6 APRILE 2014, L’ UNGHERIA VOTA: UNO SGUARDO AI SONDAGGI

di Cristiano Preiner

Manca una settimana alle elezioni politiche ungheresi del 6 aprile. In questa cronaca presentiamo i dati delle principali società di rilevazione statistica magiare relativi agli orientamenti di voto dell’elettorato.

I rilievi fanno riferimento principalmente al bimestre gennaio-febbraio (*). Gli ultimi sondaggi – di questa settimana – confermano invece il quadro riportato di seguito e segnalano un considerevole vantaggio per l’alleanza di centrodestra Fidesz-KDNP attualmente al governo. Per la società Nézőpont l’Unione (Összefogás), che coalizza con il partito socialista MSZP diversi partiti di centrosinistra, avrebbe uno svantaggio di un milione di voti nei confronti della coalizione conservatrice che, secondo l’istituto Tárki, vanterebbe il doppio dei consensi dei suoi più diretti concorrenti. Se così fosse davvero potremmo dare per certo quello che i direttori delle società Ipsos e Medián, Tibor Závec e Endre Hann, ipotizzavano già una ventina di giorni fa sbilanciandosi nell’analisi dei dati di febbraio ossia la riconferma di una maggioranza dei due terzi per la coalizione diretta dal primo ministro Viktor Orbán.

Per fare una breve sintesi degli studi fatti sui primi due mesi dell’anno, c’è un accordo pressoché unanime su alcune oggettive tendenze: rafforzamento del Fidesz di Orbán, stabilità dell’Unione di sinistra guidata dal candidato-premier socialista Attila Mesterházy, progresso dell’estrema destra dello Jobbik di Gábor Vona. Con questi numeri entrerebbero in parlamento solo tre forze politiche, forse quattro con l’LMP (Lehet más a politika – La politica può essere diversa) che lotta per raggiungere la soglia di sbarramento del 5%. Il Fidesz conquisterebbe praticamente la quasi totalità dei 106 collegi uninominali. Segnaliamo infine una classifica di popolarità dei singoli leader politici stilata dalla Medián.

IPSOS (http://www.ipsos.hu su dati pubblicati il 13 marzo) Crescerebbe il numero di chi sicuramente andrà alle urne e parimenti sarebbe sempre più consistente la quota degli aventi diritto al voto che avrebbe deciso di schierarsi. La percentuale di chi non ha ancora scelto il partito da votare scende dal 35% al 27%. A febbraio guadagnano due punti percentuali Fidesz (da 30% a 32%), Jobbik (da 9% a 11%), LMP (da 2% a 4%). L’Unione è ferma al 23 %. Vera vincitrice degli ultimi due mesi sarebbe proprio l’estrema destra dello Jobbik che da gennaio ha raddoppiato i consensi raggiungendo i 900.000 sostenitori. Il serbatoio principale cui attinge il partito nazionalista di Gábor Vona sono il ceto medio, i lavoratori dipendenti, la provincia ungherese ed una fascia d’età compresa tra i 30 e i 40 anni. L’elettore tipo dello Jobbik è fortemente critico nei confronti del governo. Difficile dunque ipotizzare un suo spostamento verso il Fidesz. La crescita degli ”arancioni” del primo ministro Orbán è costante se paragonata al dato di partenza di 28 punti percentuali misurato a inizio anno. Ora i potenziali elettori sono 2.600.000 prevalentemente under 30 e over 60. I dati del Fidesz sono superiori alla media se si considerano le piccole località di provincia. Si avvicinerebbe alla soglia di sbarramento il partito alternativo LMP ormai alla sua seconda apparizione elettorale dopo le politiche del 2010. I 300.000 che promettono il proprio voto a questa sorta di Movimento 5 stelle magiaro di ispirazione ambientalista vivono per di più nelle grandi città, sono come minimo diplomati e svolgono un lavoro intellettuale. La coalizione di sinistra è stabile e sembra non andare oltre la somma dei partiti che la compongono. Tuttavia l’attivismo e l’impegno degli elettori di sinistra registra un trend positivo lasciando quindi ai leader anti-Orbán buoni margini di manovra.

MEDIÁN (http://www.median.hu/ su dati pubblicati il 5 marzo) Secondo questo istituto di sondaggi, nell’ultimo mese si registrerebbe l’indebolimento del Fidesz e la crescita del Jobbik. Il partito di Orbán sarebbe saldamente in testa con il 49% degli elettori certi e il 36% dell’intera popolazione votante, molto di meno rispetto alla vigilia delle ultime politiche quando gli venivano accreditati rispettivamente 62% e 44%. Significativo sembra essere il 14% sull’intera popolazione del Jobbik. I socialisti dell’ MSZP sono gli unici a migliorare leggermente trascinando la coalizione di sinistra che è sostanzialmente ferma anche a causa del caso Simon scoppiato nel mese di febbraio. Gábor Simon, già vice-presidente dell’MSZP, è stato costretto a dimettersi dal partito e dalla carica di parlamentare in seguito alla scoperta di centinaia di milioni di euro non dichiarati  mantenuti su un conto estero segreto, quanto basta per ridurre il numero di eventuli indecisi che avrebbero votato a sinistra. Intanto quasi un interpellato su due vuole un cambio di governo. Tra chi non ha ancora una chiara preferenza di partito il 47% manderebbe a casa Orbán a fronte di un 14% di filogovernativi. Questo dato risente del fatto che i consensi dei primi si disperdono tra più forze politiche. Nella classifica di popolarità dei politici i primi cinque posti sono riservati al Fidesz. Il più popolare è il capo dello stato János Áder. Il primo ministro Orbán si colloca al secondo posto con un divario di sette punti. L’unico a guadagnare posizione tra tutti è il leader di estrema destra Gábor Vona che viene accreditato al settimo posto. Nona e decima posizione spettano rispettivamente al leader dell’Unione Attila Mesterházy ed all’ex-premier Gordon Bajnai.

NÉZŐPONT (http://nezopontintezet.hu/  su dati pubblicati il 27 febbraio). E’ indicativo il crollo segnalato da questa società tra gennaio e febbraio dell’Unione di sinistra, dal 24% al 18% sulla popolazione totale, con un margine di vantaggio su Jobbik ridotto a soli 4 punti percentuali.  Guida sempre il Fidesz col 37% mentre l’LMP con il 3% è ancora fuori dal parlamento. Quanto alle preferenze dell’elettorato attivo e deciso i dati sono: Fidesz (47%), Unione (17%), Jobbik (12%), LMP (3%). Dietro l’indebolimento della coalizione guidata dal giovane Mersterházy c’è il caso Simon per cui il 44% degli intervistati ritiene possa avere effetti negativi su tutto il centrosinistra.

SZÁZADVÉG (http://szazadveg.hu/ su dati pubblicati il 7 marzo) Tutto stazionario a febbraio rispetto al primo mese dell’anno. I dati sull’intera popolazione sono: Fidesz (32%), Unione (20%), Jobbik (12%) in ascesa, LMP (2%). Per gli elettori certi siamo invece rispettivamente a  51% – 27% (in calo) – 16% – 5% (con LPM che raggiunge la soglia di sbarramento).

TÁRKI (http://www.tarki.hu  su dati pubblicati il 4 marzo) Continuerebbe ad essere importante il vantaggio della coalizione di governo Fidesz-KDNP che guadagna nove punti attestandosi così al 38% di tutti i votanti. Stabile l’Unione dell’opposizione al 21%. Salgono anche Jobbik (+7%) ed LMP (+3%). Tra gli elettori che hanno già scelto il partito di riferimento i numeri indicano la vittoria del Fidesz-KDNP con 49%.  I partiti di centrosinistra, dopo il varo dell’alleanza elettorale, con il 27% totalizzano di meno rispetto alla somma dei propri consensi presi singolarmente che a gennaio era del 35%. L’LMP con il 6% (dato migliore tra tutte le rilevazioni citate) porterebbe sicuramente i suoi deputati nell’assemblea nazionale.

(*) Grafici esplicativi dei sondaggi sono allegati a questo articolo sul profilo facebook di DIPEO

Fonte: http://kozvelemenykutatok.hu/ (portale sulle rilevazioni degli orientamenti elettorali)

 

 

Questa voce è stata pubblicata in Osservatorio elettorale e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.