di A. Di Gregorio
Nella sentenza del 10 febbraio 2017 la Corte costituzionale ha affermato che la disposizione del codice penale riguardante la responsabilità per la ripetuta violazione delle regole sull’organizzazione e lo svolgimento delle assemblee, manifestazioni e picchettaggi (art. 212.1 codice penale) non è in contrasto con la Costituzione. Tuttavia la Corte ha fornito una interpretazione della norma tale da consentire una maggiore apertura all’esercizio di questa libertà fondamentale.
Secondo la Corte, il compimento di illeciti amministrativi di per se non può ricevere riconoscimento incondizionato nella giurisdizione penale. Ciò significa che il tribunale, nell’ambito della giurisdizione penale, deve seguire i fatti accertati in precedenza nell’esame delle cause riguardanti illeciti di natura amministrativa. Inoltre la Corte costituzionale ha precisato le condizioni alle quali il tribunale ha il diritto di comminare la pena sotto forma di privazione della libertà per questo reato. La scelta da parte del tribunale della tipologia e ampiezza della misura penale ex art. 212.1 del codice penale deve essere giustificata dal reale grado di pericolosità sociale dell’azione. Pertanto si può comminare una pena sotto forma di privazione della libertà solo nei casi di violazione delle modalità di svolgimento della manifestazione pubblica tale da comportare la perdita del carattere pacifico della manifestazione stessa.
Il ricorrente riteneva che la disposizione del codice penale impugnata violasse il principio del ne bis in idem. Inoltre a suo avviso la versione in vigore della disposizione dell’art. 212.1 del codice penale consentirebbe di promuovere un procedimento penale prima che diventino esecutive le decisioni ivi indicate dei tribunali amministrativi ed anche di utilizzare nella causa penale in qualità di prove i materiali delle controversie amministrative.
Ricordiamo che l’articolo 212.1 era stato introdotto nel codice penale nel luglio 2014 e prevede la responsabilità penale per la ripetuta violazione delle modalità previste per l’organizzazione o lo svolgimento di una manifestazione pubblica. Inizialmente tale disposizione era stata applicata al ricorrente nel dicembre 2015, quando risultava che per almeno tre volte era incorso nella responsabilità amministrativa per partecipazione a manifestazioni pubbliche non autorizzate. Il ricorrente era stato dunque condannato a 3 anni di detenzione in colonia di correzione di regime generale. Successivamente il tribunale della città di Mosca aveva diminuito la pena a 2,5 anni.
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