The constitutional referendum in Romania on the qualification of family

di Leonardo Ubbiali

Sabato 6 e domenica 7 ottobre 2018, in Romania, si è tenuto un referendum che aveva come quesito la modifica dell’articolo 48 della Costituzione al fine di modificare la definizione di famiglia. Nonostante l’appoggio di molti partiti e organizzazioni non governative, il richiesto quorum del 30% non è stato raggiunto.
Adottata il 21 novembre 1991, la Costituzione rumena ha subito finora una sola revisione costituzionale nel 2003. Per quanto riguarda il procedimento di revisione, la Costituzione, all’articolo 150, stabilisce che la revisione dalla Costituzione deve essere intrapresa dal Presidente su proposta del Governo, da almeno un quarto dei deputati o dei senatori, o da almeno 500.000 cittadini con diritto di voto. Il secondo comma continua affermando che i cittadini che intendono proporre una modifica della Costituzione devono risiedere in almeno la metà del numero delle regioni del paese, e in ciascuna delle rispettive regioni o nella Municipalità di Bucarest almeno 20.000 firme devono essere raccolte in favore dell’iniziativa.
Nel caso in esame la Coalitia Pentru Familie (Coalizione per la famiglia), un’organizzazione che comprende decine di associazioni che promuovono i valori della famiglia, ha avviato una raccolta di firme al fine di modificare l’articolo 48 della Costituzione con lo scopo di cambiare la definizione di famiglia da “unione fondata sul libero consenso dei coniugi” a “unione fondata sul libero consenso tra un uomo e una donna”. L’obiettivo era quello di rendere incostituzionali i matrimoni omosessuali e la poligamia. L’organizzazione è riuscita a raccogliere 3 milioni di firme, ben oltre le 500.000 necessarie, grazie al sostengo di molte organizzazioni non governative, associazioni cristiano-ortodosse e di molti esponenti politici. Di parere contrario era però il Presidente Klaus Iohannis appartenente al partito d’opposizione Unione Salva Romania .
Completata la raccolta delle firme, la proposta è stata inviata alla Corte costituzionale che, come dispone l’articolo 146 lettera I cost., ha il compito di controllare la procedura per l’organizzazione e lo svolgimento dei referendum, e confermarne i risultati. La Corte ha approvato la proposta il 20 luglio 2016, ritenendo che non interferirebbe con alcun diritto individuale.
Ottenuto il via libera della Corte costituzionale il progetto è stato inviato alla Camera dei deputati e al Senato per l’approvazione. Come previsto nell’articolo 151, al fine di approvare la proposta di revisione è necessaria la maggioranza dei due terzi dei membri di ogni camera. A favore della modifica della Costituzione si è pronunciato il partito Social Democratico (partito al governo) e la maggior parte dei partiti conservatori e nazionalisti. All’opposizione vi era, invece, il partito Unione Salva Romania e il partito dei Verdi. La Camera dei Deputati ha approvato il progetto di revisione il 9 maggio 2017 con 232 voti a favore e 22 contrario. Il Senato, con 107 voti favorevoli e 13 contrari dell’opposizione, ha anch’esso approvato il progetto di revisione l’11 settembre 2018.
Una volta approvato il progetto, come affermato dall’articolo 151, deve essere sottoposto ad un referendum che deve svolgersi entro 30 giorni dall’approvazione parlamentare della legge di revisione. Per quanto riguarda il quorum di validità, con la legge sul referendum del 2014 è stata decisa una riduzione dal 50% al 30% dei votanti e patto che le opzioni validamente espresse rappresentino almeno il 25% degli aventi diritto al voto.
È stata quindi fissata al 6 e 7 ottobre la data per il referendum formulando anche il quesito, che è stato però caratterizzato da una forte ambiguità in quanto non andava a enunciare le caratteristiche della riforma costituzionale. In effetti il quesito si limitava a chiedere ai rumeni se fossero d’accordo o meno con la legge di revisione costituzionale approvata dal Parlamento senza spiegare il contenuto della modifica costituzionale.
Con l’avvicinarsi della data della votazione, la campagna elettorale si è fatta sempre più accesa sia da una parte che dall’altra. A sostegno della riforma vi era ovviamente la Coalizione per la famiglia, il partito social democratico al governo, la Chiesa ortodossa rumena e i cattolici rumeni. All’opposizione, invece, il partito Unione Salva Romania del Presidente, il partito dei Verdi e le associazioni LGBT.
Nonostante i sondaggi fossero dalla parte dei sostenitori della modifica, il quorum del 30% non è stato raggiunto (21%), invalidando così il referendum. I dati statistici, forniti dall’autorità elettorale romena evidenziano che il 91,56% dei voti espressi sono stati per la modifica della Costituzione, il 6,47% contro e l’1,97% dei voti è stato nullo. Oltre 3,8 milioni di romeni si sono presentati al voto, 800.000 in più rispetto ai cittadini che avevano richiesto il referendum con una raccolta di firme iniziata dalla Coalizione per la famiglia.
La bassa affluenza può essere giustificata dalla volontà dell’opposizione di boicottare il referendum al fine di evitare il raggiungimento del quorum.

FONTI
– http://www.cdep.ro
– www.senat.ro
– http://prezenta.bec.ro/
– https://www.ilpost.it/2018/09/19/romania-referendum-matrimoni-gay/
– https://it.euronews.com/2018/09/13/romania-il-senato-approva-il-referendum-contro-le-unioni-gay
– https://www.repubblica.it/esteri/2018/10/07/news/romania_fallisce_il_referendum_per_l_abolizione_delle_nozze_gay-208445338/?refresh_ce
– https://www.digi24.ro/stiri/actualitate/politica/de-cate-voturi-este-nevoie-pentru-aprobarea-unui-referendum-655222

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