BOLIVIA: THE RISK FOR THE FREEDOM OF EXPRESSION AND THE MEASURES TO CONTAIN THE PANDEMIC OF COVID-19

BOLIVIA: RISCHI PER LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE E MISURE PREVISTE PER IL CONTENIMENTO DELLA PANDEMIA DA COVID-19

di Laura Alessandra Nocera*

LAmerica latina è diventata il nuovo fulcro di propagazione e diffusione della pandemia da COVID-19, situazione che ha costretto diversi esecutivi ad intensificare le misure previste per affrontare lemergenza sanitaria. Malgrado i numeri contenuti di contagi (44.113 alla data attuale) e di decessi (1.638), la Bolivia si è distinta in modo particolare per il suo intervento tempestivo e puntuale nel prevenire lepidemia. Tuttavia, ladozione di misure rischia di compromettere alcune libertà fondamentali.

Con lo scoppio della crisi da COVID-19 in Europa e in Cina, lesecutivo boliviano, presieduto dalla Presidente ad interim Jeanine Áñez Chávez, ha immediatamente adottato i protocolli approvati dallOMS per l’emergenza medico-sanitaria e, ricorrendo a quanto previsto dagli artt. 172 e ss. della Costituzione che attribuiscono poteri speciali ed emergenziali al Presidente della Repubblica per preservare la sicurezza pubblica (cd. estado de sitio), ha disposto tutte le misure necessarie attraverso la forma del Decreto Supremo, ovvero un atto non approvato dallAsamblea Plurinacional avente efficacia di legge e validità temporale limitata per fronteggiare le situazioni di crisi. Pertanto, la Presidente boliviana, con il Decreto supremo n.4196 del 17 marzo 2020, ha dichiarato lemergenza nazionale e, con il successivo Decreto supremo n.4199 del 21 marzo 2020, ha disposto la quarantena generale.

A seguito della dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, il governo ha, inoltre, disposto la chiusura delle frontiere nazionali (Comunicado n.34 del 25.03.2020) e la restrizione della libertà di movimento (Comunicado n.15 del 19.03.2020). Infine, una serie di circolari di ministeri e di agenzie nazionali sono intervenute per regolamentare nel dettaglio le disposizioni contenitive previste (Comunicado del Ministerio de Relaciones Exteriores del 20.03.2020, Comunicado de Agencia Nacional de Hidrocarburos del 20.03.2020, Comunicado de la Agencia Boliviana Espacial del 21.03.2020, Comunicado de Aviación Boliviana del 22.03.2020).

Il governo è intervenuto anche per porre rimedio alla crisi economica e sociale. In tal senso, ha adottato: il Comunicado n.23 del 21.03.2020 che ha garantito la continuità dei servizi di vendita e di fruizione di generi alimentari e di tutta la filiera produttiva; il Comunicado n.26 del 22.03.2020 che ha annunciato, in collaborazione con il Banco Central de Bolivia (BCB) e con la Autoridad de Supervisión del Sistema Financiero (ASFI), misure economiche straordinarie per fronteggiare lemergenza; il Comunicado n.32 del 24.03.2020 che ha disposto misure speciali di intervento sociale, in accordo con il Ministero del lavoro e della previdenza sociale; il Decreto Supremo n.4198 del 27.03.2020 per il differimento del pagamento delle imposte e ladozione di misure straordinarie dal punto di vista tributario; il Decreto Supremo n.4201 del 27.03.2020 per lacquisto di dispositivi medico-sanitari; il Decreto Supremo n.4197 del 27.03.2020 per la riduzione temporanea delle tariffe elettriche e il Bono Familia; il Decreto Supremo n.4230 del 28.04.2020 per autorizzare il Ministero dell’economia a stanziare risorse economiche a favore delle forze armate coivolte nel controllo della quarantena.

Nel giro di poco tempo, le disposizioni dellesecutivo boliviano sono diventate così dettagliate e draconiane da porre in seria crisi la tutela delle libertà e dei diritti fondamentali. In particolare, ha fatto discutere ladozione da parte della Presidente boliviana del Decreto Supremo n.4200 del 25 marzo 2020, che stabilisce le regole minime per la gestione dellemergenza nazionale, in conformità con gli artt. 35 e 36 della Costituzione (diritto alla salute e dovere nazionale di disporre politiche adeguate per tutelarlo), gli artt. 172 e ss. della Costituzione (ovvero la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale), lart. 297 della Costituzione e la Ley n.031/2010 Marco de Autonomías y Descentralización “Andrés Ibáñez” (decentramento e distribuzione delle competenze tra centro e periferia in base al principio di sussidiarietà). Il Decreto stabilisce una serie di misure e di limitazioni molto dettagliate per il contenimento della pandemia: la previsione dell’uscita per motivi di prima necessità solo di un componente tra i 18 e i 65 anni per ogni nucleo familiare, la regolamentazione dei giorni settimanali e degli orari (dalle 7 del mattino a mezzogiorno) per l’apertura dei negozi di alimentari, l’accesso ai servizi in base alle ultime due cifre presenti sul numero della carta didentità, etc…

Contestualmente, il Decreto prevede una serie di misure sanzionatorie per coloro che non rispettano la quarantena. Anzitutto, infatti, è disposta una sanzione mista pecuniaria e detentiva per tutti coloro che contravvengono alla normativa prevista. In secondo luogo, lart.13.II stabilisce che «las personas que inciten el incumplimiento del presente Decreto Supremo o desinformen o generen incertidumbre a la población, serán sujeto de denuncia penal por la comisión de delitos contra la salud pública». Tale disposizione introduce un pericoloso precedente sulle restrizioni alle libertà personali, configurando – a fortiori – una fattispecie di reato di opinione. Infatti, il Decreto non precisa quali atti o fatti possano disinformare o generare incertezza, ma si limita soltanto a sancire la punibilità di tutti quei comportamenti, che, generando disinformazione, possono provocare una lesione al diritto alla salute, come tutelato dalla Costituzione e dalla legislazione vigente. Si tratterebbe, dunque, di fatti atipici qualificabili genericamente come delitti contro la salute pubblica” e punibili con una pena detentiva da uno a dieci anni, ai sensi dellart. 216 del Codice Penale. Tuttavia, la fattispecie tipica delineata dal Codice Penale e richiamata dal Decreto si riferisce a determinati comportamenti posti contro la salute pubblica e descritti dalla novella codicistica, quali la propagazione di infermità e malattie o qualsiasi comportamento contrario alligiene e alla salute pubblica, e non ad una mera espressione di opinione.

Il testo del Decreto ha mobilitato associazioni a sostegno dei diritti umani (quali Human Watch) e la stessa Defensoria del Pueblo. Tuttavia, il governo ha ribadito il suo intento di perseguire i rei di atti di disinformazione sul COVID-19, anche procedendo ad un controllo dei siti internet e delle reti di social network con gli stessi mezzi usati per prevenire il cyberbullismo.

Si tratta, in ogni caso, di un atteggiamento che risulta lesivo di qualsiasi libertà di opinione e di espressione e che incrina i rapporti tra i vari partiti politici, proprio in vista delle elezioni generali. Alcuni rappresentanti politici, infatti, nellintento di guadagnare consenso popolare, hanno usato le disposizioni previste per accusare i propri rivali di promuovere una campagna di disinformazione sul COVID-19 o di fornire ai cittadini informazioni errate e fuorvianti sullepidemia.

A questo si aggiunga che, a causa della pandemia, la Asamblea Plurinacional, in data 5 maggio 2020, ha approvato la Ley de Postergación de las Elecciones Generales de 2020, con la quale sono state rinviate le elezioni generali, convocate dal Tribunal Supremo Electoral (TSE) per il 3 maggio 2020, in data che deve essere definita dal TSE stesso entro 90 giorni dalla data prevista per le elezioni, o, meglio, in un lasso di tempo dal 7 giugno al 6 settembre. Rimangono in vigore tutte le disposizioni eccezionali e transitorie previste dalla Ley N° 1266 del 24 novembre 2019.

Tuttavia, è necessario ricordare che lattuale stato di instabilità politica in Bolivia è già iniziato successivamente alle elezioni di novembre 2019, ovvero quando l’ex Presidente Evo Morales bloccò il conteggio dei voti e si autoproclamò Presidente. La forzatura di Morales fu seguita da una scia di proteste e contestazioni che hanno costretto l’ex Presidente ad abbandonare il paese, perseguito da un mandato di cattura da parte della magistratura boliviana per i supposti brogli elettorali. In attesa delle prossime elezioni, è stata nominata capo di Stato ad interim la ex vicepresidente del Senato Jeanine Áñez Chávez, senatrice per il dipartimento del Beni del Movimiento Demócrata Social (MDS), partito politico di orientamento conservatore e neoliberale, e oggi candidata alle prossime elezioni presidenziali per l’alleanza di centro-destra Juntos.

Fonti:

* Post-Doc Fellow in Storia e Istituzioni delle Americhe, Dipartimento di Studi Internazionali, Giuridici e Storico-Politici, Università degli Studi di Milano.

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