Le opposizioni politiche guadagnano terreno. Viktor Orban perde Budapest.
di Cristiano Preiner
In the aftermath of recent local elections the political outcome is mixed. Fidesz strengthens its consensus throughout Hungarian province keeping its leading position. Nevertheless opposition parties celebrate a stunning victory in Budapest and collect many other cities. Prime minister Viktor Orbán is called not to ignore the message the voters sent. Fidesz is not unbeatable anymore.
Nel 2006 Viktor Orbán aveva definito le elezioni amministrative “il terzo turno delle politiche” caricando di ulteriore significato il voto per il rinnovo dei governi locali. Nell’ottobre di quell’anno il Fidesz diventava – con trenta seggi – la prima forza politica nel consiglio della capitale e avanzava in tutto il paese. Quattro anni dopo avrebbe conquistato quella supermaggioranza del Parlamento che tuttora detiene.
Con queste premesse, e inevitabilmente con un occhio alle politiche del 2022, gli esiti delle elezioni locali del 13 ottobre scorso non si prestano a semplificazioni e inducono ad una lettura più approfondita e diversificata. La consultazione elettorale ha fatto emergere situazioni non necessariamente scontate.
Da un lato, niente pare mutare. Infatti l’analisi del dato aggregato nazionale vede la coalizione governativa del Fidesz-KDNP mantenere il suo predominio persino incrementandolo rispetto alle amministrative del 2014. La provincia resta dunque “arancione” e sostiene Orbán.
Sono i centri urbani ad offrire le sorprese maggiori. Le opposizioni conquistano, oltre a numerose città capoluogo, quattro delle prime cinque città dell’Ungheria (Budapest, Szeged, Miskolc, Pécs), ad eccezione di Debrecen, seconda in ordine di grandezza e da anni roccaforte del Fidesz. In alcuni casi sindaci del Fidesz si vedranno costretti a governare con assemblee rappresentative di diverso colore politico.
Un risultato apparentemente sorprendente era in qualche modo annunciato. Si è infatti dimostrata vincente la strategia delle opposizioni, ovvero l’aver presentato candidati unici praticamente ovunque. In più la tendenza delle europee tenutesi il 26 maggio scorso ed in modo particolare le percentuali ottenute dai singoli partiti anticipavano in molti collegi, seppure solo aritmeticamente, un testa a testa se non proprio la possibilità del sorpasso del fronte anti-Orbán.
In parte è stato così e per la prima volta dal 2006 Viktor Orbán, pur non perdendo, non vince in maniera netta. L’elemento nuovo è la crescita delle opposizioni. Quanto più esse riusciranno a cementare la coesione di recente raggiunta in termini di chiarezza degli obiettivi prefissati e validità della proposta politica alternativa, tanto più saranno in grado di minare il mito dell’invincibilità del Fidesz.
Affluenza alle urne
Il dato dell’affluenza alle urne dell’ottava elezione amministrativa dal regime change, 48,58% degli aventi diritto, è secondo solo a quello del 2006, quando votò il 53,12%.
A Budapest ha votato il 51,47%.
La città capoluogo con il dato in assoluto più alto, 65,99%, è Hódmezővásárhely dove per la prima volta le opposizioni si erano presentate unite alle suppletive locali tenutesi nel febbraio scorso.
La provincia più presente alle urne è Vas, al confine con l’Austria, con il 55,30%.
Budapest
Nella capitale si registra il risultato più significativo. Con il 50,86% il candidato della coalizione elettorale delle opposizioni, Gergely Karácsony, sconfigge István Tarlós del Fidesz in carica da nove anni, fermatosi al 44,10%. Trascurabili i dati degli altri due candidati, Róbert Puzsér (4,46%) e Krisztián Berki (0,58%).
Pressoché ribaltata la situazione nei distretti. Nel 2014 era finita 17 a 6 per gli arancioni. Ora le opposizioni vincono in quattordici distretti battendo nove sindaci uscenti. Il Fidesz riesce a conservare sette distretti ma in tre di questi sarà in minoranza nelle assemblee rappresentative. Nei distretti XX e XXIII vincono due indipendenti conservatori.
Il neoeletto Karácsony guiderà una solida maggioranza nel consiglio della capitale dove la coalizione che lo sostiene ottiene diciotto seggi contro i tredici del Fidesz-KDNP. Due seggi vanno agli indipendenti.
Città capoluogo
Anche in questo caso il quadro è quasi completamente stravolto rispetto al 2014. Finisce 13 a 10 per il Fidesz ma occorre ricordare che si partiva da un vantaggio arancione di 20 a 3. Se poi si considera che a Szolnok, Szekszárd e Nagykanizsa la coalizione anti-Orbán ottiene la maggioranza nei rispettivi consigli municipali, si può parlare di sostanziale pareggio.
Consigli provinciali
In provincia la coalizione di governo Fidesz-KDNP stravince e allarga la base del suo consenso andando abbondantemente oltre il 50% con picchi che superano anche 60%. Nel Szabolcs-Szatmár-Bereg il gradimento tocca quota 64,93%. Questi numeri valgono complessivamente, oltre alla conquista di tutti i consigli provinciali – 19 su 19 – ben 19 mandati in più rispetto al 2014.
Reazioni e commenti
Il primo ministro Viktor Orbán ha commentato in prima persona i risultati poco prima delle 23 della notte post-elettorale. Lo ha fatto sul palco della “Balena”, la struttura futuristica sulla riva del Danubio, location prescelta per celebrare le vittorie degli ultimi anni, dove si è fatto accompagnare dallo stato maggiore del Fidesz. Prima di lui lo sconfitto Tarlós si era congratulato con il giovane Káracsony riconoscendo che “a Budapest bisogna riflettere”. Il premier ha manifestato soddisfazione per la campagna elettorale, “una seria battaglia politica così come deve essere in una democrazia che si fonda sulla competizione tra partiti”. Si è mostrato dialogante Orbán, offrendo la sua collaborazione sia nel paese che nella capitale.
I notabili del partito hanno riconosciuto gli elementi che più di altri hanno caratterizzato e influenzato questa tornata elettorale. Sotto accusa in primis i sondaggi che, come ha dichiarato lo stesso Máté Kocsis – capogruppo del Fidesz al Parlamento – “non hanno mai sbagliato tanto come adesso”. In particolare si tratta dell’istituto Nézőpont che, per quanto vicino a posizioni governative, ha sottostimato il peso di Gergely Karácsony a Budapest attribuendogli fino a 18 punti di svantaggio rispetto al suo sfidante.
Quanto alle possibili cause di questo parziale ma indicativo arretramento di Orbán pare esserci già un capro espiatorio. Si tratta di Zsolt Borkai, sindaco della città capoluogo di Győr, coinvolto in uno scandalo a sfondo sessuale a dieci giorni dalle elezioni, per la diffusione in rete di un video che lo ritrae su uno yacht in compagnia di escort e del suo avvocato nonché uomo d’affari Zoltán Rákosfalvy. Questo episodio, che sembrerebbe parte di una più ampia storia di corruzione, ha scosso i vertici del partito. Per volontà dello stesso Orbán il politico è stato indotto a dimettersi dal Fidesz due giorni dopo il voto e a proseguire nell’incarico di primo cittadino (era stato rieletto) come indipendente. In ambienti governativi, anche sull’onda di una durissima campagna contro Borkai del quotidiano conservatore Magyar Nemzet, è molto diffusa la convinzione secondo cui questa vicenda abbia colpito la base sottraendo non pochi voti. Il ministro dell’Ufficio del Primo ministro Gergely Gulyás ha confermato come il caso del sindaco di Győr sia stato determinante nella perdita dei distretti I, III e VIII della capitale dove le opposizioni hanno vinto per meno di cinquecento voti di scarto.
Il responsabile della campagna elettorale nonchè vicepresidente del Fidesz Lajos Kósa ha invece fatto leva su un elemento sistemico. La struttura politica che ha reso possibile i successi degli ultimi dieci anni sarebbe cambiata. Kósa, intervistato dall’emittente televisiva ATV nel programma Egyenes beszéd, ha fatto presente come “il campo di forze politico centrale” (il cosiddetto centrális politikai erőtér teorizzato da Orbán nel 2009 e occupato costantemente dal suo partito), sarebbe stato sostituito da un sistema dualistico in cui le forze di opposizione si collocherebbero tutte alla sinistra del Fidesz riducendo a due il numero dei principali contendenti: “d’ora in avanti per vincere potrebbe non essere più sufficiente il 40%” secondo Kósa. Tutto questo sarebbe dipeso dal cambio di strategia delle opposizioni “che così organizzate riescono anch’esse ad ottenere risultati molto importanti”.
Intervistato dalla redazione del portale di informazioni Index il neo-eletto sindaco di Budapest, Gergely Karácsony, ha spiegato che la vittoria delle opposizioni sarebbe stata possibile grazie “alla sinistra divenuta più verde e ambientalista ed allo Jobbik che ha abbandonato la sua propaganda razzista”. Parlando delle elezioni politiche del 2022 (e candidandosi ad essere uno dei protagonisti dell’opposizione), ha ricordato che in Ungheria “c’è un sistema autoritario a cui non possono opporsi i soli partiti, c’è il potere e ci sono le persone”. Sarebbe necessario l’emergere di un nuovo tipo di populismo che “davvero rappresenti la comunità e che deve contrapporsi a quel populismo che invece si professa amico del popolo ma che è distorto dal potere”. Per questo è necessario unire le forze “se non si vuole che il Fidesz vinca sempre”.
Fonti:
- valasztas.hu Sito dell’Ufficio elettorale nazionale
- hirado.hu Sito del network nazionale di informazione
- index.hu Portale di informazione indipendente
- atv.hu Sito dell’emittente televisiva indipendente ATV
- 444.hu Portale di informazione e attualità politica indipendente
- magyarnemzet.hu Sito del quotidiano consevratore Magyar Nemzet
- https://index.hu/video/2019/10/16/karacsony_gergely_elo_interju_vagatlan_index_budapest_fopolgarmester/ Per l’intervista integrale al neoeletto sindaco di Budapest Gergely Karácsony
- https://youtu.be/pV2xKwVFvMk Per l’intervento integrale del vicepresidente del Fidesz Lajos Kósa al programma Egyenes Beszéd, puntata del 14-10-2019