Un governo tecnico (anche) nella Repubblica ceca. Continua l’instabilità politica che ha caratterizzato il paese nelle ultime due legislature

di Angela Di Gregorio

Il nuovo capo dello Stato eletto direttamente dai cittadini, Miloš Zeman, insediatosi nel mese di marzo, ha già dovuto affrontare la sua prima crisi di governo.

Il 25 giugno scorso Zeman ha nominato nuovo primo ministro di un Governo tecnico l’economista Jiří Rusnok. Ciò a seguito di un tentativo di formare un nuovo governo politico da parte dei partiti della precedente coalizione di governo (ODS, TOP 09 e LIDEM), che erano riusciti a trovare 101 voti alla camera dei deputati in sostegno della deputata ODS Miroslava Nemcová (per sostituire il premier dimissionario Nečas).

La nomina di Rusnok da dunque vita ad un Governo di “professionisti“, come lo ha definito lo stesso Presidente: «La considero un professionista e pertanto ho definito il suo Governo come un governo di professionisti. Sono convinto che lei dirigerà il Governo in tempi non facili».

Rusnok (52 anni), in passato ministro delle finanze proprio in un Governo diretto da Zeman, ha promesso di proporre i restanti membri del Governo entro 14 giorni.

La decisione del capo dello Stato ha messo in subbuglio i precedenti partiti di governo che considerano il Governo tecnico un tentativo di “sacrificare“ il parlamento. L’ODS ha dichiarato che non voterà la fiducia all‘esecutivo di Rusnok. Note critiche sono venute anche dal ministro delle finanze dimissionario e vice presidente di TOP 09 Miroslav Kalousek: «L’unica maggioranza legittima è quella dei 101 deputati [la camera bassa, l’unica a votare la fiducia, è composta da 200 deputati] della maggioranza di governo dimissionaria. L’unico vero Governo che possa ottenere la fiducia è quello di Miroslava Němcová».

Il Presidente è stato costretto a nominare un nuovo Governo dopo che il premier Petr Nečas aveva dato le dimissioni il 17 giugno a seguito dello scandalo derivato dalle perquisizioni nell’Ufficio del Governo. Insieme al premier è caduto l’intero Governo, che rimane in carica fino alla nomina del nuvo gabinetto per gli affari correnti.

Nella notte del 13 giugno l’Unità per la lotta al crimine organizzato (ÚOOZ) ha per la prima volta nella storia del paese effettuato perquisizioni a tappeto nell’Ufficio del Governo, nel ministero della difesa, nel comune di Praga come pure nelle abitazioni e negli uffici dei fermati. La polizia ha fermato otto persone tra cui la dirigente dell’Ufficio del premier Jana Nagyová.

La prima reazione di Nečas era stata di incredulità. Il premier aveva infatti affermato di voler restare al proprio posto, ma dopo che il 14 giugno la polizia ha reso noto le motivazioni ed i risultati delle perquisizioni, che hanno portato alla luce una rete clientelare di corruzione che rischiava di contaminare l’intero apparato dello Stato, le dimissioni, chieste a gran voce dal partito social-democratico, sono state inevitabili. Lo scandalo ha coinvolto lo stesso ODS (buona parte dei fermati ne erano membri) rendendo così impraticabile la via di una semplice sostituzione del premier con un altro membro dello stesso partito.

 

Fonti: www.hrad.cz

http://carolina.cuni.cz

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