2018 Latvian Saeima elections

LE ELEZIONI IN LETTONIA DEL 6 OTTOBRE 2018

di Luca Fantusi

Il 6 ottobre 2018 si sono svolte le elezioni parlamentari in Lettonia che hanno portato al rinnovo del parlamento monocamerale, o Saeima, composto da 100 membri. La nuova legislatura, la tredicesima se si considerano le quattro che si sono succedute nel periodo tra le due guerre fra il 1918 e il 1934, sarà tuttavia del tutto rinnovata dal punto di vista degli eletti: ben tre dei primi quattro partiti sono al debutto all’interno del Parlamento, sintomo di come molte cose all’interno del paese siano cambiate negli ultimi quattro anni.
La Lettonia è una repubblica parlamentare, nella quale il Primo Ministro viene nominato dal Presidente della Repubblica dopo una serie di consultazioni. Una volta ricevuto l’incarico, il Primo Ministro ha il compito di formare un Governo che possa ottenere la fiducia da parte della Saeima. Il Parlamento ha inoltre il diritto di revocare la fiducia al Primo Ministro, costringendo alle dimissioni l’interno Governo, o a un singolo ministro, destituendo solamente quest’ultimo (come spiegato negli articoli 56 e 59 della Costituzione).
Il sistema partitico lettone è piuttosto frammentato e non è affatto raro che le coalizioni di governo siano costituite da più di tre partiti. Inevitabilmente, questa frammentazione ha causato una certa instabilità: dal 2002 in poi, infatti, solo due governi su undici sono riusciti a rimanere in carica per un periodo superiore ai due anni.

IL SISTEMA ELETTORALE

Per le elezioni parlamentari in Lettonia vige il criterio proporzionale, come esplicitamente richiesto dall’articolo 6 della Costituzione. Le 5 circoscrizioni in qui è diviso il paese (Kurzeme, Latgale, Riga + Voti dall’estero, Vidzeme e Zengale) assegnano dai 17 ai 32 seggi ciascuna, a seconda della popolazione. La soglia di sbarramento è del 5% e i seggi vengono distribuiti con il classico metodo Sainte-Laguë. Non è previsto alcun seggio attribuito a particolari minoranze e la sorveglianza sull’intero processo elettorale è affidata a un’apposita commissione elettorale.

Una particolarità del sistema elettorale lettone è che gli elettori possono esprimere un voto negativo sui candidati: difatti, se da un lato le liste sono chiuse, dall’altro i cittadini hanno la possibilità di esprimere una preferenza (ponendo il segno “+” accanto al nome del candidato) o una “preferenza negativa” (cancellando il nome del suddetto) sui singoli membri della lista. Il “punteggio” di ogni candidato è dato dal seguente calcolo:
Voti della Lista + Preferenze “Positive” – Preferenze “Negative”. I candidati che ottengono i “punteggi” più alti nella loro circoscrizione sono coloro che ottengono il seggio.
È importante sottolineare come il voto sia concesso a tutti i cittadini lettoni di età superiore ai 18 anni, requisito che va a escludere l’ampia minoranza russofona che vive nel paese baltico (come residuo dell’occupazione sovietica durata dal 1940 al 1990) e che, non avendo la cittadinanza, è privata del diritto di voto, sia attivo che passivo.
I russi di Lettonia possono ottenere la cittadinanza, ma devono seguire un procedimento piuttosto complicato che prevede, fra le altre cose, dei test di lingua e storia lettone. Questo iter, piuttosto complesso, ha funzionato più come deterrente che come strumento di integrazione. La Commissione Elettorale Centrale ha il dovere di controllare uno ad uno i candidati di ogni singola lista e può dichiarare ineleggibili dei candidati che abbiamo avuto condanne penali o che abbiano lavorato per l’URSS o per il Partito Comunista Lettone durante gli anni dell’occupazione sovietica. In queste ultime elezioni, ben 8 candidati sono stati esclusi per le suddette ragioni.

LA CAMPAGNA ELETTORALE

L’ultima legislatura è stata piuttosto turbolenta: diversi casi di corruzione hanno minato la stabilità del Governo tanto quanto la sua credibilità, portando al crollo dello storico partito di Governo “Unità” e alla nascita di Kam pieder valsts?, (“Chi Possiede lo Stato?” in lettone, spesso abbreviato in KPV). Se l’appartenenza della Lettonia all’Unione Europea non è messa in discussione da quasi nessuno dei principali partiti, se non in parte dal KPV, in materia di politica estera quello che preoccupa è la questione russa.

Il partito di maggioranza relativa, il Socialdemocratico “Armonia”, ha un accordo di collaborazione con Russia Unita: se da un lato ciò ha portato ai socialdemocratici le simpatie della minoranza russofona, dall’altro ha portato quasi tutte le altre maggiori forze politiche a dichiarare di voler applicare una sorta di “conventio ad excludendum” nei confronti del partito di centrosinistra.

Oltre ai temi citati in precedenza, due tematiche chiave delle elezioni sono state la sanità pubblica, uno dei cavalli di battaglia dei socialdemocratici, e l’immigrazione, che per nazionalisti e KPV andrebbe maggiormente regolamentata e limitata.

LE PRECEDENTI ELEZIONI

Nella Saeima uscente detenevano la maggioranza relativa i socialdemocratici di Armonia (24 seggi), che però dovettero riscontrare l’indisponibilità degli altri partiti a formare una maggioranza. A guidare la coalizione di governo sono stati i centristi di Unità, che avevano ottenuto 23 seggi indicando come Primo Ministro la signora Laimdota Straujuma. Oltre che da Unità, il Governo venne formato dall’Unione dei Verdi e degli Agricoltori (noto anche come ZZS) che aveva ottenuto 21 seggi e dai nazionalisti di Alleanza Nazionale (14 seggi). In parlamento entrarono due ulteriori forze politiche, Dal Cuore per la Lettonia e l’Associazione Lettone per le Regioni: ambedue i partiti sono, direttamente o meno, confluiti nel KPV, sparendo però dal parlamento lettone in seguito alle elezioni del 2018.

Il Governo Straujuma è caduto nel febbraio 2016 a causa delle dimissioni del Primo Ministro, provocate principalmente da divisioni all’interno del suo partito e dalla mala gestione della crisi della compagnia aerea di bandiera lettone, Air Baltic. Data l’incapacità dell’ormai morente Unità di trovare un candidato alla posizione di Primo Ministro, si è convenuto di nominare Māris Kučinskis, candidato dell’Unione dei Verdi e degli Agricoltori che tuttora detiene la carica in attesa che venga formato il nuovo Governo.

PARTITI E RISULTATI

Ancora una volta la maggioranza relativa è andata ai socialdemocratici e filorussi di Armonia, i quali hanno conquistato il 19,8% delle preferenze e 23 seggi, in leggerissimo calo rispetto al 2014. Al secondo posto, con il 14,3% dei voti e 16 seggi conquistati, si trovano i populisti anti-establishment del KPV, guidati dall’ex-attore e conduttore radiofonico Artuss Kaimiņš,
Con lo stesso numero di seggi ma con il 13,6% dei voti si trovano i Nuovi Conservatori, partito fortemente europeista e moderato che, come il KPV, ha fatto della lotta alla corruzione uno dei suoi principali obbiettivi.

I liberaldemocratici di AP!, i quali si sono distinti per il marcato europeismo e l’attenzione ai giovani, hanno ottenuto il 12% dei voti e 13 seggi.

Alle spalle di Armonia e dei “nuovi arrivati” troviamo i partiti che hanno governato durante l’ultima legislatura: i nazionalisti di Alleanza Nazionale sono riusciti a limitare i danni, conquistando l’11% delle preferenze e mantenendo 13 seggi, mentre molto peggio è andata all’Unione dei Verdi e degli Agricoltori, che ha ottenuto solamente 11 seggi (9,6% dei voti) e soprattutto a Unità che ha raggiunto solamente il 6,7%, conquistando dunque 8 seggi.  I partiti che hanno governato durante l’ultima legislatura hanno dunque perso complessivamente 29 seggi (da 61 a 32), mentre 49 seggi su 100 sono andati a partiti che mai, prima d’ora, avevano avuto posto nella Saeima. Nonostante il cambiamento possa sembrare radicale, è opportuno notare come ambedue i partiti poi confluiti nel KPV perseguissero già populiste e come i due nuovi partiti liberali ed europeisti, Nuovi Conservatori e AP!, abbiano sostanzialmente sostituito Unità: è quindi effettivamente vero che i partiti più filo-UE hanno guadagnato dei seggi, ma per lo più lo han fatto a danno di un altro partito fortemente europeista.

GLI SCENARI POST-ELETTORALI

La formazione di un Governo, con un parlamento tanto frammentato, sarà molto complessa. L’unico partito che non ha dichiarato esplicitamente la sua indisponibilità a trattare con Armonia è il KPV, ma la coalizione dei due partiti porterebbe ad ottenere soltanto 39 seggi. Per arrivare ad ottenere la fiducia, i due partiti dovrebbero allearsi o con i Nuovi Conservatori, o con Alleanza Nazionale o con AP!: tuttavia, tutti e tre i partiti ora citati si son dichiarati assolutamente indisponibili a trattare con i socialdemocratici. L’unica coalizione che sembra possibile è quella fra Nuovi Conservatori, AP!, Alleanza Nazionale, ZZS e Nuova Unione, che arriverebbe a ottenere ben 61 seggi. Se la maggioranza da un lato risulta piuttosto ampia, è opportuno sottolineare come il defilarsi di anche uno solo di questi partiti porterebbe alla caduta del Governo. Un’alleanza pentapartitica, che coinvolga conservatori, liberali, verdi, nazionalisti e centristi, potrebbe cementarsi intorno all’idea della cooperazione con l’Unione Europea, l’applicazione di politiche economiche di stampo liberale e il taglio alla spesa pubblica, ma rischierebbe di bloccarsi su temi come i diritti civili e l’immigrazione.


Fonti:

https://eng.lsm.lv/  (TV di Stato lettone)

https://www.cvk.lv/pub/public/28018.html (Commissione Elettorale Lettone) http://www.parties-and-elections.euhttps://web.archive.org/  http://www.saeima.lv/en/legislation/constitution

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