ROMANIA. PRESIDENTIAL ELECTION RESULTS

Klaus Iohannis, mayor of Sibiu and leader of the Christian Liberal Alliance, surprisingly won the presidential election runoff, defeating Victoria Ponta, the current Prime Minister and leader of the Social Democratic Party, after an unexpected comeback, following massive protests on how Ponta’s government organized the elections.

di Arianna Angeli

Domenica 16 novembre 2014 si è tenuto in Romania il secondo turno delle elezioni presidenziali, vinte a sorpresa da Klaus Iohannis, sindaco di origine tedesca[1] della città di Sibiu, che ha sconfitto il grande favorito Victor Ponta, Primo Ministro in carica[2].

Dopo la netta vittoria riportata al primo turno da Ponta (Partito social-democratico)[3], la situazione si è capovolta al secondo turno­ – dopo due settimane di intenso scontro politico – dove Iohannis (Alleanza cristiano-liberale) ha ottenuto il 54,5% dei voti, contro il 45,5% di Ponta[4].

Gravi sono state le denunce dei rumeni residenti all’estero per le difficoltà riscontrate nella partecipazione al voto, che hanno portato ad una serie di proteste nei giorni precedenti il ballottaggio, ed infine, alle dimissioni del Ministro degli Esteri[5]. In molti, infatti, il 2 novembre si erano trovati ad affrontare lunghe code nelle Ambasciate, nei Consolati e negli Istituti di cultura della Romania in Europa, in particolare nelle città di Londra, Parigi, Milano e Monaco. Le  stesse difficoltà si sono riscontrate in larga misura anche il 16 novembre[6].

Tale situazione che assume una rilevanza non di poco conto se si considera che i romeni residenti all’estero (circa 4 milioni) rappresentano una quota significativa degli aventi diritto (tradizionalmente schierati su posizioni moderate), il cui voto sembra essere stato determinante per la vittoria di Iohannis[7].

Victor Ponta, nonostante la sconfitta, ha annunciato che non si dimetterà dalla carica di Primo Ministro e continuerà a guidare il Governo fino alle elezioni parlamentari del 2016[8].

Iohannis si troverà per questo a dover fronteggiare un Parlamento ostile, così come il suo predecessore Traian Basescu, in una coabitazione che si preannuncia difficile. Lo scontro tra Ponta e Basescu, a partire dal 2012, aveva portato ad uno continuo conflitto tra i due vertici dell’esecutivo, rendendo ardua qualsiasi ipotesi di riforma, che ci si auspica possa non ripetersi nuovamente[9].

Il Paese, gravemente segnato dalla crisi economica internazionale, a partire dal 2009, e dalle conseguenti misure di austerità introdotte, si trova ad affrontare nella fase attuale le sfide che derivano dalla presenza di fenomeni endemici, quali corruzione, evasione fiscale e difficoltà a procedere con le riforme.

L’elettorato romeno sembra per questo essersi espresso, al di là della collocazione nello spettro politico, in favore del candidato che meglio si è reso interprete della lotta alla corruzione, del bisogno di ripresa economica e del superamento di equilibri di potere consolidati[10].