L’ASSUNZIONE DEL TERZO MANDATO PRESIDENZIALE DI NICOLÁS MADURO
di Marzia Rosti*
Il 10 gennaio 2025 Nicolás Maduro ha assunto il terzo mandato presidenziale per il periodo 2025-2031, dopo essere stato proclamato vincitore delle elezioni del 28 luglio 2025, nonostante le accuse di brogli e benché non abbia fornito i dati a sostegno della propria vittoria[1], come richiesto dall’opposizione e dalla comunità internazionale.
La cerimonia d’insediamento si è svolta nell’Assemblea Nazionale, in una Caracas blindata, con misure di sicurezza senza precedenti, chiuso lo spazio aereo e altrettanto le frontiere con la Colombia, mentre la televisione pubblica trasmetteva le immagini di centinaia di sostenitori di Maduro che marciavano per le strade nelle quali, il giorno precedente, avevano sfilato le opposizioni (Plataforma Unitaria Democrática-PUD) per manifestare contro la sua vittoria elettorale e l’ormai prossimo terzo mandato. Alla cerimonia d’insediamento – definita dalle opposizioni un colpo di Stato – hanno assistito il presidente di Cuba Miguel Díaz-Canel e del Nicaragua Daniel Ortega, oltre all’ex presidente dell’Honduras Manuel Zelaya ora consigliere di Xiomara Castro, presidente in carica. Brasile, Messico e Colombia hanno inviato invece i propri ambasciatori; la Bolivia una delegazione guidata dalla ministra degli Esteri, mentre il presidente Luis Arce da La Paz si è congratulato con Maduro con messaggio su X. Al limitato numero di rappresentanti dei governi latinoamericani, si sono aggiunte circa un centinaio di rappresentanze diplomatiche di altri paesi: ad esempio, la Russia con il presidente della Duma Vyacheslav Volodin e la Cina con il rappresentante parlamentare Wang Dongming, oltre alle delegazioni di Algeria, della Repubblica Araba Saharawi, di Antigua e Barbuda, di Santa Lucia e Grenada. Inoltre, erano presenti il segretario generale dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec) e il presidente dell’Unione interparlamentare araba.
I restanti governi dell’America Latina, gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Unione Europea invece sono stati compatti nel ribadire l’illegittimità del terzo incarico presidenziale e non hanno inviato propri rappresentanti alla cerimonia. Inoltre, gli Stati Uniti hanno aumentato la taglia per la cattura di Maduro da 15 a 25 milioni di dollari e hanno imposto nuove sanzioni contro altri funzionari venezuelani; il Regno Unito ha adottato la medesima strategia, mentre l’Unione Europea, con una dichiarazione di Kaja Kallas a nome dei 27 Stati membri, non ha riconosciuto la legittimità dell’elezione di Maduro. Infine, le Nazioni Unite hanno chiesto nuovamente la liberazione di tutti i prigionieri politici.
Maduro, dopo aver giurato sulla Costituzione e aver ricevuto la fascia presidenziale, ha pronunciato il primo discorso del suo terzo mandato, nel quale ha rivendicato la legittimità della sua vittoria e del suo incarico ed ha promesso cambiamenti radicali per il paese grazie soprattutto al Plan de las siete tranformaciones (7T), che prevede la nascita di un nuovo modello economico nazionale, produttivo, diversificato e autosufficiente, il consolidamento di sistemi che garantiscano la sicurezza, la difesa e la pace, oltre allo sviluppo di un’economia verde e, infine, l’emergere sulla scena internazionale del Venezuela, grazie a un rafforzamento dei rapporti con il Sud globale e con i Brics.
Maduro non ha perso l’occasione per deridere il leader dell’opposizione Edmundo González Urrutia che, secondo la comunità internazionale, avrebbe vinto le elezioni e che aveva promesso che si sarebbe presentato a Caracas il 10 gennaio per assumere l’incarico, rientrando dalla Spagna, ove si era rifugiato a causa di un mandato d’arresto spiccato nei suoi confronti dal governo venezuelano ai primi di settembre. Rivolgendosi ai presenti, Maduro ha infatti chiesto ironicamente se fosse arrivato – “¿Quién se cayó por ahí? ¿Llegó Edmundo?”, “Como yo estoy esperando que él llegue, estoy nervioso”, – evidenziando la debolezza e l’assenza dell’opposizione che, in effetti, mancando le condizioni di sicurezza, ha deciso di rinviare il rientro del suo leader, che attualmente si trova nella Repubblica Domenicana[2]. E proprio da Santo Domingo, dopo la cerimonia di insediamento, è giunta la risposta di González Urrutia che, in un discorso ufficiale, ha dichiarato che “Maduro ha violentado la Constitución y la voluntad soberana de los venezolanos, expresada el 28 de julio, con un golpe de Estado. Se autocorona dictador” e che il chavismo “no lo acompaña el pueblo ni ningún gobierno que se respete como democrático, salvo los dictadores de Cuba, el Congo y Nicaragua”. Ha ribadito la promessa di tornare in Venezuela e di assumerne la presidenza nel rispetto della “voluntad de casi 8 millones dentro de la patria y la de millones de compatriotas a quienes se les impidió votar en el extranjero”. Si è poi rivolto ai vertici militari in qualità di “comandante en jefe”, ordinando “al alto mando desconocer órdenes ilegales que les sean dadas por quienes confiscan el poder y preparen mis condiciones de seguridad para asumir el cargo” e, infine, ha esortato i corpi militari e della polizia a porre fine alla repressione. Senza dubbio, però, l’assenza fisica dei “volti più noti del dissenso ha avuto un impatto evidente sull’umore delle folle anti-chaviste: le grandi manifestazioni annunciate non ci sono state”.
La cerimonia del 10 gennaio 2025 ha permesso di individuare i vecchi e i nuovi interlocutori del Venezuela e, soprattutto, ha evidenziato che quasi tutta l’America Latina – con differenti sfumature – ha voltato le spalle a Maduro. Tra i più critici si colloca il presidente cileno Gabriel Boric, esponente della nuova sinistra latinoamericana, ma anche Luiz Inácio Lula da Silva, icona del progressismo storico, dopo aver cercato invano di mediare con Caracas, ha preso le distanze. Fra i governi di orientamento politico opposto, è significativo il rapporto con Javier Milei, definito da Maduro nel suo discorso “un nazi sionista, un sádico social” che insieme “al imperio norteamericano, cree que le puede imponer a Venezuela un presidente”, mentre “a Venezuela no le impone un presidente nadie en este mundo. No han podido ni podrán jamás”.
Al di là delle condanne formali, il silenzio dell’America Latina, della comunità internazionale e dell’opposizione è senza dubbio ricco di significato, ma a Maduro non pare interessare, anzi, per certi aspetti pare gli dia più forza. Senza dubbio, oltre a contare su alleati e interlocutori strategici, è soprattutto la debolezza dell’opposizione ad aiutarlo, che, dopo aver trovato un’inattesa unità in occasione delle elezioni del 28 luglio 2025, appare però ancora incapace di elaborare una strategia comune: “Un male cronico per il fronte anti-chavista. Forse, più ancora delle armi russe e dei prestiti cinesi” e che costituisce “la causa della longevità della rivoluzione bolivariana”.
Bibliografia
L. Capuzzi, Caracas. Maduro tira dritto: «Il Venezuela non si può colonizzare», in Avvenire, 10 gennaio 2025, https://www.avvenire.it/mondo/pagine/maduro-giuramento.
M. Centenera, América da la espalda a Maduro en su “fraudulenta” asunción como presidente de Venezuela, in El País, 10 gennaio 2025, https://elpais.com/america/2025-01-10/america-da-la-espalda-a-maduro-en-su-fraudulenta-asuncion-como-presidente-de-venezuela.html
El dictador Maduro atacó a Milei y lo acusó de encabezar la ofensiva internacional para impedir su jura ilegal, in Infobae, 10 gennaio 2025, https://www.infobae.com/politica/2025/01/10/el-dictador-maduro-ataco-a-milei-y-lo-acuso-de-encabezar-la-ofensiva-internacional-para-impedir-su-jura-ilegal/.
“Digan lo que quieran, hagan lo que quieran, pero esta toma de posesión no la pudieron impedir”: el desafiante discurso de Maduro tras asumir su polémico tercer mandato, in BBC News Mundo, 10 gennaio 2025, https://www.bbc.com/mundo/articles/cd9qdj402n0o
Discurso completo de Nicolás Maduro tras tomar posesión como presidente de Venezuela, 10 gennaio 2025, in https://www.youtube.com/watch?v=PiO9xSoxiCs.
Edmundo González Urrutia: “Nicolás Maduro ha violentado la Constitución y la voluntad de los venezolanos”, in Infobae, 10 gennaio 2025, https://www.infobae.com/venezuela/2025/01/10/edmundo-gonzalez-urrutia-nicolas-maduro-ha-violentado-la-constitucion-y-la-voluntad-de-los-venezolanos/.
Plan 7T: las siete transformaciones que definirán el nuevo mandato en Venezuela 2025-2031, 10 gennaio 2025, in https://www.telesurtv.net/plan-7t-las-siete-transformaciones-que-definiran-el-nuevo-mandato-en-venezuela-2025-2031/.
M. Tarricone, R. Marina, Milei vs. Maduro: 10 hechos claves del conflicto diplomático entre la Argentina y Venezuela, in Chequeado, 10 gennaio 2025, https://chequeado.com/el-explicador/milei-vs-maduro-10-hechos-claves-del-conflicto-diplomatico-entre-la-argentina-y-venezuela-de-cara-al-10e/
Venezuela: momentos clave del discurso de investidura de Nicolás Maduro, in El Gran Continent, 10 gennaio 2025, https://legrandcontinent.eu/es/2025/01/10/venezuela-momentos-clave-del-discurso-de-investidura-de-nicolas-maduro/.
[1] Nicolás Maduro (Partido Socialista Unido de Venezuela-PSUV) è stato proclamato vincitore con il 51,% dei voti, sconfiggendo il leader dell’opposizione Edmundo González Urrutia (Plataforma Unitaria Democrática-PUD) che ha ottenuto il 44,2% dei consensi. Il risultato è stato contestato dall’opposizione che ha dimostrato di avere vinto le elezioni con il 70% delle preferenze, diffondendo circa l’80% delle schede ottenute da fonti interne ai seggi e certificate dal Centro Carter e dall’Organizzazione degli Stati americani (OSA). Il Consejo Nacional Electoral (CNE) non ha mai pubblicato i verbali definitivi delle elezioni e la vittoria di Maduro è stata confermata dal Tribunal Superior de Justicia.
[2] Nei giorni precedenti l’insediamento di Maduro, González Urrutia è ritornato in America Latina ed ha incontrato i Presidenti di Argentina, Uruguay, Panama e Stati Uniti, i quali lo hanno ricevuto in veste di Presidente ‘eletto’ del Venezuela.
* Professore Associato di Storia e Istituzioni delle Americhe presso l’Università degli Studi di Milano.