Con la pubblicazione sulla Rossijskaja Gazeta del 14 novembre entra in vigore la controversa modifica del 12 novembre al codice penale che amplia il concetto di tradimento della patria e di spionaggio.
In base alle nuove regole l’accusa di “tradimento dello Stato” può essere formulata non solo nei confronti di chi apertamente lavori per i servizi segreti stranieri ma anche il cittadino impiegato ad esempio presso organizzazioni internazionali qualora la sua attività sia rivolta contro la sicurezza del paese. Sono condannabili attività di consulenza, finanziarie e tecniche ed anche altre attività prestate a tali organizzazioni.
Persino un lavoro ufficiale su contratto con organizzazioni civili straniere potrebbe essere considerato criminale qualora le indagini dimostrassero che tali strutture agivano contro la Russia. Sarà in tal caso chiamato a rispondere dinanzi al tribunale per trasmissione di segreti di Stato la persona cui tali informazioni confidenziali siano state note non necessariamente per lavoro ma anche durante lo studio o in altre circostanze.
La legge amplia la formulazione di tre articoli del codice penale: “Tradimento di Stato”, “Spionaggio” e “Divulgazione di segreto di Stato”. Inoltre nel codice penale si introduce un nuovo articolo “Illegittimo ottenimento di informazioni che costituiscono segreto di Stato”.
Le pene detentive sono via via più severe a seconda dei mezzi utilizzati per entrare in possesso di segreti di Stato e di altre aggravanti. Secondo la relazione introduttiva della nuova normativa (ricordiamo che il progetto è stato elaborato dal FSB, erede del KGB) questa sarebbe diretta essenzialmente contro coloro che fanno dei segreti di Stato oggetto di compravendita. Si presuppone inoltre il dolo e l’ottenimento di tali segreti in maniera chiaramente illecita. Si sarebbe ampliata solo la sfera di applicazione soggettiva del reato di tradimento e spionaggio mentre le pene sono rimaste le stesse: per il tradimento da 12 a 20 anni di reclusione, per lo spionaggio da 10 a 20 anni.
Le nuove norme, già da diversi mesi in discussione, hanno provocato accese proteste nella società civile ed anche da parte degli osservatori stranieri, che le hanno considerate in generale all’interno di un pacchetto di “leggi liberticide” proposte da Putin negli ultimi mesi. Ma nonostante le critiche e le proteste Putin ha firmato la legge e lo ha fatto il 12 novembre, data prevista per la riunione del nuovo Consiglio per i diritti umani, organo consultivo del Presidente. Un membro autorevole di tale organo, l’ex giudice costituzionale Tatjana Morščakova, si era appellata a Putin nei giorni scorsi rilevando le molte criticità della nuova legge alle quali Putin aveva risposto che ci sarebbe stato un monitoraggio severo per impedire interpretazioni estensive delle nuove norme e che in caso di abuso sarebbe sempre possibile procedere a nuovi emendamenti.