THE 2019 GENERAL ELECTIONS IN POLAND: LAW AND JUSTICE WINS AGAIN AND “THE GOOD CHANGE” PROGRAM CAN CONTINUE

Le elezioni parlamentari polacche del 2019. La vittoria preannunciata di Diritto e Giustizia e l’avvio della fase di consolidamento del “buon cambiamento”

di Arianna Angeli*

The ruling right-wing Law and Justice party won the 2019 Polish parliamentary elections. However, Jarosław Kaczyński’s party failed to obtain the absolute majority in the upper house of the Parliament, the Senate. This new political scenario could potentially slow down the implementation of PiS reform agenda.

Il sistema elettorale e i risultati delle elezioni

Il 13 ottobre 2019 si sono tenute le elezioni parlamentari in Polonia. I cittadini sono stati chiamati alle urne per eleggere i 460 membri del Sejm (la camera bassa del Parlamento polacco) e i 100 membri del Senato (la camera alta).

Sulla base di quanto stabilito dalla Costituzione e dal Codice delle elezioni, i membri del Sejm sono eletti con sistema proporzionale (art. 96, Cost.), in 41 circoscrizioni plurinominali, con voto di preferenza e soglia di sbarramento del 5% per i partiti e dell’8% per le coalizioni. I membri del Senato sono invece eletti con sistema maggioritario in 100 circoscrizioni uninominali (art. 256, Codice delle elezioni). Si ricorda che in Polonia i candidati sono nominati da “comitati elettorali”, istituiti da partiti, coalizioni o dagli elettori (art. 84, commi 1-2, Codice delle elezioni). L’istituzione di un comitato elettorale deve essere notificata alla Commissione nazionale per le elezioni (artt. 86, c. 2, 87, c. 5, 88, c.3).

Alle elezioni del 2019, Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość, PiS) si è confermato il primo partito della Polonia, ottenendo la maggioranza assoluta al Sejm con il 43,59 % dei voti e 235 seggi, ma non al Senato, dove con il 44,56% dei voti ha conquistato 48 seggi.

Il dato forse più significativo di queste ultime elezioni è rappresentato dall’affluenza alle urne che ha raggiunto il 61,74% degli aventi diritto, la più elevata dalle prime elezioni (semi-libere) della Polonia indipendente del 1989. Dalle consultazioni è emersa inoltre una grande polarizzazione della società polacca – divisa tra sostenitori del partito di governo, PiS, e delle opposizioni – come affermato dall’ex Presidente della Repubblica Aleksander Kwaśniewski.

Le importanti riforme del welfare – che hanno portato all’abbassamento dell’età pensionabile da 67 a 65 anni per gli uomini e 60 anni per le donne, all’introduzione di un contributo di 500 złoty al mese (€115) per ogni figlio e all’esenzione fiscale per i redditi dei giovani con meno di 26 anni – hanno assicurato al partito di governo la più alta percentuale di voti alle elezioni del Sejm nella storia della Terza Repubblica polacca, e 6 punti percentuali in più rispetto alle precedenti elezioni.

I risultati per la camera bassa (Sejm)

Per quanto riguarda le elezioni del Sejm, la coalizione formata da Piattaforma civica, Nowoczesna e dai Verdi ha ottenuto il 27,40% dei voti corrispondenti a 134 seggi, l’Unione democratica di sinistra il 12,56% dei voti e 49 seggi, il Partito popolare polacco l’8,55% dei voti e 30 seggi, la Confederazione libertà e indipendenza il 6,81% dei voti e 11 seggi e la minoranza tedesca un seggio.

A differenza delle precedenti elezioni del 2015 – al fine di superare le soglie di sbarramento ed evitare la dispersione dei voti – i partiti non hanno istituito ciascuno un proprio comitato elettorale. Piattaforma civica, Nowoczesna e i Verdi hanno formato un “comitato elettorale di coalizione”, che li ha però penalizzati. Alle elezioni del 2015 PO e Nowoczesna avevano ottenuto rispettivamente 138 e 28 seggi, mentre insieme nelle elezioni del 2019 hanno vinto solo 134 seggi. L’Unione democratica di sinistra – che si è presentata alle elezioni con un comitato elettorale nel quale sono confluiti esponenti di altri partiti di sinistra tra i quali Primavera, Insieme e Tuo Movimento – ha invece ottenuto un buon risultato, è riuscita a superare la soglia di sbarramento del 5% e dopo quattro anni è tornata ad avere dei rappresentanti alla camera bassa.

Un dato sicuramente preoccupante è rappresentato dal successo elettorale della Confederazione libertà e indipendenza – di cui fa parte il partito ultranazionalista KORWiN, di Janusz Korwin-Mikke – che con oltre 1 milione e 200 mila voti (arrivando quasi a raddoppiare il numero di consensi del 2015) ha ottenuto ben 11 seggi nel Sejm. Un consenso così ampio per un partito che si fonda su una retorica tanto aggressiva, a prescindere dall’orientamento politico, non può che essere valutato negativamente.

I risultati al Senato e i futuri scenari possibili

Per quanto concerne le elezioni del Senato, il PiS ha perso la maggioranza assoluta dei seggi nella camera alta, passando da 61 a 48 seggi, cui si somma 1 seggio della candidata indipendente Lidia Staroń, vicina al partito di Kaczyński. La coalizione “Piattaforma civica, Nowoczesna e Verdi” ha ottenuto il 35,66% dei voti e 43 seggi, il Partito popolare polacco il 5,72% dei voti e 3 seggi, l’Unione democratica di sinistra il 2,28% dei voti e 2 seggi, cui si sommano 3 seggi vinti dai candidati indipendenti Krzysztof Kwiatkowski, Stanisław Gawłowski e Wadim Tyszkiewicz.

La sconfitta del PiS al Senato rappresenta un segnale positivo per le opposizioni che, dopo la sconfitta del 2015, si sono dimostrate in grado di procedere con una riorganizzazione interna e superare le divisioni di fronte al “nemico comune”. Non si tratta però di una piena vittoria. In Polonia, la Costituzione prevede un sistema bicamerale asimmetrico, nel quale vi è un rapporto di fiducia solo tra il governo e la camera bassa del Parlamento (art. 154, c. 2 Cost.). Inoltre, solo il Sejm può approvare a maggioranza dei due terzi dei presenti una risoluzione sul proprio scioglimento anticipato (art. 98, c. 3).

Il Senato tuttavia è dotato di importanti competenze nell’iter legis, tra le quali quella di iniziativa legislativa (art. 118, c. 1). Inoltre, i progetti di legge approvati dal Sejm vengono inviati al Senato, che entro 30 giorni (o 14 giorni nel caso di un progetto di legge dichiarato “urgente”) può approvare il testo senza modifiche, emendare o non approvare il testo. Per l’approvazione del progetto bocciato dal Senato è richiesta la maggioranza assoluta dei voti alla presenza di almeno la metà dei membri del Sejm (art. 121, commi 1-3, Cost.).

Un accordo tra le opposizioni potrebbe di fatto costituire un freno all’attività legislativa del governo, che negli ultimi quattro anni ha fatto sovente ricorso a pratiche controverse (approvazione di una legge in uno o pochi giorni, discussione dei progetti di legge fino a tarda serata e conseguenti votazioni di “mezzanotte”), quando non palesemente in contrasto con la Costituzione (rifiuto di dare attuazione alle sentenze del Tribunale costituzionale, modifica dei meccanismi di selezione dei giudici del Consiglio nazionale della Magistratura a Costituzione invariata), senza trovare ostacoli nella realizzazione della propria agenda. Tale accordo potrebbe però solo rallentare l’approvazione di un provvedimento legislativo, poiché la bocciatura di un progetto di legge da parte del Senato potrebbe facilmente essere superata da un voto a maggioranza assoluta del Sejm.

La camera alta del parlamento è dotata inoltre di numerose competenze relative alla selezione dei membri di altri organi dello Stato: elegge e destituisce due membri del Consiglio nazionale della Magistratura (art. 187, c. 1.3), due membri del Consiglio dell’Istituto della Memoria nazionale, un membro del Consiglio nazionale della radiofonia e della televisione (art. 214) e tre membri del Consiglio della politica monetaria (art. 227, c. 5). Il Senato inoltre dà il proprio assenso all’elezione da parte del Sejm del presidente della Suprema Camera di controllo (art. 205), dell’Ombudsman (art. 209) e di altri membri degli organi di controllo. Un accordo tra i partiti di opposizione assicurerebbe un maggiore pluralismo nell’ambito di tali procedimenti, a differenza di quanto accaduto negli ultimi quattro anni.

La situazione rimane incerta ad oggi poiché, all’inverso, alcuni senatori – tra quelli appartenenti ai partiti di opposizione o eletti come candidati indipendenti – potrebbero decidere di entrare a fare parte della maggioranza di governo. Il Maresciallo del Senato, Stanisław Karczhewski, si è già dichiarato disponibile ad avviare colloqui con i membri della camera alta dell’opposizione per discutere di un loro eventuale ingresso nel PiS. In questo caso non vi sarebbero ostacoli per Diritto e Giustizia nella prosecuzione delle riforme avviate nel 2015.

I rapporti con l’Unione europea

Si ricorda, infine, che il confronto con le istituzioni europee non si è arrestato neanche nel contesto delle elezioni parlamentari del 2019. Nell’ambito della procedura di infrazione avviata il 3 aprile 2019, il 10 ottobre 2019, la Commissione europea ha deferito la Polonia alla Corte di Giustizia dell’Unione e richiesto che venga seguito un procedimento urgente. Si tratta dunque del terzo procedimento di infrazione avviato dalla Commissione europea in risposta all’approvazione del “Pacchetto giustizia” da parte del governo di Diritto e Giustizia.

FONTI:

* Ricercatore di tipo A presso il Dipartimento di Studi internazionali, giuridici e storico-politici dell’Università degli Studi di Milano.

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