minato la credibilità del suo leader Tavvi Rõvias, grazie anche all’introduzione di un piano anti-corruzione varato dal Governo nell’aprile del 2013.

 

Fonti

https://freedomhouse.org/report/nations-transit/2014/estonia#.VNM4IWiG9nS

http://www.parties-and-elections.eu/estonia.html

http://estonia.eu/index.html

www.rivistaeuropae.eu/europee14/verso-le-elezioni-europee-estonia-dove-leuroscetticismo-non-esiste/

www.vvk.ee

I paesi baltici: risultati ambigui per i governi in carica

www.baltictimes.com/ten_estonian_political_parties__876_candidates_submitted_for_parliamentary_elections/

Codice delle Costituzioni, a cura di M. Ganino, Cedam, 2013

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