Il 19 febbraio 2013 presso la Sala lauree della Facoltà di scienze politiche, economiche e sociali dell’Università statale di Milano si è svolta la conferenza internazionale su “Il ventennale dello scioglimento pacifico della Federazione Ceco-Slovacca: profili storico-politici, costituzionali, internazionali” organizzata dal Centro ceco di Milano in collaborazione con l’Università degli studi di Milano. A tale evento hanno partecipato storici di fama provenienti dalla Repubblica ceca (J. Rychlík dell’Università Carlo di Praga) e dalla Repubblica slovacca (D. Kováč-Petrovský dell’Università cattolica di Ružomberok) oltre che dall’Italia (F. Leoncini, Università Ca’ Foscari e G. Lami, Università degli studi di Milano). Importante è stato anche il contributo dei politologi (A. Vitale) e dei giuristi (M. Pedrazzi, A. Di Gregorio, C. Filippini) del Dipartimento di Studi internazionali, giuridici e storico-politici dell’Università di Milano. Il convegno è stato introdotto e concluso dal dr. V. Šedy, Direttore del centro ceco, mentre le due sessioni sono state moderate dal prof. Mario Ganino e dalla prof.ssa Angela Di Gregorio, docenti di diritto pubblico comparato. Ha portato il suo prezioso contributo anche la dr.ssa Adela Rubešová, funzionario dell’Ambasciata della Repubblica ceca in Italia.
Il convegno si è articolato in due sessioni al fine di analizzare gli aspetti storico-politologici (“Il contesto storico-politico”) e quelli giuridici (“Dalla dis-unione all’Unione europea”) della separazione con l’intenzione di fornire un quadro quanto più completo possibile dei vari aspetti delle relazioni tra il popolo ceco e quello slovacco fin dalle origini (dal medioevo per dipanarsi nell’intero periodo di esistenza dell’Impero austro-ungarico fino alla fine della prima guerra mondiale ed alla nascita dello Stato comune) ma anche le dinamiche più specifiche della transizione dal comunismo e dell’inquadramento costituzionale dello scioglimento (l’impossibilità di applicare i meccanismi complessi della Costituzione di derivazione socialista con la loro logica anti-consensuale ed anti-compromissoria; il rifiuto di ricorrere al referendum). Sono stati valutati altresì gli aspetti di diritto internazionale (estinzione di uno Stato e nascita di nuovi Stati, i problemi della successione degli ordinamenti dal punto di vista dei trattati internazionali) ed europeo (analisi delle riforme attuate nelle due Repubbliche nella prospettiva di adesione all’Unione europea, con riferimento sia alla regionalizzazione che all’introduzione di clausole costituzionali di limitazione della sovranità). Nell’ampio affresco prodotto dal prof. Vitale sono stati evidenziati i punti nevralgici degli equilibri geo-politici della regione.
Particolarmente rilevante è stato il contributo degli storici ceco e slovacco, che hanno fornito anche la propria testimonianza di come la divisione sia stata vissuta nelle coscienze e nelle famiglie. Mentre il prof. Kováč-Petrovský ha evidenziato come per la maggior parte dei ventenni di oggi, nati dopo lo scioglimento, lo Stato comune faccia parte semplicemente del racconto storico delle rispettive famiglie, il prof. Rychlík ha portato la sua personale esperienza di partecipazione come consulente delle istituzioni governative nel periodo 1990-1991 al difficile percorso politico e istituzionale che dopo una serie di trattative rivelatesi fallimentari hanno condotto allo scioglimento concordato.
Lo scioglimento pacifico dello Stato comune, che ha visto la permanenza di legami stretti tra le due Repubbliche, costituisce un esempio virtuoso per il resto d’Europa, con tutti i suoi separatismi latenti o manifesti. Allo stesso tempo tale avvenimento dimostra la difficoltà di disciplinare giuridicamente eventi per loro natura “costituenti”. Solo la già avvenuta adesione ai valori della democrazia ha consentito ai due popoli di separarsi pacificamente, benché la separazione stessa non sia stata completamente indolore per le rispettive popolazioni.
Nelle sue conclusioni il prof. Leoncini ha sottolineato i rischi di “separatismi” e “separazioni” nell’Europa contemporanea, soprattutto nella sua zonale centrale, sempre più dominata dall’egemonia tedesca. La storia di questa parte del continente dovrebbe ammonire circa la necessità di ritrovare una solidarietà tra le “piccole” o nuove nazioni dell’Europa “di mezzo” (già immaginata da Masaryk che parlava di střední Europa e non di Mittle Europa).
angela di gregorio