di Naiara Posenato*
La decisione del Supremo Tribunal Federal (STF) brasiliano dello scorso 8 marzo che restituisce i diritti politici all’ex presidente brasiliano Luis Inácio Lula da Silva ha suscitato grande clamore in quel paese e nel resto del mondo. Molti si stanno interrogando sugli effetti che tale pronuncia potrà produrre sulla scena politica nazionale e non solo, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali del 2022.
Si tratta di una decisione monocratica del relatore nel processo, Ministro Luis Edson Fachin, adottata nell’ambito dell’azione penale di Habeas Corpus n. 193.726[1], che ha annullato per incompetenza territoriale tutte le condanne inflitte all’ex Presidente nell’ambito dell’indagine Lava Jato, (“Autolavaggio”)[2] dalla 13ª Sezione della Giustizia Federale di Curitiba, Stato del Paraná, dove operava l’ex magistrato Sergio Moro.
L’indagine Lava Jato, avviata dalla polizia federale nel 2014, ha portato alla luce un impressionante meccanismo di corruzione, ai danni dell’impresa statale Petrobrás S/A, di altre imprese e di organi pubblici, oltre al coinvolgimento di decine di politici brasiliani e di imprenditori, per un giro di tangenti di circa 2 miliardi di euro[3]. Nell’ambito di tale indagine erano già state emesse due condanne a carico di Lula sia per corruzione passiva ai sensi dell’art. 317 del Codice penale brasiliano e per riciclaggio di denaro (money laundering) ex art. 1º, caput, inciso V, della Legge n. 9.613 del 1998, in relazione all’acquisto di un appartamento ubicato nella città balneare di Guarujá (conosciuto come caso Triplex do Guarujá), la cui titolarità si era cercata di occultare[4], sia per alcuni lavori di ristrutturazione realizzati in una piccola tenuta (sítio) nel comune di Atibaia, Stato di São Paulo[5]. Altri due procedimenti penali a carico di Lula sono ancora in fase di svolgimento, e riguardano il supposto ottenimento di vantaggi illeciti consistenti in un immobile per la sede dell’Istituto Lula[6] e in donazioni fatte al medesimo istituto che, secondo l’accusa, occulterebbero il pagamento di tangenti[7].
Tali procedimenti, assieme a decine di altri, erano stati assegnati alla Giustizia Federale del Paraná in primo luogo in virtù del principio di prevenzione, per il fatto che le prime indagini avevano riguardato reati di riciclaggio di denaro compiuti dall’allora deputato José Janene e dai c.d. doleiros (operatori nel mercato illegale dei cambi) Alberto Youssef e Carlos Habib Chater, nella città di Londrina, stato del Paraná[8]. Poiché le indagini si sono poi estese alle molteplici fattispecie di corruzione connesse a danno principalmente della Petrobrás S/A e la competenza della Giustizia Federale del Paraná si è così consolidata sulla base dell’assunto che si fosse in presenza di reati posti in essere da una stessa organizzazione criminale, commessi con identità di modus operandi, con gli stessi agenti attivi, coinvolgendo le stesse società titolari di contratti con imprese pubbliche o organi pubblici (che formavano quello che poi è stato chiamato il cartel de empreiteiras).
Nell’ordine concesso dal STF la difesa aveva chiesto al supremo collegio di riconoscere l’incompetenza della 13ª Sezione della Giustizia Federale di Curitiba per il processo ivi celebrato e che è culminato nella condanna di Lula per i fatti relativi al caso “Triplex do Guarujá”, per il motivo che non vi era correlazione fra le imputazioni nei confronti dell’ex presidente e i “desvios” fatti nella Petrobrás. Il Ministro Fachin, annullando la propria precedente ordinanza di rimessione all’organo collegiale del tribunale superiore (Plenário) della decisione[9] e ha accolto la richiesta della difesa di Lula sulla base della giurisprudenza formatasi in seno allo stesso STF dal 2015 in poi[10]. Tale giurisprudenza riconosceva la competenza a Curitiba soltanto in relazione a reati perpetrati direttamente ed esclusivamente a danno dell’impresa Petrobrás S/A. Siccome la condotta attribuita a Lula, di nominare o agevolare la nomina e il mantenimento ai vertici di taluni organi federali di soggetti attivi nella commissione dei reati di corruzione appartenenti al gruppo criminale, non era stata limitata alla Petrobrás S/A ma riguardava molteplici enti pubblici, sulla base di tale giurisprudenza la 13ª Sezione della Giustizia Federale di Curitiba non avrebbe avuto competenza per giudicare l’ex Presidente[11].
Per tali ragioni la pronuncia in esame ha annullato le sentenze di condanna emesse nelle azioni penali promosse nei confronti di Lula e rimesso gli atti alla competente Sezione del Distretto Federale (Brasília); ciò ha automaticamente fatto venir meno il presupposto per l’applicazione della Legge complementare n. 135 del 2010, c.d. Ficha Limpa, “fedina pulita”, secondo la quale il condannato in secondo grado per reati di corruzione è ineleggibile per 8 anni[12] e che avrebbe impedito a Lula di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2022.
La Procuradoria-Geral da República ha impugnato tale decisione e il Plenum del STF dovrà pronunciarsi al riguardo, ma è inverosimile che vi possa essere un ribaltamento della pronuncia di incompetenza, salvo un improbabile overruling del tribunale di vertice.
Ma gli effetti della per certi versi sorprendente decisione non finiscono qua: la nullità riconosciuta nella decisione di Fachin si estende anche ad altri procedimenti in essere che riguardano Lula, che tecnicamente sono destinati a “perdere l’oggetto”; fra questi c’è anche quello nei confronti dell’ex-magistrato Sergio Moro per parzialità (suspeição)[13]. Tale procedimento ha acquisito rilevanza soprattutto in seguito alla divulgazione, nel 2019, di intercettazioni telefoniche scambiate su Telegram fra Moro ed altri pubblici ufficiali che facevano parte del pool anticorruzione dell’indagine Lava Jato[14], e che dimostrerebbero la violazione di basilari garanzie del due process nei confronti delle persone indagate e sottoposte ai processi in tale ambito. Secondo alcuni commenti, un importante effetto politico, ovviamente indiretto, della decisione dell’8 marzo sarebbe stato proprio quello di impedire il proseguimento di questa azione dinnanzi al STF e “salvare” l’indagine Lava Jato, rendendo peraltro possibile un’eventuale candidatura dello stesso Moro alle elezioni del 2022. Il giorno successivo alla decisione qui commentata, tuttavia, la maggioranza della Seconda Camera (Segunda Turma) del STF ha ripreso il processo di Habeas Corpus a carico dell’ex magistrato per parzialità, ma in seguito a quattro manifestazioni di voto – due favorevoli e due contrarie – esso è stato nuovamente sospeso a seguito di una richiesta di “vista”, di valutazione cioè degli atti formulata da parte del relatore Ministro Kássio Nunes Marques, nominato dal Presidente Jair Bolsonaro, sospensione che potrà durare al massimo 60 giorni.
Al di là della ricostruzione della “verità giudiziaria” sui fatti che coinvolgono l’ex presidente Luis Inácio Lula da Silva e l’ex magistrato Sergio Moro, è palese una profonda divisione della società brasiliana fra chi esalta l’attività della magistratura e la sua lotta contro la diffusa corruzione della classe politica e chi invece grida alle ingiustizie perpetrate dagli organi giudiziari e adotta una visione complottista, addirittura in nome di presunti interessi economico-politici internazionali. L’estrema politicizzazione della Pandemia Covid-19 nel Paese ha già rivelato quali danni possa causare questa estrema polarizzazione.
Il 2022 non si preannuncia affatto un anno facile per il Brasile.
* Professore aggregato di diritto privato comparato all’Università degli Studi di Milano.
[1] STF, Embargos declaratórios no Habeas Corpus 193.726 Paraná, Ação Penal, HC 193726, n. 0107332-39.2020.1.00.0000. Tutti i processi, salvo se diversamente segnalato, sono consultabili sul sito del tribunale https://portal.stf.jus.br/
[2] Il nome “Autolavaggio” deriva dall’utilizzo di una rete di distributori di benzina e autolavaggi per trasferire risorse illecite appartenenti a una delle organizzazioni criminali inizialmente indagate.
[3] Secondo i dati attualizzati al 2017, disponibili sul sito della polizia federale http://www.pf.gov.br/imprensa/lava-jato/numeros-da-operacao-lava-jato. Altre informazioni sull’Operazione sono disponibili sulla pagina web del Pubblico Ministero Federale http://www.mpf.mp.br/grandes-casos/lava-jato
[4] Ação Penal n. 5046512-94.2016.4.04.7000/PR, consultabile sul sito web https://www2.trf4.jus.br
[5] Ação Penal n. 5021365-32.2017.4.04.7000/PR, consultabile sul sito web https://www2.trf4.jus.br
[6] Ação Penal n. 5063130-17.2018.4.04.7000/PR
[7] Ação Penal n. 5044305-83.2020.4.04.7000/PR
[8] Per ulteriori informazioni si consulti la pagina web del Pubblico Ministero Federale http://www.mpf.mp.br/grandes-casos/lava-jato.
[9] STF, Embargos declaratórios no Habeas Corpus 193.726, cit., p. 4.
[10] STF, Embargos declaratórios no Habeas Corpus 193.726, cit., punto 3.1 Precedentes, pp. 5-23.
[11] STF, Embargos declaratórios no Habeas Corpus 193.726, cit., p. 45.
[12] Che modifica la Lei Complementar n. 64 del 18 maggio 1990, che stabilisce in conformità all’art. 14, § 9 della Costituzione federale i casi di ineligibilità: “Art. 1º São inelegíveis: I – para qualquer cargo: (…) e) os que forem condenados, em decisão transitada em julgado ou proferida por órgão judicial colegiado, desde a condenação até o transcurso do prazo de 8 (oito) anos após o cumprimento da pena, pelos crimes: 1. contra a economia popular, a fé pública, a administração pública e o patrimônio público; (…) 6. de lavagem ou ocultação de bens, direitos e valores; (…)”.
[13] STF, Habeas Corpus n. 164.493, Ação Penal n. 0081750-08.2018.100.0000.
[14] Sul sito web TheInterceptBrasil cfr. https://theintercept.com/2019/06/09/editorial-chats-telegram-lava-jato-moro/