On the last 6 September a referendum has been held in Poland upon initiative of the former President of the Republic, Bronisław Komorowski. The low voter turnout (7.8%) has not allowed to reach the quorum to consider the referendum as valid (50% of the voters). This represents a new patent defeat for the ruling party, Civic Platform, after the not encouraging results of the presidential elections, in the perspective of the parliamentary elections scheduled for October 25, 2015.
di Arianna Angeli
Il 6 settembre 2015 si è tenuto il referendum richiesto dall’ex Presidente della Repubblica Komorowski l’11 maggio 2015[1]. Con un’affluenza alle urne del 7.8%, non è stata, tuttavia, raggiunta la soglia minima richiesta (del 50% degli aventi diritto) affinché la votazione potesse considerarsi valida.
Gli esiti del referendum sembrano avere ulteriormente indebolito l’immagine del partito di governo, Piattaforma Civica, a seguito della sconfitta alle elezioni presidenziali e nella prospettiva delle elezioni parlamentari, previste per il 25 ottobre 2015.
Il referendum era stato, infatti, richiesto dall’allora Presidente Komorowski – candidato per il partito Piattaforma Civica, in cerca di rielezione – il giorno successivo alla sconfitta al primo turno delle presidenziali (e per questo interpretato come una mossa elettorale).
All’elettorato polacco sono stati sottoposti tre quesiti, relativi all’introduzione del sistema maggioritario per l’elezione del Sejm (in luogo del sistema proporzionale attualmente in vigore), all’abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti ed, infine, alla modifica della normativa fiscale, con l’introduzione del favore per il contribuente in caso di incertezza nell’interpretazione della normativa.
Si ritiene importante sottolineare che sistema elettorale polacco per l’elezione del Sejm prevede già dei correttivi in senso maggioritario (soglie di sbarramento del 5% per i partiti e dell’8% per le coalizioni, dalle quali sono esclusi i partiti delle minoranze nazionali, oltre alla dimensione ridotta delle circoscrizioni elettorali). La necessità di passare da un sistema proporzionale ad uno maggioritario, per esigenze di governabilità, risulta per questo meno avvertita.
Il referendum, sebbene non produce esiti nel breve periodo, potrebbe rappresentare un importante indicatore del consenso dell’elettorato nei confronti dei partiti maggiori – ovvero Piattaforma Civica, che è l’attuale partito di governo, e Diritto e Giustizia, che è il partito del nuovo Presidente della Repubblica – e dei relativi programmi elettorali.
Si ricorda, infine, che il 20 agosto 2015 il neoeletto Presidente Andzej Duda aveva richiesto un altro referendum, da tenersi il giorno stesso delle elezioni parlamentari, il 25 ottobre 2015[2]. In esso, sarebbero stati sottoposti agli elettori tre quesiti, in merito alla riduzione dell’età pensionabile (da 67 a 65 anni per gli uomini e da 67 a 60 anni per le donne), all’età dell’istruzione obbligatoria ed alla vendita delle foreste demaniali. Tuttavia, il Senato, nel quale il partito di governo detiene una solida maggioranza, non ha approvato la richiesta con 53 voti contro, 35 a favore e 2 astenuti[3].
L’insieme degli eventi che si sono susseguiti dall’insediamento del Presidente Duda, il 6 agosto 2015, possono essere interpretati come un significativo indicatore dell’eventuale proseguimento della coabitazione tra i due principali partiti della Polonia, nel caso le prossime elezioni parlamentari dovessero confermare il partito di governo.
[1] La disciplina generale dell’istituto del referendum è contenuta nell’art. 125, Cost. e nella Legge del 14 marzo 2003. Per quanto riguarda il referendum indetto per il 6 settembre 2015, la disciplina specifica, nonché i risultati delle operazioni di voto, sono reperibili nel sito della Commissione nazionale per le elezioni, pkw.gov.pl.
[2] Come riportato nel sito ufficiale del Presidente della Repubblica polacca, in president.pl.
[3]Second referendum ditched after Polish Senate vote, in www.thenews.pl, 4-9-2015.